Batman Begins, Christopher Nolan scombussola il pipistrello e DC Comics

Recensione e retrospettiva di Batman Begins, film che apre la trilogia di Christopher Nolan dedicata al Cavaliere Oscuro.

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a cura di Filippo Rossi

Si celebra oggi, 18 settembre 2021, in tutto il mondo il Batman Day. Usciva il 15 giugno del 2005 Batman Begins ovvero il primo capitolo della trilogia con cui Christopher Nolan rilanciò Batman al cinema. Ripercorriamone brevemente la storia.

Nota del curatore. Le origin's story sono in genere i cinecomic più semplici da fare e quelli che hanno maggior successo. È facile far presa sul pubblico quando racconti come il tuo protagonista si scopra un po' alla volta l'eroe di turno. Chi lo guarda si immedesima facilmente, riversa i suoi sogni personali in quell'inarrestabile ascesa verso il trionfo della giustizia - perché suvvia, per ognuno di noi il successo e il fallimento personale sono questione di giustizia e ingiustizia, ammettiamolo.

Ed ecco perché ammiro il coraggio mostrato dal regista e dalla produzione di Batman Begins. È pur sempre una cosiddetta storia delle origini, ma c'è la sofferenza della scelta. È una storia più "da fumetto" che "da film", e non è così facile seguire con entusiasmo la trasformazione da uomo a eroe.

Perché è un percorso pieno di insidie e di tentazioni. Tu spettatore sai come andrà a finire, che alla fine Batman sarà Batman. Ma il Bruce Wayne di Nolan non lo sa, potrebbe anche diventare un semplice assassino per vendetta. È un Eroe che non si allea con lo spettatore, che lo tiene a distanza, e per questo è forse ancora più grande.

Valerio Porcu

Filippo Rossi.

Detto "Jedifil", è nato il 14 febbraio 1971 a Rovigo e vive a Trieste. È uno dei massimi esperti di Star Wars. Ideatore e Presidente di Yavin 4
, dirige e realizza Living Force Magazine (Premio Italia 2013 e 2016 come Miglior fanzine italiana di Science Fiction. Fa parte del gruppo tolkieniano Éndore.

Filippo ha scritto La forza sia con voi. Storia, simboli e significati della saga di Star Wars , un eccezionale testo critico sulla saga ideata da George Lucas. E da pochi giorni è disponibile "Super", uno sforzo critico e analitico dedicato agli 80 anni di Superman.

Potete seguire Filippo sul suo sito personale.

Batman inizia

La produzione cinematografica e televisiva DC Comics dell'età moderna è variegata, anche se qualità e ambizione latitano. L'eccezione è la produzione e il successo straordinari del Dark Knight di Christopher Nolan, trilogia cinematografica celebrata, indipendente e compiuta.

È un uragano espressivo e concettuale. La DC Comics ne è sconvolta. Questo nuovo tipo di Batman viene dopo il genio dark e circense di Tim Burton, e dopo i capezzoli di gomma alla fosforescenza di Joel Schumacher; un doppio pericolo da direzioni opposte che il regista inglese trasforma in opportunità per ricominciare da zero. Reinventa e fa proprio il più conosciuto personaggio dei fumetti.

Se Burton (cofanetto edizione speciale) è un Federico Fellini all'americana, Nolan è uno Stanley Kubrick all'europea. Inizia quel 15 giugno 2005 la trilogia del Dark Knight con un film intenso e sottile, potente e profondo. A volte convulso e poco spettacolare, per scelta del regista.

Volete un film adulto con momenti commoventi su un'amatissima icona culturale? Volete un Grande Piano del Cattivo, che per una volta sta in piedi e non è buttato lì? Volete una storia di supereroi finalmente credibile e vissuta? Volete citazioni e riferimenti emozionanti al mito in fumetto? Ecco Batman Begins. Attenzione: non è molto divertente e quando inizia l'azione si capisce poco.

Opera adulta su un'icona culturale, in piena evoluzione. L'impatto è straniante. Christopher Nolan soddisfa l'apertura mentale dello spettatore.

L'evoluzione del supereroe

Questo Batman inizia ha un andamento come il primo Superman di Richard Donner, 1978 (e ne cita anche qualche scena, vedi la primissima apparizione dell'eroe in costume): prima parte analitica e in crescendo, con i riflettori puntati sulla lenta e difficile presa di coscienza del protagonista; seconda parte d'azione, col protagonista che finalmente si rivela e mette in pratica ciò che ha imparato.

Ma, prima differenza col seminale Superman I di Donner: in questo Batman I di Christopher Nolan, a una prima parte suggestiva fa seguito una straordinaria seconda parte che però non è molto spettacolare e chiara nell'impatto formale dell'azione. Un difetto? Forse, ma per fortuna non è fondamentale: il film ha il suo più vero senso nel ritratto simbolico e riuscito di un uomo e del suo ambiente sociale.

Non è la pura spettacolarità l'obiettivo del regista: quando si arriva all'eroe mascherato cambia il punto di vista, passando da quello del protagonista Bruce Wayne a quello dei criminali che vuole spaventare. Allora per Nolan (Inception, Interstellar) non hanno più importanza le pose plastiche con super-marchio in vista, ma le ombre urbane dalle quali nasce la paura e il degrado; non hanno più importanza coreografie belliche lampanti come balletti, ma il contagio e il pericolo della vera violenza. Si perde un po' di divertimento ma si acquista l'agognata profondità.

Ecco la seconda differenza da quel classico Superman, forse la decisiva: quella era una solare e sognante super-fiaba ironica. Questo Batman è un complesso, impegnativo, doloroso apologo filosofico e morale. E su questo livello alto, Batman Begins si fa addirittura preferire.

Il Cavaliere della notte

Colonna sonora bellissima, precisione nella costruzione drammatica, abilità nella gestione dei numerosi personaggi interpretati da attori in parte (il cast è tra i migliori mai proposti al cinema), gusto variegato e personale nel ritratto ambientale... pregi che contrastano forse l'unico difetto: il montaggio frenetico e a volte disturbante.

Alla seconda visione i pochi dubbi si vaporizzano come l'acqua di Gotham City alla luce della luna piena: la frenesia cinematografica è voluta da Nolan, non è un banale errore. Il film è denso ma lampante nel suo racconto. Il ritmo originale e coinvolgente, alternato tra lento e veloce, con momenti divertenti come lampi di luce nella notte fonda. Tanti memorabili personaggi che brillano illuminati da uno straordinario protagonista.

Il Batman del trentunenne gallese Christian Bale (The Prestige, American Psycho) è spaventoso, magnificamente spaventoso. È un fragile e umanissimo Bruce Wayne, che nella seconda metà diventa irriconoscibile nel costume. Il suo è un Batman che funziona, anche se non imponente e irremovibile come nei fumetti moderni. Il Bat-Bale è più puramente gotico e noir che burtonianamente dark.

È figlio sia del Batman della rinascita a fumetti anni Settanta di Dennis O'Neil & Neal Adams e anni Ottanta a firma Frank Miller, sia del Batman originario del 1939, quello pulp e violento dello scrittore Bill Finger (suo, più che del disegnatore Bob Kane, che in seguito l'ha "comicizzato"). L'ispirazione è The Man Who Falls di O'Neil e Dick Giordano, storia che nell'89 ritrae la vita del classico Wayne prima del pipistrello.

Nolan quindi unisce l'archetipo dei comics Golden Age alle riletture fumettistiche moderne e post-moderna; ma aggiunge di suo, innova e rinnova. Un Batman 2005 da incubo, terribile, diabolico, violentissimo; eppure etico. Travolgente come la sua Bat-mobile "tumbler".

Christopher Nolan è come sempre magistrale nel firmare un lavoro così personale e preciso da materiale e figura tanto conosciuti e sfruttati. Il film è splendidamente corale ma, allo stesso tempo, Batman-centrico.

La coscienza del giustiziere

La storia è lancinante, bella e problematica: insiste sulla differenza, minima e abissale, tra Giustizia e Vendetta. Tema molto attuale e azzeccato, sia per l'importanza in sé, sia per i saldi legami col mito più vero di Batman.

In modo insistito, profondo e sincero, il film mette coraggiosamente in discussione la società occidentale (Gotham City, "la sua città più grande": New York?) e l'arrogante e ipocrita decadenza. Bruce Wayne allora è l'uomo comune che si inventa eroe per difendere la speranza della redenzione di un intero sistema civile moderno, contro chi lo vuole distruggere, purificare con la forza bruta, in nome di un nichilismo morale di sapore ancestrale.

In quest'ottica Bruce/Batman è un eroe che sentiamo vicino, nella sua lotta continua per non cadere in tentazione: quell'umanissima tentazione che è combattere il Male con un male ancora più grande - la strada della Dannazione etica. Da sempre e, anche e soprattutto, oggi.

Non è solo questione (arida) di affrontare e sconfiggere la paura, per Bruce/Batman: è soprattutto trovare un senso per farlo. Lì serve il vero coraggio: nello scontro con il magnifico e ambiguo Henri Ducard/Ra's al Ghul, il villain fascista di uno statuario Liam Neeson (Anchorman 2, Gangs of New York), è allora la sottovalutata donna-magistrato Rachel Dawes (il cognome è simile a dawn, "alba") della tenera Katie Holmes a diventare la fondamentale coscienza dell'eroe. Quando i simpatici Lucius Fox (di Morgan Freeman) e Alfred Pennyworth (di Michael Caine) ne sono rispettivamente il braccio e la mente; e James Gordon (di Gary Oldman) il cuore.

Rachel è infatti la filantropia e la fiducia nel prossimo, non misantropia e disprezzo per le sue miserie. Compassione imparata con fatica, non vendetta facile e bestiale. Umiltà, non orgoglio. Speranza che nasce dall'abisso, non disperazione frutto dell'alterigia.

Il Bruce, anzi il Batman di un carismatico Christian Bale lo sa dentro di sé; ma come tutti, più di tutti, deve impararlo. E ci riesce con una fatica molto umana. È una bella e difficile lezione, questa: dritta dal cuore nero eppur puro della più grande nazione occidentale, ma che oggi ha valore non solo per essa.

Padri simulati e gemelli cattivi: Batman

L'unione concettuale tra Batman e Ra's al Ghul, tra supereroe e arcinemico, è inedita. L'antagonista qui non è la nemesi che nasce dall'eroe (come nel Bat-Burton I, 1989) ma eroe che nasce dalla nemesi, perché eroe e nemesi perseguono gli stessi obiettivi ma con mezzi differenti. Analisi critica di Vendetta/Giustizia, ossia presa di coscienza e scelta etica del protagonista.

A proposito di scelta etica e di nemesi,  Ducard/Ra's al Ghul e Jonathan Crane/Spaventapasseri (di Cillian Murphy) sono le versioni alternative oscure dell'eroe: Ra's ha gli stessi obiettivi seppure deviati ed estremi, lo Spaventapasseri gli stessi metodi seppure deviati ed estremi.

In effetti lo Spaventapasseri "nasce" dalla Setta delle Ombre di Ra's come succede alla leggenda Batman: sono figli privilegiati di Gotham che Ra's sceglie e usa per i suoi scopi - distruzione della città per vendetta misantropica, che sottenderebbe un'ambigua evoluzione filantropica.

Bruce/Batman viene scelto da Ra's al Ghul come arma di distruzione di massa contro la città, ma lo perde e non riesce a usarlo; allora il villain in seguito sceglie e prende, stavolta con successo, il più malleabile ma grezzo e folle Crane. Che difatti non fa parte della Setta delle Ombre, ancora.

Bruce/Batman, quindi, nella sua missione di salvezza della città affronta prima la sua stessa versione alternativa e oscura (Crane/Spaventapasseri); poi affronta il suo padre putativo e oscuro (Ducard/Ra's).

Visto il tutto dal punto di vita di Bruce Wayne, ciò ingrandisce il personaggio e crea legami inediti tra i personaggi. Batman vince contro queste versioni oscure di se stesso e del padre non solo grazie all'appoggio continuo del suo "vero padre sostitutivo" (Alfred), ma anche e soprattutto grazie agli insegnamenti morali di Rachel e del ricordo del padre reale Thomas Wayne, medico filantropo e non misantropo - figura bellissima: le scene dello stetoscopio in flashback, simboliche e commoventi, firmano il film.

L'ultimo aiuto per questo Batman esordiente arriva grazie alla prova concreta che la purezza e l'onestà esistono ancora a Gotham, pur nascoste. È il sergente Jim Gordon, ossia la luce incorruttibile della speranza nel buio della città. Il duo Batman/Gordon a fine film è puro godimento cinematografico. Gary Oldman ha fatto il più bel Dracula del cinema: mica male come legame meta-cinematografico con quest'altro pipistrello della notte... Del resto, anche Liam Neeson ha fatto in Star Wars il mentore e Maestro Jedi per eccellenza: Ducard/Ra's è un Qui-Gon Jinn oscuro.

L'eroe oltre il super

Nolan, dal 2005 al 2012, arriverà a raccontare di Batman e di pochi altri personaggi DC Comics senza affrontare il concetto dei superpoteri. I suoi tre film sono inseriti in un ambito pseudo-realistico. Valga l'esempio del villain Ra's al Ghul, personaggio dotato nei fumetti di capacità alchemiche e vita praticamente immortale; questi viene trasformato in un normale, per quanto ambizioso, bombarolo. È spogliato di ogni suggestione sovrannaturale.

Nolan prende il genere dei supereroi e, in tre film, lo modella in altri generi cinematografici come il noir o l'action. Con il personaggio del protagonista, privo di capacità straordinarie, ha ovviamente gioco facile; d'altro canto tutti gli antagonisti delle tre pellicole sono variazioni della figura, contemporanea e attualissima, del terrorista.

Batman Begins è l'interpretazione autoriale di Batman, non epica ma intimista. Sfoggia ricerca filologica, ritmo forsennato, scrittura stratificata, stile criptico, spettacolarità trattenuta. È un film oscuro e poliziesco, assolutamente non "magico" alla Tim Burton.

L'ambientazione non è la Gotham City senza tempo ritratta nella quadrilogia anni '80/'90, ma una vera città contemporanea. Il simbolo assoluto del corso creativo è Ra's al Ghul. L'attore Liam Neeson, eliminando il magico Pozzo di Lazzaro e rifacendo il suo Maestro Jedi Qui-Gon Jinn in versione oscura post-Star Wars Episodio I, propone la versione estremizzata dello stesso eroe titolare: diviene un ultra-Batman, un distruttivo terrorista sociale di estrema destra.

Nolan è spesso definito "il Kubrick del 2000" per la personalissima e ammirata visione registica, che si allontana dai comic book-capolavoro per avvicinarsi ai grandiosi apologhi morali cinematografici di stampo razionalista, quasi illuminista. Il clamoroso successo di critica e pubblico del Batman tripartito è così forte che ne impone lo stile agli ambiziosi kolossal DC. Causando un evidente cortocircuito espressivo, vista la lontananza da quella storia realistica della casa editrice che, da sempre, gioca tra fantascienza e mitologia fantasy.

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