Bones and All è crudo, violento, frenetico, ma al contempo romantico, dolce e passionevole. Solo Luca Guadagnino poteva riuscire a rendere una storia sul cannibalismo così profonda e sensibile, e per questo il Leone d'argento alla regia vinto durante la Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato in anteprima, è stato più che meritato. Il film uscirà finalmente nelle sale il 23 novembre 2022, e non possiamo che invitarvi ad andare a vederlo. Facciamo però un passo indietro, e spieghiamo perché il lungometraggio funziona così bene.
Per farlo cominciamo proprio dalla trama, ovviamente senza fare spoiler, basata sul romanzo omonimo di Camille DeAngelis. Partiamo con una situazione all'apparenza comune e tranquilla: Maren è una teenager che si è trasferita da poco in città col padre e che quindi sta cercando di farsi delle amiche; con questo obiettivo in mente, decide di sgattaiolare fuori casa nella notte e partecipare a un pigiama party. Niente di strano, no? Beh, la normalità dura ben poco, dato che di lì a poco si comprende la vera natura della protagonista.
C'è qualcosa che non va in Maren, qualcosa che nemmeno lei comprende ma che è insito in lei sin dalla nascita. Un impulso, un fremito incontrollabile. Un istinto così spaventoso e inspiegabile che anche il padre ne è spaventato, e per questo decide di andarsene al suo diciottesimo compleanno, lasciandola sola ma con un obiettivo: ritrovare la madre che non ha mai conosciuto e di cui sa solo il nome e la città di nascita. Per la protagonista inizia quindi un road trip attraverso gli Stati Uniti alla ricerca dell'unica persona che, secondo lei, potrebbe capirla; un viaggio pieno di speranze, durante il quale non solo dovrà imparare a conoscere se stessa, ma incontrerà anime affini alla sua.
Tra queste vi è Lee, un ragazzo solitario, insicuro e, al contrario di Maren, senza un vero obiettivo di vita. Proprio per questo decide di aiutare la protagonista e unirsi al suo viaggio, offrendole non solo una spalla su cui piangere nei momenti difficili, ma anche un punto di vista differente dal suo. I due sono infatti uguali ma diversi, ed è proprio lo spazio tra di loro a generare la formula perfetta di Bones and All; due protagonisti testardi, impulsivi ma incredibilmente fragili e precari, che si amano in un modo tutto loro e vivono in una bolla che sembra trasportarli in un altro universo, lontano dalle persone comuni e dal caos delle metropoli statunitensi degli anni 80.
I Bonnie e Clyde dell'era moderna
Quando guardiamo Maren e Lee è impossibile non pensare a Bonnie e Clyde: due giovani accomunati da una passione (se così si può definire) grottesca, costantemente in viaggio e con una relazione singolare. Il road trip di Guadagnino, a differenza della coppia realmente esistita e poi trasposta cinematograficamente da Arthur Penn, è più sensibile, e soprattutto più disturbante. Bones and All è infatti ai limiti della crudezza, non si risparmia nulla e non ha paura di mostrare il lato più animalesco dei suoi personaggi, ponendoli sotto i riflettori nei loro momenti peggiori.
Siamo dunque spettatori di tutto ciò che avviene, ma non riusciamo a giudicare i protagonisti negativamente per quello che fanno; pur non potendo comprendere da dove provengano i loro impulsi, li percepiamo comunque come umani e meritevoli di empatia. È grazie a questa profondità emotiva che nonostante tutto siamo portati a tifare per Maren e Lee, desiderando veramente che possano essere felici e trovare un loro posto all'interno di un mondo che li ha lasciati soli e senza una vera meta.
In Bones and All si crea una dicotomia formata da una parte dall'amore, dalla fragilità e dalla sensibilità e dall'altra dal sangue, dalla frenesia e dall'orrido, rendendo la pellicola assolutamente unica e coinvolgente. Quella tra Maren e Lee è una relazione intossicante della quale nessuno dei due può fare a meno perché rappresenta una via di fuga dalla solitudine che li ha accompagnati per tutta la vita.
Sangue e amore
Nonostante i suoi toni cupi e gore, il film non è pensato infatti per essere un horror; non aspettatevi dei killer alla Hannibal Lecter, bensì degli esseri umani che hanno fin troppi sentimenti e che non si sono mai sentiti degni di essere amati per la loro natura sbagliata. Quando i due ragazzi si vedono infatti e capiscono di essere anime affini, formano un legame così indissolubile da protrarsi anche dopo la morte; una specie di Romeo e Giulietta, ma con molto più sangue.
Sia Timothée Chalamet che Taylor Russell svolgono un lavoro eccellente come Lee e Maren, non avendo paura di sporcarsi le mani (letteralmente) e apparire in condizioni mostruose. Per Thimotheé non si tratta della prima collaborazione con Guadagnino, che egli stesso considera il suo mentore, e per questo non potevamo che avere aspettative altissime; aspettative che sono state pienamente appagate, merito anche di una scrittura dei personaggi sublime. Lo stesso vale per la protagonista, più sconosciuta nel panorama cinematografico, ma che grazie a questo film ha avuto modo di dare prova del suo incredibile talento, grazie a un'interpretazione profonda e sfaccettata.
In conclusione
Possiamo considerare Bones and All come una fiaba sulla solitudine dell'esistere, che vede come protagonisti due ragazzi che si sentono costantemente fuori luogo, disadattati e soprattutto non meritevoli di essere amati. È una pellicola carnale in tutti i sensi, violenta e impulsiva, che non risparmia niente né ai personaggi né agli spettatori. Potrebbe non fare per voi infatti se siete deboli di stomaco vista la quantità di scene crude tuttavia nell'opera di Luca Guadagnino non ci troviamo di fronte ad assassini spietati che uccidono per il gusto di farlo bensì a delle persone sensibili che non possono fare a meno che seguire il loro istinto. Certo, un istinto omicida che li porta a essere costantemente in fuga dalla legge, ma che li rende comunque umani e degni di trovare un posto nel mondo.