E Poi non resta niente, recensione del ritorno di Blacksad
E poi non resta niente è il primo capitolo della nuova indagine del detective felino Blacksad creato dal duo Canalés – Guarnido.
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a cura di Manuel Enrico
In sintesi
E poi non resta niente è il primo capitolo della nuova indagine del detective felino Blacksad
Il ritorno alle atmosfere noir di Blacksad è sempre un piacere. L’investigatore felino creato dal duo Canalés – Guarnido mancava da troppo tempo nelle nostra librerie, se consideriamo che i fan della serie era in trepidante attesa dal 2013, anno di uscita del precedente capitolo. Rizzoli ha voluto dare nuovamente fiducia alle indagini di questo insolito detective, e dopo aver raccolto le precedenti storie nel bel volume Blacksad – Integrale, sul finire del 2021 ha dato alle stampe il sesto capitolo della saga, E poi non resta niente.
Il titolo del nuovo capitolo della saga di Balcksad mantiene inalterato il carattere noir della serie, una delicatezza lessicale che ben si sposa con la ricca narrazione di questa serie. Come possono testimoniare i fedeli lettori delle avventure del gatto detective, infatti, le storie di Canalès e Guarnido sono eredi della tradizione degli investigatori della letteratura hard boiled, popolata di fumosi locali in cui la mala si incontra e di vicoli in penombra in cui ha luogo il cuore della vicenda. Una caratterizzazione ambientale che ben si presta alla presenza di femmes fatale, fauna urbana animata da criminali e disperati, in cui il nostro protagonista si muove a suo agio.
Blacksad - E poi non resta niente: omicidi, femmes fatales e il fascino della Grande Mela
La particolarità di Blacksad è l’aver trovato un’identità narrativa in cui questa tradizione poliziesca di stampo classico viene declinata in una visione antropomorfa, che può far pensare a una sorta di Zootropolis noir. Blacksad è figlio di questo ambiente urbano gretto e ipocrita, nato e cresciuto nei vicoli e con un passato di pugile, che dopo la guerra decide di sbarcare il lunario offrendo i propri servizi come detective. Una scelta di vita che lo porta a conoscere al meglio la dinamica di questa atipica New York degli anni ’50, popolata di strani personaggi, pericolosi villain ma anche da figure tragiche e da amici sinceri, come il reporter donnola Weekly.
Ed è proprio con il fido Weekly che Blacksad assiste a Central Park al festival shakesperiano, evento teatrale non autorizzato che propone al pubblico newyorkese le migliori opere del Bardo. Occasione apparentemente interrotta dalla polizia, intervenuta per bloccare questa rappresentazione illegale, ma che viene difesa proprio da Blacksad, che sfruttando una particolare amicizia con il commissario concorda la conclusione della piece.
Momento centrale per Blacksad e Weekly. Il detective conosce Iris, la direttrice del festival, che non esiterà a metterlo in contatto con un suo amico, il sindacalista Kenneth Clark, mentre il reporter rimarrà invaghito di una giovane freelance, Rachel Zucco, che diventerà il suo personale banco prova per comprendere dove la sua moralità e la sua professione lo stiano realmente conducendo. Una doppia narrazione che ruota attorno alla figura dell’inquietante Solomon, rapace (in ogni senso!) magnate cittadino colluso con i poteri forti, prossimo al ritiro dalla scena pubblica dopo la costruzione della sua ultima grande opera: un magnifico ponte.
Ma cosa si nasconde dietro questa facciata di apparente magnificenza? L’indagine di Blacksad lo condurrà a scavare nel torbido delle vicende cittadine, incontrando gli ultimi, le ‘talpe’ della metro, operai che incessantemente mantengono viva la ferrovia sotterranea, e facendo emergere una verità che ha l’agrodolce sapore della sin troppo realistica corruzione.
Con Blacksad - E poi non resta niente, nonostante la presenza di un parterre di protagonisti animali, abbiamo un gradevole ritratto della New York del periodo. Merito non solo delle incredibili tavole di Guarnido, capace di cogliere impressionanti scorci urbani impreziositi da una mirabile colorazione, ma anche della cura con cui sono ritratti elementi culturali tipici del periodo, come la cultura beatnik resa celebre da autori del calibro di Kerouac con il suo On the Road. La particolarità della serie di Blacksad è proprio questa incredibile sinergia tra le sue diverse componenti, che consente di avere un iperealismo narrativo, con cui raccontare scorci sociali di un’America d’annata, unito a una resa grafica ricca e vivida, che riesce a declinare l’antropomorfismo in una chiave interpretativa che conferisce, per assurdo, ulteriore realismo.
Se Canalés riesce a utilizzare l’elemento animale all’interno dei dialoghi con felici giochi di parole mai banali ma sempre calzanti, a Guarnido va riconosciuta la sensibilità artistica di sapere cogliere le migliori espressioni e movenze dei personaggi unendo caratteristiche tradizionalmente associata all’animale con la personalità del personaggio. Il tutto inserito in una cornice impreziosita, sul piano narrativo, dalla preservazione della società reale, da cui gli autori mutuano temi complessi come razzismo, capitalismo sfrenato o piaghe urbane, dalla droga al crimine. In E poi non resta niente non manca un riferimento schietto all’ingerenza della criminalità nel mondo dei sindacati, elemento ben noto alla società americana che non dimentica casi eclatanti come quelli di Jimmy Hoffa, citato anche in The Irishman di Scorsese.
Un imperdibile fumetto noir
Canalés si muove mirabilmente nel racconto intimo, sfruttando le didascalie come un flusso di coscienza del personaggio. Il connubio tra narrazione grafica e racconto introspettivo è perfetto, ricorda quella particolarità della voce fuori campo dei film noir d’annata, una delicatezza che in Blacksad contribuisce a rinsaldare questa identità classica. Il detective, con il suo modo di fare scanzonato ma pronto a chiudere i pugni, è un degno erede di Sam Spade, di Rick Blaine o dei figli letterari di Hammet, Chandler e Spillane.
Non un eroe, ma figlio del suo ambiente, con cui viene relazionato al meglio, tanto che anche preso come prima esperienza con il personaggio, Blacksad - E poi non resta niente è un’avvincente lettura autonoma. Tutti gli elementi tipici del genere sono ben utilizzati per dare vita a un’indagine avvincente, i personaggi sono definiti con cura all’interno degli eventi, con spontaneità e senza ostentare una familiarità con il lettore che possa escludere nuovi lettori. Che sicuramente saranno poi interessati a recuperare le precedenti indagini di Blacksad.
Fedele allo spirit noir, E poi non resta niente non si limita a valorizzare le ombre dell’animo umano, ma rende omaggio anche a romanticismo e nostalgia. La figura di Irene è una meravigliosa rappresentazione di amore eterno, mai domo, che si attacca a ciò che resta per preservarne lo spirito. Un ideale che si contrappone perfettamente alla più energica Rachel Zucco figlia del suo tempo e interprete di uno spirito rivoluzionario che a breve avrebbe animato la controcultura americana del periodo. Con perizia, Canalés relaziona Blacksad a Irene, per esaltare l’aspetto malinconico e graffiante del noir, mentre la giovane beatnik è lo specchio di un Weekly che pare aver perso la dimensione del proprio esser, del senso di esser reporter. In E poi non resta niente, è proprio la donnola giornalista a venire particolarmente curato, posto al centro del dibattito etico rendendo questa sua presa di coscienza un elemento essenziale della trama, trasformando nel motore che guida la trama sino a un colpo di scena esplosivo.
E poi non resta niente, infatti, non è una storia autoconclusiva, ma ci lascia con un cliffhanger strepitoso, che promette di essere un punto di partenza emozionante per il prossimo capitolo. Un seguito che ci si augura di leggere presto, complice anche l’ottima fattura del volume di Rizzoli che offre una lettura appagante anche sul piano estetico. La dimensione generosa dell’edizione infatti consente di apprezzare al meglio le suggestive tavole di Guarnido, iperdettagliate e perfette interpreti di una storia noir che, inserita all’interno della continuity della saga di Blacksad, rende pieno omaggio al genere.
Voto Recensione di Blacksad - E poi non resta niente
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
Detective story noir di alto profilo; ricostruzione storica e culturale curata; graficamente impeccabile
Contro
-
Non pervenuti
Commento
Non un eroe, ma figlio del suo ambiente, con cui viene relazionato al meglio, tanto che anche preso come prima esperienza con il personaggio, Blacksad - E poi non resta niente è un’avvincente lettura autonoma. Tutti gli elementi tipici del genere sono ben utilizzati per dare vita a un’indagine avvincente, i personaggi sono definiti con cura all’interno degli eventi, con spontaneità e senza ostentare una familiarità con il lettore che possa escludere nuovi lettori. Che sicuramente saranno poi interessati a recuperare le precedenti indagini di Blacksad.