A scommettere per prima su Donny Cates, uno degli autori più prolifici e influenti del panorama fumettistico statunitense, è stata saldaPress in epoca assolutamente non sospetta diventandone di fatto il suo editore italiano. La scommessa partì qualche anno fa con Babyteeth, serie pubblicata negli Stati Uniti da Aftershock Comics, e dalle premesse seppur non originalissime sicuramente interessanti perché filtrate da una sensibilità geograficamente molto precisa, il giovane autore proviene dal Texas, e mediate da un gusto che ricorda molto quello della British Invasion che influenzò la produzione dei comics dalla seconda metà degli anni 80 fino ai primi anni 2000 in diverse forme e declinazioni.
Babyteeth: una gravidanza infernale
Ma quali sono le premesse narrative di Babyteeth? Sadie Ritter ha sedici e ama i fumetti e nasconde un segreto: è rimasta incinta. La gravidanza indesiderata ovviamente viene tenuta nascosta sia al padre Michael, un ex-ufficiale dei Marines, che alla sorella Heather, una attaccabrighe di prima categoria, almeno fino a quando la suddetta gravidanza oltre che essere indesiderata si dimostra tutt'altro che "normale". Al momento della nascita del piccolo infatti, ribattezzato Clark, una serie di terremoti scuotono la Terra ed altri strani segni e presagi attraversano il pianeta.
Clark si dimostra un bambino tutt'altro che normale: il suo pianto è devastante, nel senso che provoca disastri naturali, e l'unico cibo capace di saziarlo non è il latte materno bensì il sangue esclusivamente di un componente della sua famiglia. Proprio quando Sadie è in preda alla disperazione, viene avvicinata da una misteriosa organizzazione nota come la Silhouette (la stessa organizzazione vista in un'altra opera di Donny Cates, Ghost Fleet - Il Convoglio Fantasma) che rivela alla famiglia Ritter che Clark è l'Anticristo ed è destinato a portare l'Apocalisse sulla Terra.
La Silhouette tuttavia ha intenzioni tutt'altro che benevole e Sadie riesce a sfuggire ad un suo assalto solo grazie al provvidenziale intervento del misterioso stregone Dancy, capace persino di calmare il pianto di Clark e accompagnato dal demone sputafuoco Marty, emissario della Via, organizzazione che si contrappone proprio alla Silhouette. I Ritter si dirigono quindi nel Maine verso il quartier generale della Via dove incontreranno una persona davvero inaspettata proveniente dal loro passato.
Ben presto Sadie comprende che Clark è l'ago della bilancia di una lotta combattuta da decenni: Heather, la sorella di Sadie, era riuscita ad aprire un portale verso il Regno Rosso sfruttando il piccolo Clark mentre la stessa Sadie e il padre Michael erano stati aiutati dal misterioso Coyote, un ex-assassino della Silhouette, a fuggire in Palestina al cospetto di Olivia una donna che molti anni prima tecnicamente aveva già dato alla luce anche lei un Anticristo, Simon.
Con Heather, Marty e il piccolo Clark bloccati nel Regno Rosso, Satana prova dapprima un approccio subdolo, fingendosi padre inconsapevole e premuroso e giocandosi anche la carta del figlio reietto facendo passare Dio per un padre degenere, salvo poi, una volta che anche Sadie, Simon e Olivia riescono a raggiungere il Regno Rosso, sferrare un attacco frontale e aprire un portale verso la Terra sfruttando i poteri del piccolo Clark.
L'Apocalisse che Satana scatena però non ha l'esito sperato. Inizia così una lunga "guerra di logoramento" in cui non esisteranno più fazioni e in cui Sadie scoprirà di non essere più sola ereditando un nuovo compito mentre al piccolo Clark, oramai adulto, toccherà il confronto finale con il padre.
Babyteeth come allegoria della paura di diventare genitori
La peculiarità di un grande scrittore, e in maniera ancor più marcata un grande scrittore di fumetti, è quella di astrarre il reale nell'immaginario. Osservare il mondo e "commentare", in una storia di pura fantasia, le sue storture e le sue contraddizioni. Donny Cates in questo senso è uno scrittore molto più maturo della sua età anagrafica e in Babyteeth prende di petto un tema come quello della genitorialità affrontandolo da due prospettive complementari, una "pubblica" e l'altra "privata".
La prospettiva "pubblica" è quella tornata anche d'attualità recentemente nel dibattito socio-politico statunitense a causa di alcune leggi anti-abortiste approvate in molti stati del sud del paese. Quella di Sadie è a tutti gli effetti una gravidanza indesiderata e inaspettata e la protagonista, soprattutto nei primi capitoli della serie, vive in un perenne stato di ansia: l’idea, bellissima, di dare vita ad una creatura è macchiata da dubbi ed incertezze. Come reagiranno il padre e la sorella? Chi è il padre di questo bambino? e perché una ragazza apparentemente tranquilla e tutto fuorché stupida è rimasta incinta?
Cates sembra quindi voler esorcizzare una delle grandi paure dell’America perbenista e non solo. Il termine esorcizzare calza poi a pennello perché l'autore texano preme sin da subito sulla componente horror per supportare con una buona dose di fiction la prospettiva "privata" del suo racconto. Se è pur vero che Clark non è un bambino normale, e e la sua nascita ha attirato l'attenzione di forze terrene e sovrannaturali che sfuggono alla comprensione di Sadie e delle sua famiglia, questo non impedisce ai Ritter di stringersi intorno al nascituro e difenderlo da società segrete e persino da Satana in persona.
È qui che le due prospettive convergono, nell'eccezionalità dell'evento. Cates sembra certamente voler rimarcare come ogni vita sia sacra ma anche come mettere al mondo un bimbo sia, forse, l’unico evento capace di cambiare definitivamente la vita di ogni essere umano. È una riflessione molto personale evidentemente per l'autore, che è a tutti gli effetti in quella età in cui il pensiero di diventare genitore diventa più concreto, che esorcizza, ancora una volta, le sue paure: nulla è facile e nulla è da dare per scontato nel diventare genitori anche l’impossibile o l’impensabile.
In questo senso poi il finale, giocato sulle numerose prolessi, riporta sì su territori più aderenti al classico racconto post-apocalittico ma fungendo contestualmente da panacea per l'autore e forse anche per una buona fetta di lettori. Non si è da soli lì fuori, ci sono tanti neo-genitori che affrontano la sfida eccezionale di crescere un bimbo: l'eccezionalità viene "normalizzata" a patto che si comprenda che si tratta sempre e comunque di un compito in cui non vi sono "istruzioni".
Donny Cates in cerca di... Vertigo
La scrittura di Donny Cates in Babyteeth è semplice e lineare. Questo però non impedisce all'autore né di portare avanti la sua storia con un serie di twist e cambi di scenario spesso drastici piazzati strategicamente né di cesellare i suoi personaggi in maniera spesso inaspettata e abrasiva. È indubbio in questo senso che mai come in questa serie l'influenza della Vertigo (la mitica "etichetta matura" di casa DC) sia rintracciabile in molti passaggi e più nello specifico di un autore come Garth Ennis, di cui troppo spesso si ricordano soli gli eccessi tralasciando la raffinatezza del suo lungo ciclo su Hellblazer o ancora l'affresco sudista di Preacher.
È proprio con quest'ultima seminale opera che Babyteeth mostra molti punti di contatto seppur filtrati da una sensibilità un po' più "televisiva" sotto certi aspetti e più autocosciente, se non altro per la scelta della tematica che funge da incipit narrativo e dalla scelta di una protagonista adolescente.
Babyteeth inizia come una storia dai toni spiccatamente horror, in cui vengono rimaneggiati volutamente alcuni degli stereotipi del genere basti prendere L'Esorcista o Il Presagio, salvo poi virare, più o meno a metà del secondo volume, su lidi più ritmati e action in cui l'influenza della Buffy - L'ammazzavampiri di Joss Whedon è abbastanza evidente. Dove Cates è però sagace è nel virare spesso e volentieri dall'horror verso territori più grotteschi ed ironici. Quello di Cates a tratti sembra diventare un dialogo a distanza con il già citato Garth Ennis in un citazionismo mai fine a sé stesso.
Seppur apparentemente prevedibile, il finale poi racchiude davvero l'essenza del messaggio che Donny Cates voleva passare con questa serie. Ritornando idealmente a uno dei minimi comuni denominatori della narrazione occidentale, capovolgendo il Mito di Crono, e mettendo in scena (forse un po' celermente ma d'altronde non è questo il cardine su cui ruota il finale) invece quello di Zeus che uccide il padre. Al netto dei grandi successi avuti in Marvel, Babyteeth rimane la serie medio-lunga più personale scritta da Donny Cates se non altro perché è quella in cui sono più evidenti le sue influenze ma anche perché è quella forse più lontana da logiche legate al mercato o alla continuity.
La sintesi grafica di Garry Brown
Se la pietra di paragone di Babyteeth è la Vertigo, anche graficamente la serie ne abbraccia idealmente i connotati grazie alla sintesi di Garry Brown. Si tratta di un lavoro solido e tutto votato allo storytelling: da un lato il tratto del disegnatore è infatti sporco, volutamente grezzo e abbozzato in alcuni frangenti, sfruttando questa spinta alla sintesi soprattutto nei frangenti più horror e nelle scene d'azione. Dall'altro la costruzione della tavola è sempre ordinatissima, mai rigida pur optando soprattutto nei primi due volumi per schemi fissi e ricorrenti, uno su tutti la gabbia a nove riquadri o quella a quattro riquadri sempre verticali, controbilanciati da splash-page o soluzioni sbordate atte a dare più dinamismo al layout.
C'è comunque da sottolineare come lo stile di Brown, spigoloso e carico di neri, potrebbe non incontrare il favore di tutti i tipi di lettore. Siamo lontani non solo dalle finezze di un Mike Mignola (giusto per citare un maestro nell'utilizzo del nero anche perché Brown a volte eccede nelle chine non lasciando respirare i giochi chiaroscurali) ma anche dalle prove dei molti artisti che delle Vertigo sono stati la spina dorsale. Molti di quei disegnatori non si caratterizzavano di certo per abilità funamboliche ma erano in grado di rendere vive e viscerali su carta le emozioni dei personaggi, tratto distintivo di molte storie dell'etichetta, e Brown in alcuni passaggi, soprattutto dove bisogna giocoforza tirare il freno e far emergere queste emozioni, non riesce ad essere sempre pronto e puntuale.
I volumi
saldaPress ha proposto Babyteeth in quattro volumi brossurati con alette formato 16.8x25.6 cm. La rilegatura e la rifilatura delle pagine permette sempre una lettura agevole, così come ottima è la resa di stampa su carta patinata dalla grammatura importante. La cura editoriale è di ottimo livello ma soprattutto costante nel corso dei quattro volumi di cui si compone la serie anche tenendo conto della loro pubblicazione dilazionata nel tempo.
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Dal punto di redazionale c'è da segnalare nel primo volume una introduzione firmata dallo stesso Donny Cates mentre nel terzo e quarto volume molto apprezzata la scelta di un riassunto degli avvenimenti precedenti ad opera del curatore italiano della serie che sopperisce così alla pubblicazione dilazionata nel tempo citata poco sopra. Per quanto riguarda invece gli extra oltre alle usuali gallerie di copertine variant c'è anche da segnalare la presenza di alcune pagine di sceneggiatura originale di Donny Cates con il corrispettivo work in progress delle matite del disegnatore Garry Brown.