Partiamo da una premessa: ARF! Festival è la MIGLIOR manifestazione fumettistica italiana (e mi tengo stretto); dal 2015, anno della sua prima edizione, ne è passata di acqua sotto i ponti... Personalmente ho partecipato a tutte cinque le edizioni e, sin dalla prima all’Auditorium del Massimo dove per arrivarci mi persi come mio solito, si percepiva un progetto preciso, cosa molto rara ultimamente.
Un viaggio alla scoperta di ARF! Festival
Molto spesso la stragrande maggioranza delle convention fumettistiche sono dei contenitori simili alle vecchie sagre di paese con l’aggiunta di tre o quattro stand con fumettisti, illustratori e poco altro: niente di più che la parola “Comics” nel nome dell’evento; negli ultimi tempi il numero di queste manifestazioni è aumentato a dismisura ma la qualità rimane spesso tra il mediocre e l’inutile.
ARF! Festival, invece, prometteva un percorso nato e sostenuto da fumettisti quindi da persone che hanno frequentato fiere in tutta Italia, prendendo gli aspetti positivi integrandoli con innovazioni e creando un posto dove chiunque faccia, legga o ama i fumetti possa trovare il suo Eden personale. La promessa è stata rispettata.
In pochi anni questa manifestazione si è imposta come un evento culturale imprescindibile dove è possibile partecipare alle Masterclass, incontri con i professionisti più considerevoli e stimati dell’editoria e non solo, un’opportunità professionale per i fumettisti esordienti e non grazie al Job ARF!, scouting e portfolio review con editor di quasi tutte le case editrici più importanti italiane e come una tre giorni di full immersion nel vero mondo del fumetto fatta di incontri e confronti in un clima informale ma estremamente stimolante.
Quindi abbiamo una manifestazione che funziona a tutti i livelli: culturale, lavorativo e commerciale perché all’ARF Festival partecipano case editrici, collettivi e autori che hanno la possibilità di incontrare i lettori, trovarne di nuovi e - ultima ma non meno importante - vendere! Con chi parlarne se non con uno dei fondatori, Daniele “Gud” Bonomo?
Daniele è molte cose: un artista che ha lavorato e lavora per alcune case editrici italiane come Tunuè e Rizzoli, un insegnante ed è anche responsabile del Job ARF!. Chi meglio di lui potrebbe quindi parlarne? Detto fatto.
La prima domanda è quella classica: perché avete deciso di fondare e organizzare una manifestazione come ARF Festival?
Attraverso il coinvolgimento delle autrici e degli autori, delle case editrici e dei lettori con un’offerta di contenuti che accogliesse il Fumetto nella sua totalità, dalle autoproduzioni al mainstream.
Lo staff da quante persone è composto?
Quali sono stati i problemi più grossi che avete dovuto affrontare?
Siete tutti autori: questa cosa vi ha aiutato nell’organizzare ARF? In questo vedo anche un preciso atto politico e sociale, mi sbaglio?
Da autore che partecipa fin dalla prima edizione devo dire che ogni anno c’è stato un miglioramento: dalla location agli spazi alle mostre. In un paese dove spesso tutto rimane cristallizzato e dove si evita di rischiare, il vostro modus operandi appare decisamente fuori dagli schemi. Quest’anno sarebbe stata la prima volta nel nuovo spazio espositivo, ci sarebbero state altre novità?
Avete sempre dato grande importanza alle autoproduzioni e allo scouting; questo da cosa nasce?
Nella situazione attuale tutte le manifestazioni sono o rimandate o cancellate, come avete vissuto e vivete questo momento?
Parliamo propio di quella splendida idea che è #ComeViteDistanti: come è nata? Ad oggi (fine maggio) avete contribuito, con i preorder, a donazioni pari a 60000€. È una cifra enorme, vi aspettavate questo risultato?
Il giorno dopo eravamo in videochiamata a cercare di dare una forma a questa cosa. Gli abbiamo dato un nome e abbiamo definito un metodo. Da quel momento Mauro Uzzeo ha fatto squadra con Francesco Artibani, Katja Centomo e Giovanni Masi per buttare giù un soggetto. Eravamo tutti d’accordo su una cosa: sarebbe stata una storia fatta di tante storie, da leggere online ogni giorno per far crescere la curiosità e invitare costantemente i lettori a preordinare il volume. Qualche giorno dopo, Mauro ci ha raccontato l’idea alla base del racconto (che non sveleremo per evitare spoiler!) e da quel momento abbiamo cominciato ad abbinare i nomi alle tavole. Poi un giorno siamo partiti. Tavola uno, Gipi(!) L’aspetto più importante di questo progetto è chiaramente la donazione. In questo gioca un ruolo chiave l’azienda PressUP, già partner di ARF! da diverse edizioni, che stampando il volume a titolo gratuito ci permette di indirizzare tutti i proventi del libro alla raccolta fondi dello Spallanzani.
Pensando a tutto quello che avete fatto e passato per organizzare ARF! vi siete mai detti “ma chi ce l’ha fatta fare”?