La continuity del Marvel Cinematic Universe è uno dei tratti del franchise degli eroi marveliani più venerato dai fan della saga, che lo hanno sempre considerato come uno dei valori essenziali delle avventure cinematografiche di Iron Man e soci. Come potrebbe testimoniare qualunque autore di fumetti, la continuity è sia un punto di forza che una condanna (principalmente, la seconda), eppure sin da quando Tony Stark sfuggì alla prigionia dei Dieci Anelli in Iron Man (2008), i Marvel Studios hanno cercato di costruire un universo narrativo coeso e appassionante, fondandolo proprio su una continuity quanto più possibile curata. Eppure, nonostante si stiano criticando alcune scene di She-Hulk: Attorney at Law perchè minerebbero la continuity la saga, già in passato sono emersi momenti che hanno infranto l’adamantina solidità della timeline del Marvel Cinematic Universe, e il nemico principale è facilmente identificabile: il Blip ha distrutto la continuity del Marvel Cinematic Universe.
Senza scomodare la Time Variance Authority, gente che di timeline infrante se ne intende, trovare incongruenze in una continuity ampia come quella del Marvel Cinematic Universe non è poi così strano. Quando un franchise assume tali proporzioni imponendosi al contempo come un punto di riferimento del mondo dell’entertainment, il tessuto narrativo si complica ulteriormente, specie se entrano in scene diversi ambiti in cui si sviluppa, come accaduto al MCU che con la sua Fase Quattro ha valorizzato il comparto seriale. Il numero titanico di personaggi, avventure e produzioni interconnesse, per quanto avvincente, rimane una vera condanna, soprattutto perché difficilmente il pubblico cinematografico potrebbe accogliere risoluzioni come le retcon fumettistiche.
La continuity del Marvel Cinematic Universe è stata distrutta dal Blip, sarà mai ripristinata?
- Timeline war: preservare la sacra continuity del Marvel Cinematic Universe
- La brutta settimana di Fury e il Blip
- Rispristinare la continuity (senza la TVA)
Timeline war: preservare la sacra continuity del Marvel Cinematic Universe
Se sul piano narrativo l’evoluzione della continuity del Marvel Cinematic Universe è bene chiara agli spettatori, sarebbe curioso capire come questa venga pianificata internamente ai Marvel Studios. Considerando come più progetti siano sviluppati contemporaneamente, preservare la continuity deve scontrarsi anche con esigenze produttive e narrative delle singole produzioni, che pur essendo parte di un più ampio contesto, devo rispettare un principio inderogabile: essere autonomi e godibili. Per fare un esempio, il primo episodio di She-Hulk: Attorney at Law era stato pensato come capitolo intermedio della serie, ma per esigenze di solidità del personaggio è stato anticipato, causando l’ultimo caso di incongruenza nella continuity del franchise.
Verrebbe da chiedersi se nessuno controlli sulla preservazione della timeline del Marvel Cinematic Universe. Rimanendo in casa Disney, possiamo guardare a come è stata riorganizzata al continuity di Star Wars all’uscita de Il Risveglio della Forza, quando con un’operazione dolorosa ma necessaria si son cancellati trent’anni di produzioni cross-mediali per dare vita a una più organica continuity, nota come Canon. I Marvel Studios hanno compiuto un tentativo simile, creando una sorta di bibbia dove è stata, a grandi linee, tracciata la timeline della saga, come confermato dal regista di Spider-Man: No Way Home, Jon Watts, che già all’uscita del primo capitolo delle avventure del Parker targato MCU aveva svelato a Entertainment Weekly come era nata la cronologia del Marvel Cinematic Universe:
“Non ci crederete, ma esiste veramente un piano, su un rotolo che mi hanno mostrato. Uno dei produttori, Eric Carroll, ha avuto come primo incarico in Marvel quello di scrivere una timeline dove verificare in che punto gli eventi non coincidevano, cose del tipo ‘Qui è dove nasce Cap’. Si tratta di un rotolo davvero lungo, strabiliante perché inizia davvero agli albori del tempo, con qualcosa che inizia con Thor, ma non ricordo bene. Un documento assolutamente affascinante”
Eppure, nonostante questo rotolo del tempo, proprio Spider-Man: Homecoming è protagonista di uno dei più grossi casi di mancato rispetto della timeline, ma se è vero quanto affermato a The Direct dalla sceneggiatrice di She-Hulk, Jessica Gao, questo rotolo non è affidato a un team di severi controllori, bensì a una sola persona:
“Esiste realmente un incaricato di Marvel che ha il compito di verificare la timeline complessiva. Ci siamo affidati molto a lui, specialmente per la questione del tempo, arrivando alla conclusione che la serie è ambientata qualche anno dopo Avengers: Endgame”
E quindi, nuovamente un indizio che ci porta a pensare che il Blip ha distrutto la continuity del Marvel Cinematic Universe.
La brutta settimana di Fury e il Blip
Quando si parla di Blip, si fa riferimento ai cinque anni intercorsi tra lo schiocco di dita di Thanos in Avengers: Infinity War e il sacrificio di Iron Man in Avengers: Endgame, con cui è stata riportata in vita la metà della vita della galassia cancellata dal folle piano del Titano Folle. Questo evento viene considerato come il momento di rottura della continuity del MCU, ma i semi di questa fragilità sono presenti già in precedenza, se consideriamo alcune date assodate all’interno del franchise stesso:
2008 – Tony Stark sfugge ai Dieci Anelli e diventa Iron Man (Iron Man, 2008)
2009 – Lo Stark Expo (Iron Man 2, 2010)
2012 – La Battaglia di New York: nascono i Vendicatori (Avengers, 2012)
Questa confusione diventa evidente mentre si arriva al primo capitolo di interazione tra i vari protagonisti, Avengers, quando Eric Pearson e Christopher Yost devono intrecciare tutte le trame individuali rendendole coese per creare la formazione degli Eroi più Potenti della Terra. Come parte del Writers Program dei Marvel Studios, Pearson e Yost erano a conoscenza di ogni progetto legato al franchise e potendo muoversi su una narrazione cross-mediale, decisero di portare ordine con uno strumento ideale per la Casa delle Idee: il fumetto.
Approvata da Kevin Feige in persona e ribatezzato come un punto fermo della continuity del franchise, l’idea di Pearson e Yost divenne il comics Fury’s Big Week, in cui seguendo le vicende di Coulson, Fury e Natasha Romanoff venne raccontato come lo S.H.I.E.L.D. affrontava queste minacce. Tramite questo fumetto viene presentato un primo mattone della continuity della saga, ma il problema non viene risolto con Avengers, come si accorgono i fratelli Russo quando devono realizzare Captain America: Civil War. Dovendo gestire il passato dei tre figure chiave (Iron Man, Cap e Bucky) e comprendendo come l’interazione tra i diversi eroi della saga fosse essenziale, per evitare danni i Russo introdussero una regola che speravano potesse risolvere il problema: gli eventi raccontati sono ambientai nell’anno in cui esce il prodotto, salvo espressa indicazione di Marvel Studios (vedi Captain Marvel). Ma se da un lato può risultare complicato gestire una simile imposizione in un periodo in cui le uscite sono numerose, dall’altro diventa letteralmente impossibile quando ti ritrovi a dover gestire cinque anni di vuoto, risolti brutalmente in cinque minuti di film.
Ironicamente, furono proprio i Russo a distruggere la continuity del Marvel Cinematic Universe con il Blip. Questi cinque anni assenti hanno complicato i calcoli, come abbiamo visto in Spider-Man: Homecoming, che mostra prima Tooms che recupera detriti della Battaglia di New York (2012), salvo poi assistere alla battaglia tra eroi di Captain America: Civil War (2016), ma che viene presentata agli spettatori come ‘otto anni dopo’ ovvero nel 2020. E qui, la timeline del Marvel Cinematic Universe comincia a scricchiolare, sino al Blip.
Un evento così epocale ha lasciato la Fase Quattro del franchise con la gestione di un mondo profondamente diverso. Serie come WandaVision, Hawkeye e The Falcon and the Winter Soldier si sono fatti interpreti di questo evento, come anche Eternals, ma abbiamo anche momenti come quello in cui Banner confida alla cugina neo-Hulk che lui lotta da quindici anni con il suo ‘doppio’, mentre secondo gli eventi dovrebbero esser almeno venti. Nuovamente, mancano quei cinque anni del Blip, sommariamente gestiti e che sembrano esser dimenticati dagli sceneggiatori.
Rispristinare la continuity (senza la TVA)
Dobbiamo riconoscere alla timeline del Marvel Cinematic Universe la difficoltà di gestire non solamente un ampio parterre di eroi e vicende personali, ma anche l’introduzione di elementi narrativi complessi come viaggi nel tempo e universi paralleli, che non mancano di complicare ulteriormente il tutto. L’apparente mancanza di rispetto della timeline da parte dei Marvel Studios, specie in riferimento a Spider-Man: Homecoming, è dovuta alla scelta di non ammettere un errore legato a uno strepitoso successo al botteghino, preferendo cercare di recuperare con capitoli successivi.
Non arriveremo alla presenza di retcon, ovviamente, ma quello che dovrebbe preoccupare è l’incredibile quantità di futuri prodotti nella Fase Cinque e Fase Sei, soprattutto quando entrano in scena personaggi come Kang o eventi multidimensionali che nei comics della Casa delle Idee hanno causato dei veri e propri starting point, come Secret Wars. La presenza di elementi come cronoviaggiatori e l’arrivo oramai sicuro di figure che hanno da sempre un rapporto complesso col tempo e la sua gestione, come i Fantastici Quattro, potrebbe rivelarsi sia un modo perfetto per portare ordine all’interno della continuity del Marvel Cinematic Universe, che, d’altro canto, portare a una decisa fine del dogmatico rispetto della timeline, limitandosi a ufficializzare quella utilizzata da Disney+ come ordine di visione per i prodotti del Marvel Cinematic Universe.