Le letture migliori, quelle che ti lasciano a gradevole sensazione di esserti goduto una bella storie, sono quelle che arrivano quando meno te lo aspetti. Anzi, che arrivano da dove meno te lo aspetti, come un fumetto che a prima vista ti sembra indirizzato a un pubblico di adolescenti, ma che all’ultima pagina ti salutano con la consapevolezza che alla fine ti sei goduto un’avventura che non ha limiti di età, e che puoi celebrare esclamando un divertito ‘Holy Flamingo!’. Certo, questo soddisfatto commento funziona meglio se arriva alla fine di Bobby Sombrero, il nuovo fumetto Panini Comics, considerato che si tratta della tipica esclamazione del cagnolone protagonista dell’avventura spaziale firmata da Giovanni Barbieri e Cristian Canfailla.
Bobby Sombrero è un fumetto che si inserisce con personalità all’interno di una tradizione fumettistica che ha tra i suoi esponenti di maggior rilievo pezzi da novanta del calibro di Lucky Luke e Asterix, in cui le dinamiche comiche trovano una felice combinazione con l’avventura. Che si tratti del polveroso west o della Gallia sottomessa ai romani, poco importa, il valore di queste storie immortali è l’aver trovato una dimensione narrativa in cui la comicità sia spontanea e commisurata all’ambientazione. E soprattutto, che sia comprensibile, a livelli diversi, da lettori di differenti età.
Bobby Sombrero, l'inizio di un'avvicente space opera a fumetti
Bobby Sombrero è una frenetica avventura spaziale in cui due avventurieri, Bobby e il suo amico Al, rimangono invischiati loro malgrado. Inevitabile, quando ci si trova a dover seguire le imprese di un personaggio come Bobby, un’adorabile canaglia dalla mente non proprio fina e pronto a cacciarsi senza riflettere in ogni potenziale occasione di girovagare nello spazio.
A fargli da spalla (e da coscienza) è Al Pelo, piccolo canide dalle braccia robotiche che fa da meccanico e compagni di avventura di Bobby. Se il corpulento Sombrero è rumoroso e irruento, il minuto Al invece è riflessivo e più pacato, a tratti rassegnato a dover rimettere in careggiata il suo irruento amico.
Come accade quando il loro amico Cassius, altro personaggio di discutibile fama, li coinvolge in un piano decisamente bislacco: rapire Syna, la sua fidanzata. La giovane è la principessa di Grig, e il padre, ovviamente, non intende lasciare che la figliola si sposi con un poco di buono del calibro di Cassius. Da qui, l’intuizione del geniale (siamo sicuri?) piano: Bobby dovrebbe rapire Syna, consentendo a Cassius di arrivare per salvarla, diventando l’eroe del momento.
Ovviamente, come lecito attendersi, il piano non fila liscio come tutti vorrebbero e Bobby e Al si ritrovano a dover gestire una situazione più grande di loro. Ma come impareranno presto i lettori, nessuna situazione è troppo grande per Bobby, o almeno così pensa lui.
Creare un universo vitale
Da questi presupposti, Barbieri e Cainfailla sviluppano una storia che crea una sensazione di familiarità con i lettori. Bobby si unisce alla schiera di adorabili canaglie che tanto hanno dato alla fantascienza, contraddistinti da una mente non sempre affilata ma animati dal buon cuore e da un coraggio che spesso sfiora l’incoscienza. Pur essendo un personaggio comico, Bobby si muove nella galassia con la stessa flemma di un altro celebre avventuriero, Han Solo.
Proprio come il corelliano di Star Wars, Bobby si muove ai confini della legalità di una società galattica varia e ipercinetica, in cui le avventure non mancano di certo. Barbieri e Cainfailla, in questo senso, sono riusciti a trovare una felice sintesi tra humor e fantascienza, giocando sull’aspetto centrale di una storia: i personaggi. Bobby e il suo compagno di avventure Al sono una perfetta copia comica, hanno dei ruoli ben definiti, che si sostengono vicendevolmente come i grandi duo comici non solo fumettistici ma anche cinematografici.
E non è un obiettivo semplice da raggiungere, specialmente quando ci si mette a confronto con una narrativa comica in cui le gag sono inserite nella meccanica di una storia che omaggia la comicità cinematografica degli screwball movies, in cui il ritmo serrato dell’avventura si avvolge su una colonna comica in cui le battute vanno preparate e inserite in modo da non far mai rallentare il ritmo. Appellandosi a elementi tipici della narrativa fantascientifica, i due autori si lanciano in una frenetica avventura che rappresenta un promettente primo capitolo per una serie di più ampio respiro. Non bisogna lasciarsi ingannare dal tono divertente e paradossale di alcuni momenti di Bobby Sombrero, quello che abbiamo tra le mani è un volume di pura avventura, una perfetta space opera fumettistica in cui veniamo catapultati, vagando per una galassia viva e ricca di potenziali storie ancora da scoprire.
A rendere appassionante Bobby Sombrero è anche la perfetta verve realizzativa di Canfailla. I personaggi antromorfi che popolano questo universo sono perfetti, hanno una fisicità a tratti esasperata ma ottima per strappare un sorriso esaltando il tessuto emotivo della storia. Dove Canfailla si supera è nella caratterizzazione del mondo in cui si muovono i personaggi, dando vita a metropoli futuristiche sovraffollate o un diner spaziale in cui si incontrano i loschi ceffi di questa vivace, imperdibile galassia.
I disegni di Cainfailla sono impreziositi dai colori di Alan d’Amico, che rende questo universo una sinfonia di colori e luci degno della migliore fantascienza
Bobby Sombrero è un personaggio che già in questo suo primo capitolo mostra delle grandi potenzialità imponendosi con una personalità vulcanica e travolgente. Le premesse per una space opera a fumetti ci sono tutte, e sicuramente sentiremo ancora echeggiare nelle profondità dello spazio un eroico, vivace “Holy, Flamingo!”