Sciocchezza senza senso né seguito, è la gemella diversa della Supergirl dell'84, spin-off fallito della serie supermaniana. La Donna Gatto di Halle Berry (Tempesta negli X-Men di Bryan Singer) vuole essere un film di supereroi autonomo dal mondo di Batman.
Sulla carta è un progetto stimolante e inusitato, nel concreto è un tonfo artistico ed economico finito del dimenticatoio. È farcito di effetti speciali allo stesso tempo dozzinali e illogici, a costellare una storia banale. Diretto dal francese Pitof, non riesce nemmeno a pareggiare il budget di 100 milioni di dollari. Halle Berry si presenta a ritirare il Lampone d'Oro come peggior attrice, uno dei tanti vinti dal filmaccio, con in mano l'Oscar come Miglior protagonista per Monster's Ball e offendendo direttamente la Warner.
L'impulso gotico dark e circense di Tim Burton, che a fine anni '80 aveva rivitalizzato l'Uomo Pipistrello sulla falsariga del suo destino fumettistico, si esaurisce ben presto in una sequenza sempre più imbarazzante di errori filmici.
Serve un'altra rivoluzione espressiva. I tempi sono maturi per un secondo, ancora più ambizioso tentativo autoriale. Allo storico "Fellini americano" succede il nuovo "Kubrick inglese". Christopher Nolan: si impossessa del Bruce Wayne di Frank Miller (capolavoro del fumetto contemporaneo), dimentica gli incubi oscuri burtoniani e si getta a capofitto nel genere che predilige: il noir action livido, grandioso e plausibile. Il Bat-segnale torna a splendere nel cielo notturno di Gotham City. Batman ascende alla leggenda.
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