Tim Burton ha vinto e rilancia. Il suo secondo capitolo è spaventosamente libero, nonostante l'enorme produzione, il grosso budget e le frementi attese. Un film d'autore, scatenato e morboso, forma cinematografica di un immaginario selvaggio e sincero.
La Warner, incredibilmente, lascia carta bianca e ne paga le conseguenze. Il film presenta i freak burtoniani più deflagranti della storia del cinema: il Pinguino, Catwoman, Max Shreck. Danny DeVito è Oswald Cobblepot in versione laida, uccello umano che sorge dalle fogne di Gotham vomitando interiora di pesce e declamando minacce insensate e terrificanti ai bambini ricchi della città e ai loro genitori, tutti condannati a quel dolore che lo ha segnato per sempre.
La bellissima, spaventosa Michelle Pfeiffer è una Selina Kyle bipolare e scarmigliata, con la frusta avvolta alla vita, inguainata in una tuta di pelle nera strappata, puramente sadomaso, ribelle verso il potere maschile e urlante vendetta demente contro il capoufficio capitalista. Christopher Walken è un'inedita testa di paglia bianca, pallida e gelida, arrogante e omicida capitano d'industria che non esita ad avvelenare un'intera città per lo sporco profitto: a metà tra un vampiro espressionista e uno spaventapasseri fiabesco. Non basta: il circo è, ormai, una metafora scoperta: la Gang del Triangolo Rosso, al servizio del boss del crimine Pinguino, è composta da saltimbanchi e artisti circensi, nani e deformità burtoniane che citano, tra le righe, il capolavoro horror del 1932 Freaks di Tod Browning.
Il Topo-uccello di Michael Keaton torna a combattere tutto questo, in una Gotham City coperta dalla neve natalizia. In realtà, il suo ruolo è di sgomento testimone della follia umana che imperversa in un mondo tanto candido quanto freddo. Supereroe più triste e cupo che mai, il cui unico raggio di luce è l'amore impossibile per una pazza. Al posto dell'Anton Furst del capitolo d'esordio, suicida l'anno prima a 47 anni, è adesso Bo Welch a creare scenografie "fasciste e architetture da Esposizione Universale"; a dissimulare l'entrata a Villa Wayne della Batcaverna è una vergine di Norimberga. La canzone è Face to Face, fluido delirio rock scritto dal compositore Danny Elfman con Siouxsie and the Banshees e dedicato a Catwoman. Elfman musica anche la sbalorditiva colonna sonora del film.
Il 19 giugno del '92 il mondo è annichilito. Parte del pubblico esce dalla sala nel migliore dei casi disorientato, nel peggiore disgustato. Ma la critica è entusiasta e i biglietti vendono. L'investimento di 80 milioni ne frutta 267. Burton firma il lavoro migliore. La saga continua con il vento in poppa.