Su Disney+ è arrivato il fim di Artemis Fowl, un'aggiunata al palinsesto del servizio streaming che ha scatenato un interrogativo: si tratta di un nuovo blockbuster?Le copertine dei primi libri usciti in Italia erano qualcosa di abbacinante, da osservare estasiati e ammirare in tutta la loro lucentezza, quasi una novità assoluta per l'epoca. Difficile trovare libri con una sovraccoperta del genere, sicuramente ben diversi da un'altra serie fantasy bestseller dell'epoca come quella di Harry Potter, che tanto stava spopolando quando, nel lontano 2001, uscii il primo degli otto volumi della serie dedicata ad Artemis Fowl.
Ed è proprio a partire dal primo romanzo di questa serie, che non è riuscita a ottenere il successo sperato dall'autore Eoin Colfer, che si basa l'omonimo film prodotto da TKBC e lanciato sul servizio streaming Disney Plus lo scorso 12 giugno, come vi avevamo preannunciato. La regia è di un altro personaggio piuttosto "magico" nell'universo cinematografico: Kenneth Branagh. Una magia che però si è dissolta quasi subito e non è riuscita a farci godere appieno di questo titolo.
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Artemis Fowl: la solitudine di un numero primo
Giornalisti, reporter d'assalto alla ricerca famelica di uno scoop, polizia e guardie che arrestano un individuo sommariamente simile nell'aspetto a Hagrid (per non farci mancare i rimandi a Harry Potter). Il caos regna sovrano nell'incipit di questo film, dando allo spettatore le coordinate del luogo in cui ci troviamo: Maniero dei Fowl, in Irlanda.
Quest'isola e la sua "avversaria", la Gran Bretagna, fanno da sfondo alla storia che si dipana man mano sullo schermo, ed è proprio nei pressi di Londra, in mezzo al mare, che viene interrogato Sterro Bombarda, un uomo di cui non sappiamo ancora nulla, se non che è legato alla famiglia Fowl e sembra conoscerla piuttosto bene. O almeno abbastanza da poterci raccontare la storia del figlio, Artemis.
E' una storia che comincia dove cominciano tutte le grandi storie, un luogo dove magia e meraviglia esistono ancora.
Il giovane ama la sua terra e il suo mare, ma un po' meno la scuola. Un annoiato bambino non particolarmente brillante e svogliato? Al contrario; abbiamo a che fare una mente ultrapotente e ipersviluppata che consente ad Artemis di raggiungere traguardi già all'età di 10 anni degni di un Guinness dei Primati.
Ma così non è: il ragazzo deve sottostare a sedute di psicoterapia inutili, alternate a momenti di svago in totale solitudine o con il padre, Artemis Senior, instaurando un rapporto legato a storie di leprecauni e banshee, il cosiddetto Piccolo Popolo, ricordando agli amanti del filone fantasy un'altra storia data in pasto al cinema, ma di dubbio successo al botteghino: Inkheart - Cuore d'Inchiostro.
Quando sei fuori dal comune, ti fai notare.
Proprio sul diario e sui libri del padre risiede l'antico sapere segreto di questo popolo che vive nelle viscere della Terra e che si mostra alla luce del sole e tra i Fangosi (termine usato per riferirsi alla razza umana) coordinato dalla LEP, acronimo de Libera Eroica Polizia, il corpo di guardie comandate dall'ineccepibile piglio del comandante Tubero e a cui appartiene anche Spinella Tappo, una giovane elfa dai tratti androgini e dall'aria decisamente sveglia e furba.
Solo appropriarsi dell'Aculos sembra diventare fondamentale per restituire l'ordine, o per far cadere l'intero mondo fatato nel caos, se cadrà nelle mani sbagliate. Ma che cos'è questo oggetto? Dovrete vedere il film per scoprirlo, poiché nei libri non viene mai nemmeno nominato.
Una regia poco "geniale"
Un padre sparito e tenuto sotto tortura in circostanze oscure, un manipolo di esseri fantastici da sconfiggere e una guardia del corpo accompagnata da una nipote che si sta affacciando alla giovane età dell'adolescenza, proprio come Artemis. Tanti elementi combinati in un pastiche dal respiro poco ampio, decisamente stringato e sbrigativo, soprattutto nella fase di scoperta e approccio tra i due mondi.
Veniamo gettati in una storia non tanto dalla trama cacofonica, quanto dalla regia distratta e confusa, soprattutto per alcune promesse fatte nei trailer di lancio e poi non mantenute a prodotto confezionato (come la misteriosa scomparsa del personaggio di Hong Chau). Non è quindi un problema dettato dai numerosi volti poco noti o che debuttano sulle scene solo ora, e nemmeno di quelli dei più famosi Colin Farrell e Judi Dench, quanto la volontà di racchiudere una storia complessa e dal potenziale non da sottovalutare in una sola ora e mezza scarsa di visione.
Uno dei più grandi strattoni avvertiti dal lettore che ha divorato i romanzi della serie, sta proprio nelle differenze tra la pellicola cinematografica e i romanzi originali, e non sono poche e secondarie. Non sono infatti stati omessi dettagli di poco conto, poiché le carte in tavola sono state talvolta ribaltate di netto. Uno dei principali divari sta nella relazione tra Artemis Fowl I e II, ossia padre e figlio, dove il primo non era a conoscenza dell'esistenza di un mondo magico nei libri, mentre nel film è assolutamente conscio di tutto questo.
Che confusione!
Non funziona la regia, la trasposizione o il genere in sé? Il fantasy troverà difficilmente il suo cammino sul viale del tramonto, essendo da secoli fonte inesorabile e inestimabile di valido materiale da sfruttare e lavorare in tutte le sue sfaccettature. La regia, dal canto suo, ha restituito al pubblico un prodotto di qualità grafica e visiva piuttosto buona e patinata, se valutata da un punto di vista estetico, un po' meno nella resa della trama.
Se infatti la memoria di chi ha letto i romanzi viene tradita da una rielaborazione non accuratissima e un po' "sgangherata", non abbiamo dubbi su quanto vedono i nostri occhi. Un lavoro decisamente buono e accurato nel dettaglio della grande casa di Artemis, accanto alla riproduzione del mondo del Piccolo Popolo, riesce a lustrarci gli occhi e a realizzare un mondo letteralmente fantastico.
Alcuni esempi sono dati dalle creature magiche del sottosuolo, la loro tecnologia o ancora la scena ambientata in Italia dove viene attivata la stasi temporale, rendendo evidente il grande lavoro di post-produzione che, se da un lato ha accompagnato gran parte della realizzazione del film, dall'altra si unisce all'impostazione fittizia e abbastanza innaturale della recitazione, spesso corredata da dialoghi stereotipati e ben poco originali.
Guardando alla trama invece, il problema non sta nella crasi tra mondo reale e sotterraneo, che dà luogo a un universo narrativo chiaro, ma nella resa del nostro eroe, Artemis, colui per il quale dovremmo tifare. Invece la sua presenza sullo schermo diventa quasi pruriginosa, con un'aria saccente e superba che risulta però ingiustificata; questo suo atteggiamento non lo ha preservato dalla scoperta delle attività del padre, che si presume siano illecite e per causa delle quali è ricercato.
Al contrario invece, vorremmo quasi che la dolce Spinella venga liberata, al momento della sua cattura, e che la risoluta Tubero riesca davvero a rimettere in riga il "bulletto" Artemis. Non tutto va come dovrebbe? Ci sentiamo confusi e a disagio per questo sentimento quasi innaturale che ci porta a tifare contro l'eroe principale? Hanno ragione sia gli spettatori, sia la regia, ma quest'ultima in misura minore.
Solo in virtù di eventi successivi a quelli narrati a questo punto della storia, Artemis cambia sempre più il suo approccio e manifesta sentimenti che portano lo spettatore, o meglio il lettore, a distanziarsi da lui, ma non di certo agli esordi. Un ragazzino che sembra quasi la caricatura di se stesso, una storia tra il fantasy e lo sci-fi di spessore davvero risicato e suspence non di certo più elevata.
Apprezziamo la magia degli effetti speciali, ma non quella che la trama poteva (e doveva) trasudare. Qualora venissero prodotti dei sequel a questo titolo, ci sentiamo di dare un consiglio alla regia, per dirla con le parole di Artemis padre: "Che il cammino ti sia propizio".
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