Attica 01: la recensione del manga bonelliano di Giacomo Bevilacqua

Giacomo Bevilacqua porta il mondo dei manga in casa Bonelli con Attica, miniserie in sei episodi ricca di ottimi spunti narrativi

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a cura di Manuel Enrico

Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato di vedere la Sergio Bonelli Editore pubblicare un manga. La roccaforte del fumetto popolare italiano è spesso vista come un monolitico baluardo della tradizione fumettistica nostrana, eppure negli ultimi anni la abbiamo vista aprirsi ad una concezione moderna del mondo delle nuvole parlanti. Da Orfani a Dragonero, passando per edizioni da collezioni e progetti sperimentali come Sottosopra o Il Confine, la casa editrice milanese sta seguendo nuove strade per offrire prodotti moderni ad una nuova generazione di lettori. Una voglia di sperimentazione che ha portato alla realizzazione di Attica, firmato da Giacomo Bevilacqua, che introduce nel mondo bonelliano il manga.

La nuova avventura di Giacomo Bevilacqua

Su Giacomo Bevilacqua devo fare una premessa, ossia che adoro il suo stile, personale eppure mutevole, capace di adattarsi alla storia, evolvendosi. Ho conosciuto l’arte di Giacomo con Il suono del mondo a memoria, bellissimo graphic novel che unisce una narrazione emotiva ad una visione suggestiva della Grande Mela, e lo ho ancora più apprezzato per un altro progetto bonelliano, Lavender, interessante rielaborazione del mito di Peter Pan.

Bevilacqua mi ha sempre trasmesso la voglia di sperimentazione, ma mitigata da un racconto emotivo che sia un dialogo sincero tra autore e lettore. Attica, in questo aspetto, non si discosta da questo principio. Come ha raccontato Giacomo nell’intervista con il nostro Raffaele, la passione per i manga è stata una parte essenziale della sua formazione, da autore come da lettore. Contrariamente al sottoscritto, che invece con i manga ha sempre avuto un rapporto conflittuale, ma che alla scorsa edizione di Lucca Comics & Games 2019 ha deciso di prendere a scatola chiusa il primo numero di Attica, curioso di leggere il primo manga Bonelli e fiducioso di non rimanere deluso da Giacomo.

Attica, un sogno chiamato libertà

Attica è la città greca vista da tutto il mondo come il massimo esempio di civiltà. In questo ventunesimo secolo utopico, accedere ad Attica è il sogno di molti, visto che per preservare la propria aura di città modello questa società ideale vive racchiusa da mura altissime, il cui ingresso viene severamente monitorato.

Poter vivere ad Attica è il sogno di Kat, giovane investigatrice digitale, che vive ai margini della società, svolgendo la propria attività in modo completamente impersonale. Coinvolta in un’indagine su un presunto tradimento, Kat rimane invischiata in una vicenda dai toni poco chiari, che la porta ad incrociare la strada di Aiden, esperto di arti marziali. Il passato di Aiden è profondamente legato ad Attica, come viene rivelato da alcuni flashback di questo primo albo, e nasconde un segreto che si mostra particolarmente importate per le vicende future.

La determinazione di Kat nell’entrate in Attica e il misterioso passato di Aiden sono due forze che conducono i giovani verso questo presunto paradiso in Terra, ma come spesso accade ci sono verità inquietanti dietro accecanti splendori. Attica non sembra essere quella El Dorado che molti immaginano, complice il governo non proprio illuminato di Ino, dispotico governante la cui leadership è messa in discussione da un movimento ribelle che mina la sua autorità.

Su queste basi, inizia l’avventura di Attica.

La realtà diventa manga

Leggendo Attica è difficile non ravvisare la presenza di temi incredibilmente attuali. L’idea di rendere il fulcro della storia la città greca è un segnale importante, portando il lettore alle origini di quella che oggi è la democrazia moderna, nata per l’appunto nella città greca. Diventa quindi interessante vedere come il simbolo di apertura alla res publica si trasformi in una idealizzazione di chiusura e oppressione, una sensazione non solo resa dallo strapotere e dalla violenza di Ino e del suo regime, ma anche visivamente da mura imponenti, barriere che separano Attica dal resto del mondo.

E’ un segnale inconfondibile da parte di Bevilacqua. Si tratta di una caratterizzazione che rispecchia elementi reali, introdotti anche nella dialettica dei personaggi (con riferimenti nemmeno troppo velati a figure reali) e nelle modalità d’azione, che non si discostano nemmeno troppo dalle repressioni violente di cui siamo attualmente testimoni.

Mitigato dal contesto narrativo, temi come integrazione e dialogo, confronto ed apertura mentale sono parti essenziali dell’impianto narrativo di Attica. Bevilacqua riesce a inserire nella propria storia questi elementi in modo sentito e naturale, alternandoli senza forzature agli elementi più fantasiosi e allegorici dei propri personaggi.

Un’alternanza possibile grazie ad una suddivisione in blocchi narrativi funzionale e ben scandita. Bevilacqua trova un felice ritmo narrativo, in cui non solo si inseriscono con solidità le diverse vite coinvolte da questa avventura, ma si alternano le diverse linee narrative ed ambientazioni, fornendo al lettore i giusti elementi per comprendere la storia, tenendo in equilibrio curiosità e rivelazione. Pur trattandosi di un primo numero, sono presenti tutte le componenti per darci una percezione delle motivazioni dei primi protagonisti conosciuti, lasciando però quel senso di mistero che avvince il lettore, facendolo attendere con ansia il prossimo numero.

Attica: un'avventura da non perdere

Se narrativamente ero più che fiducioso della capacità di Bevilacqua, la parte grafica era quella che più lasciava perplesso. L’abbandonare il tono dei suoi precedenti lavori per arrivare ad un disegno più vicino al manga da parte di Bevilacqua mi insospettiva, ma devo ammettere che sono bastate poche pagine per ricredermi completamente. Giacomo mantiene una qualità delle tavole di alto livello, adattando perfettamente i propri disegni alle dimensioni tipiche di un albo manga, lontano dai classici formati bonellidi.  Eppure, anche in questo formato Bevilacqua non tradisce, giocando con le espressioni tipiche dei manga (come le curiose espressioni di sbigottimento) ma arrivando ad una perfetta visione delle scene di azione, che sembrano guidare l’occhio del lettore lungo le vignette, imprimendo una forza vitale alle scene, rendendole vivide e realistiche anche nelle loro esagerazioni.

Apparentemente curiosa l’idea di inserire un prologo al primo albo di Attica al termine dell’albo. In realtà si tratta del numero zero presentato lo scorso anno durante il Free Comic Book Day, una scelta corretta e apprezzabile di fornire anche a chi ha conosciuto solo ora il manga di Bevilacqua un elemento narrativo importante. L’unica perplessità è il presentare un prodotto così promettente solo nel circuito delle fumetterie, la cui diffusione su territorio nazionale è un elemento critico. Comprensibile il voler spingere un prodotto così innovativo in un ambiente in cui la Bonelli sta registrando una crescita, ma abbandonare uno dei maggiori punti di incontro tra lettori e fumetto, ossia l’edicola, potrebbe tradursi in una difficoltà di reperimento dei futuri numeri di Attica da parte di molti lettori. E sarebbe un vero peccato, considerato che il manga di Giacomo Bevilacqua mi sembra uno dei progetti più interessanti visti recentemente, non solo per la casa editrice milanese, che sembra sempre più animata da una nuova anima sperimentale, ma perché ennesima prova di un talento nostrano del fumetto in costante evoluzione e crescita.

Al netto di perplessità distributive e reticenze personali al manga come genere, posso solo riconoscere l’ottimo lavoro, come disegno e storia, di Giacomo Bevilacqua, ritenendo Attica una delle proposte recenti da seguire con particolare attenzione.

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