Con Avengers: Age of Ultron un nuovo e importante tassello si aggiunge a quella che viene definita la fase due del vasto Universo cinematografico di casa Marvel.
Come per la precedente pellicola dedicata al super gruppo, la regia è affidata a Joss Whedon. Il film, uscito nelle sale italiane il 22 aprile, narra le origini di Ultron attribuendo a Tony Stark la paternità, che nei fumetti era stata di Hank Pym.
Guardando questa pellicola una domanda sorge spontanea: chi è il protagonista?
Nei Vendicatori si riscontra una grande difficoltà nel gestire il gruppo a causa della necessità di mantenere indipendenti i componenti della squadra; ogni singolo eroe ha bisogno del proprio spazio e di conseguenza il resto dei personaggi risulta piatto. Scarlet e Quicksilver, sballottati in mezzo a un conflitto più grande di loro, sono un esempio lampante di questo fenomeno così come lo stesso Ultron, l'intelligenza artificiale fuori controllo che mira a sterminare gli Avengers e, perché no, anche la razza umana. Alla luce di questo possiamo tranquillamente affermare che il Marvel Cinematic Universe ha una grande lacuna: i villain.
In Age of Ultron, così come nella maggior parte degli altri film, si sente tantissimo la mancanza di un antagonista carismatico, mancanza che risulta ancora più evidente quando i protagonisti sono un branco di pezzi da novanta venerati dal grande pubblico come Iron Man o Capitan America; la scarsa credibilità dei cattivoni in questione porta lo spettatore a non temere mai davvero per il destino dell'umanità.
Nonostante questo, però, nella prima parte del film la storia prende una direzione interessante in cui emerge che ogni personaggio è un uomo prima di essere un supereroe, con i propri demoni da affrontare che ovviamente influiscono non poco sulla coesione del super gruppo.
Nella seconda parte invece tutto si trasforma in un minestrone di avvenimenti messi in scena troppo velocemente; il film fatica a decollare soprattutto a causa della necessità di mediare fra l'approccio intimista atto ad approfondire la psicologia dei personaggi e quello che invece fa leva su ciò che ci si aspetta dai Vendicatori: super risse e spettacolari raggi di energia sparati a profusione.
Fortunatamente la Marvel sta comunque proseguendo nell'intento di ricercare un po' di maturità in più in questa seconda fase del proprio universo cinematografico. Non c'è traccia, infatti, dell'umorismo infantile e fastidioso che caratterizzava il primo Avengers, anzi alcune situazioni sono davvero molto divertenti, come la gag sul martello di Thor.
Inoltre l'azione, seppur mal calibrata, non manca di regalare delle emozioni: lo scontro fra Hulk ed Iron Man è una vera chicca.