Bedelia: la recensione dell'opera di Leo Ortolani

Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo avuto una Bedelia (o un Bedelio), ovvero quella persona che ci fa innamorare perdutamente, anche se ci tratta davvero davvero male e che poi, una volta che ci lascia, ci fa sentire letteralmente un mostro, un po' come è successo al povero Aldo di Venerdi' 12, altra opera sempre di Leo Ortolani.

Avatar di Lorenzo Ferrero

a cura di Lorenzo Ferrero

Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo avuto una Bedelia (o un Bedelio), ovvero quella persona che ci fa innamorare perdutamente, anche se ci tratta davvero davvero male e che poi, una volta che ci lascia, ci fa sentire letteralmente un mostro, un po' come è successo al povero Aldo di Venerdi' 12, altra opera sempre di Leo Ortolani. Ma oggi non siamo qua a parlare dei cuori infranti e degli amori perduti, perche' cambieremo punto di vista e vedremo proprio la storia di quella persona che tanto ci ha fatto soffrire, perchè, forse, dietro il suo comportamento si cela ben più che un semplice brutto carattere...

Ecco quindi, la nostra recensione di Bedelia, l'ultimo lavoro di Leo Ortolani.

Chi è Bedelia?

Come detto nell'introduzione, Bedelia è la rappresentazione di quella persona che ci ha fatto soffrire per amore, che di solito si limita a essere una comparsa, una "causa" di un male, mentre in questo caso è la protagonista di una storia in cui Leo Ortolani ci accompagna, come sempre, con un'ironia tagliente e che non guarda in faccia a nessuno.

Da super-modella presente in ogni cartellone pubblicitario in città, verrà sostituita da una ragazza più giovane e interessante, come successo già a sua madre prima di lei; un fatto imperdonabile e che la ragazza non riesce proprio ad accettare. Seguiremo quindi le sue vicende alla ricerca di una spiegazione, accompagnata letteralmente dal suo angelo custode Gaudio, che la guiderà in quella che sembra essere a tutti gli effetti una vera e propria redenzione. Ci saranno situazioni e personaggi che porteranno la ragazza a chiudere tutte le sue faccende in sospeso e a capire come andare avanti nella propria vita.

Non aspettatevi un Venerdì 12 2

L'universo narrativo è lo stesso, alcuni personaggi anche, ma non vi aspettate che sia una sorta di "seguito" delle avventure di Aldo e Giuda. Le storie del "disperato duo" erano quasi interamente autoconclusive, senza un vero inizio e una vera fine; certo, col tempo si è creato un filo logico attorno alle loro vicende e la storia poi preso vita propria, ma l'intento era quello puramente ironico.

Con Bedelia, invece, si vede un chiaro bisogno di voler raccontare una storia, un qualcosa che abbia un inizio (non necessariamente legato a ciò che c'è stato prima), uno svolgimento e una fine meravigliosa e coerente con tutto quello che si è narrato (non vogliamo anticiparvi troppo). Se si leggono in sequenza Venerdì 12 prima e Bedelia poi si nota come si sia evoluto il punto di vista di Ortolani in funzione della storia, nonché dei personaggi che la vivono, compreso il cambio di focus (e di mood) da due protagonisti divertenti e macchiettistici, ad uno più complesso, cinico e decisamente più "cattivo".

"Amerete Una Str*nza"

Questo è lo slogan che alleggia sul retro della copertina, nonchè una vera e propria previsione di ciò che buona parte dei lettori arriverà a fare alla fine della lettura. Perchè è esattamente così: nonostante Bedelia abbia fatto quello che ha fatto, nonostante tutte le sofferenze che ha fatto patire al povero Aldo e nonostante rappresenti, in un certo senso, tutti coloro che ci hanno fatto soffrire per amore, non possiamo non patteggiare per lei, una volta arrivati al fondo della storia.

Sono presenti diverse scene piuttosto forti (per citarne una senza fare spoiler, vi diciamo "quella del Taxi") che vi faranno davvero stringere i denti e che vi daranno una sensazione di fastidio davvero notevole. Il percorso di crescita e redenzione della protagonista, può essere visto anche, per quanto riguarda i lettori, come una sorta di "accettazione" del fatto che, molto spesso, una persona reagisce in determinate maniere perché mossa da traumi o bisogni che non possiamo immediatamente comprendere, arrivando al punto da pensare: "Ok, forse anche io mi sarei comportato così."

Non solo cose serie

Al di là, comunque, dell'ottima scrittura e del messaggio che vuole trasmettere, stiamo pur sempre parlando di Leo Ortolani, un autore che vuole divertire e nonostante la cornice possa sembrare atipica, le battute non si sprecano, anche nei momenti "meno opportuni" e sono pronte a spezzare il ritmo apparentemente troppo serioso della storia.

Dal punto di vista dello story-telling, non si può davvero dire nulla a Leo Ortolani: la storia scorre decisamente fluida, anche troppo forse, tanto da lasciare un po' con l'amaro in bocca per una serie di cose "lasciate a lì", senza una spiegazione. Ma del resto, come affermato dallo stesso autore, questa è la storia di Bedelia, non di quello che le ruota attorno; degli altri, fondamentalmente, non deve interessare a nessuno.

C'è sempre da imparare

In conclusione, Bedelia è la dimostrazione di come si prende un personaggio che era solo di contorno, un pretesto per raccontare una storia ed espanderlo, migliorarlo, renderlo a tutti gli effetti vivo e renderlo complesso a tal punto da farlo sembrare quasi reale. Il quasi totale distaccamento da ciò che era in origine in Venerdì 12 rende il tutto ancora più intrigante e interessante. La storia è divertente e malinconica allo stesso tempo e, come tutte le buone storie, ti permette di concluderla facendoti porre delle domande e facendoti capire che, spesso, dietro determinati atteggiamenti, c'è una storia che non sempre è come vorresti che fosse.

Leggi altri articoli