Black Adam, recensione: non è tutto sempre bianco o nero

Black Adam è un film irriverente che racconta le origini di un protagonista fuori dal comune, giocando con alcuni stereotipi del caso.

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a cura di Nicholas Massa

In uscita nelle sale italiane dal 20 ottobre, Black Adam, traendo la sua ispirazione dal fumetto omonimo, cerca di portare avanti una sorta di lascito precedente e interno al DCEU (DC Extended Universe), introducendo un protagonista dalle sfumature sfuggevoli, in un conteso in cui si muovono una serie di tematiche pronte a toccare, o almeno a provarci, alcuni nervi scoperti della nostra stessa realtà. Non la classica storia delle origini, quindi, piuttosto un agglomerato di elementi in cui la spettacolarizzazione delle capacità del suo protagonista la fa da padrona, con uno sguardo che si apre a tantissime possibilità e ragionamenti, senza però andare mai troppo oltre le possibilità del proprio contesto di partenza. Black Adam introduce parecchie cose nel corso della sua durata, seguendo un ragionamento che resta abbastanza coerente con se stesso dall’inizio alla fine, pur con tutte le leggerezze del caso. Ѐ proprio la violenza di questo personaggio ad essere difficilmente etichettatile, anche se ne definisce il valore morale, delineando un percorso che prova a distaccarsi dagli stilemi comuni e più classici dell’eroe e del supereroe, trasformando l’intera esperienza in un “qualcos’altro” che intriga.

Sicuramente Black Adam avrà l’arduo compito di tentare di risollevare le sorti del DCEU, soprattutto a seguito degli avvenimenti che ne hanno precedentemente plasmato le sorti, con i vari problemi coi registi, la scarsa accoglienza da parte del pubblico di alcune pellicole (che hanno provato ad introdurre i capisaldi della DC parlando, ad esempio, delle origini di Superman), e un insieme di personaggi che potrebbe tranquillamente essere ulteriormente sfruttato. Il successo di The Batman, comunque, ha aperto la strada alle nuove possibilità attualmente offerte dalla nuova dirigenza della Warner Bros., con un percorso che sembra incerto ma comunque volenteroso di proseguire per la sua strada.

La storia di Black Adam

La trama di Black Adam si apre nel 2600 a.C, quando la nazione di Kahndaq è governata da un folle re senza scrupoli, il quale ha schiavizzato la sua intera popolazione, costringendola a dedicare la loro stessa esistenza alla ricerca di un leggendario minerale: l’Ethernium. L’obiettivo del re è quello di sfruttarlo per forgiare la leggendaria corona di Sabbac, un oggetto che si dice fosse in grado di dare il potere assoluto al suo portatore, consentendogli di scatenare le potenzie demoniache sul pianeta terra. In questo contesto fatto di gallerie e di scavi forzati dalla violenza inaudita delle guardie, un bambino decide di ribellarsi, di andare contro un despota che tende solamente a sfruttare il suo popolo senza dare mai nulla in cambio, se non la morte. La libertà è l’unica cosa cui ambisce, per se stesso e per tutti gli altri, così, dopo un gesto avventato che va contro tutte le regole, tenta di ispirare tutti gli altri, ricevendo la loro attenzione, per poi venire arrestato.

Come esempio, si decide quindi di giustiziarlo davanti a tutti così da trasformarlo in un monito per coloro che avessero l'aridire di seguire la sua idea, ma poco prima dell’esecuzione viene scelto come Campione di Kahndaq da alcuni leggendari stregoni che lo trasformano in Teth-Adam (Dwayne Johnson). Spinto da una rabbia fuori dal comune il nuovo campione si spingerà verso il palazzo del tiranno così da fermarlo una volta per tutte, e a seguito di uno scontro perderanno entrambi la vita, trasformando Adam in un vero e proprio simbolo immortale in cui continuare a credere anche nei secoli precedenti.

Nel presente, esattamente 5000 anni dopo, la situazione di Kahdaq non è troppo diversa dal suo passato. Adesso è occupata da un esercito mercenario, l’Intergang, che con la forza ha preso il potere su questa nazione, con l’unico obiettivo di prosciugarne tutte le risorse, e di tenere sotto scacco una popolazione che come in passato non ha la forza né il coraggio di reagire e di lottare per la propria identità e libertà. Fra i piani di questo esercito c’è anche quello di recuperare la leggendaria corona di Sabbac, seguendo gli antichi scritti e documenti, e dando per certe tutte le storie in merito. In contrapposizione a tutto ciò la scrittura di Black Adam ci offre una sorta di resistenza, guidata dal coraggio e dalla forza di Adrianna (interpretata da Sarah Shahi), discendente del gruppo che si ribellò al re secoli prima, e studiosa, nonché esperta, delle leggende suddette.

Nel momento in cui quest’ultima verrà seguita nella sua ricerca della corona, trovandosi con le spalle al muro e le armi puntate addosso, si appellerà all’unica soluzione possibile, quella di tentare di rievocare il campione della nazione, utilizzando le giuste parole in una delle stanze segrete in cui si trova la sua antica tomba. Quello che ne uscirà fuori sarà ben differente da qualsiasi aspettativa della donna, aprendo la strada a una storia fatta di ombre e luci in una danza continua e dalle mille sfumature morali.

Teth-Adam non è il campione che tutti si aspettavano, piuttosto una vera e propria divinità dalle remore inesistenti nei confronti della vita altrui. I suoi poteri sembrano illimitati, e la sua pietà verso il prossimo del tutto inesistente. La sua presenza, anche se totalmente sregolata e senza vincoli di sorta, restituisce al popolo di Kahdaq una nuova speranza, riconoscendo in lui il salvatore che attendevano da anni. Dall’altra parte del mondo, però, Amanda Waller, la fredda leader della Task Force X, prevedendo un disastro di proporzioni infinite, decide di mandare la Justice Society of America, per fermare Adam, tentando in qualche modo di arrestarlo. Così il leggendario campione senza scrupoli e dai poteri sconfinati si ritroverà addosso personaggi del calibro di Hawkman (Aldis Hodge), Dottor Fate (Pierce Brosnan), Atom Smasher (Noah Centineo) e Cyclone (Quintessa Swyndell), dando inizio a uno scontro dietro cui la violenza generale porterà a galla alcune realtà seppellite da anni.

Il sottotesto di Black Adam 

Uno dei tratti più interessanti di Black Adam risiede proprio nel suo palese sottotesto. Il film, infatti, non si fa alcuno scrupolo nel criticare alcuni aspetti della storia recente, americana e non, mettendo in piedi un’intera narrazione che basa il suo potenziale sulla lettura e percezione superficiale del concetto di “bene” e "male. La trama gioca continuamente con questi elementi, delineando un viaggio dalle potenzialità concettuali piuttosto interessanti, nel suo insieme. Non è troppo difficile leggere nell’occupazione di Kahdaq le dinamiche e le ingiustizie che disegnarono anche la reale guerra in Iraq spinta dall’America nel 2003, o quella in Vietnam precedente, o la colonizzazione dell’India da parte dell’Inghilterra durata per circa un secolo, ritrovando le stesse identiche dinamiche di violenza, finalizzata dalla ricerca spasmodica delle materie prime locali, a discapito della vita dei loro abitanti.

Questo genere di violenza senza scrupoli si nutre dei punti di vista. Questo significa che le ingiustizie fatte in Iraq, Iran, India e in tutti gli altri posti su cui l’occidente, nel corso della storia, ha calato la propria scure, sono molto spesso passate in sordina, o comunque ignorate, poiché giustificate in qualche modo dai media e dai mezzi di comunicazione dell’epoca. Tutto cambia, ovviamente, se si ascoltano le storie delle popolazioni locali che al tempo si sono trovate invase da eserciti stranieri e senza scrupoli. Black Adam si muove proprio in questa dimensione, delineando una narrazione che gioca sui punti di vista, mettendo in scena una situazione che prova a riallacciarsi agli eventi storici suddetti. La nazione del Kahdaq è occupata da un esercito che ha letteralmente sottomesso la sua popolazione senza alcun interesse verso la loro identità culturale, ma a nessuno viene in mente di intervenire per aiutarli, in qualche modo. Quando, però, si manifesta un’entità divina e distruttiva, ecco che dall’altra parte del mondo la Justice Society of America interviene senza tenere minimamente in considerazione la situazione locale.

Tracciare una linea che scinda semplicemente il bene dal male diventa il malus principale di una narrazione che sfuma continuamente ogni assolutismo di sorta, restituendo un insieme di storie e di contesti che minano questo genere di atteggiamenti di superiorità, in questo caso occidentali. In tutto ciò si muovo i protagonisti del film, in un percorso che non soltanto mette in scena la storia di un campione ripugnante ogni stereotipo di sorta, ma che mette in discussione gli stilemi generali di una trama pronta a riflettere su se stessa.

Violenza spettacolare

Black Adam è, comunque sia, un film che si alimenta delle proprie possibilità estetiche. La spettacolarizzazione del suo protagonista porta avanti l’intera narrazione, segnando un ritmo scandito dalle sue enormi capacità e da un certo tipo di umorismo nero che non stona per nulla. Le sue enormi capacità vengono continuamente catturate da una regia estremamente attenta e plasmata da una composizione formale che in alcuni frangenti ricorda il modus operandi di Zack Snyder, anche se per pochissimo tempo. Qualche caduta di stile, soprattutto con la CGI, nel complesso c’è, anche se non inficia troppo sull’immersione dello spettatore.

Jaume Collet-Serra costruisce un film che non si esprime troppo da un punto di vista autoriale, divertendosi dall’inizio alla fine nel dirigere un’esperienza estremamente pop nel suo insieme, che gioca continuamente fra esplosioni, fulmini, sparatorie folli e super poteri. Le scene d’azione funzionano nel loro insieme, restituendo le sensazioni che un protagonista del genere può arrivare a toccare con le sue capacità pressappoco illimitate, incorniciate da un'attenzione generale anche per quanto riguarda gli effetti speciali.

Introdurre e sperare

Anche in questa pellicola assistiamo all’inserimento di nuovi personaggi nel panorama cinematografico DC. La Justice Society of America ne é un esempio, imparando a conoscerli in un momento specifico della loro carriera, venendo presentati con una scrittura funzionale alla loro introduzione, anche se si spera in futuri approfondimenti. Le performance e la scrittura di questo gruppo, restano comunque convincenti, incorniciate dalle interpretazioni degli attori, in particolare Pierce Brosnan, pronte a definire senza troppe spiegazioni, il loro animo e carattere.

Black Adam, quindi, tenta di sfruttare al massimo le proprie capacità monetarie, tirando fuori una storia difficilmente etichettatile dal punto di vista morale, pronta a sovvertire gli stereotipi del caso in un un mercato attualmente saturo di supereroi dall’animo buono e gentile. Un vero e proprio “giocattolone” dall’animo irriverente e dallo humor particolare, da cui potrebbe cominciare a muoversi qualcosa di inaspettato.

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