Apocalypse Now: l'orrore della guerra secondo Coppola

Apocalypse Now, il cult di Francis Ford Coppola: dalle ostilità del governo americano alla complessa gestione di un cast fuori dai canoni.

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Il 15 agosto 1979 le sale cinematografiche americane accolsero Apocalypse Now. Quattro decenni che hanno visto il film di Francis Ford Coppola diventare un vero e proprio cult, simbolo di quella New Hollywood che sul finire degli anni ’70 stava rivoluzionando il modo di intendere il cinema, non solo dal punto di vista degli spettatori, ma soprattutto da parte di chi creava queste storie su pellicola. Erano gli anni in cui il grande schermo raccontava Il Padrino, Star Wars e Alien, in cui gran parte del gusto moderno del cinema stava muovendo i primi passi, grazie alle intuizioni di nomi divenuti leggenda come Lucas, de Palma e Scorsese, una cerchia di cineasti a cui apparteneva meritatamente anche Coppola. Viene da chiedersi se l’allora quarant’enne Coppola si sarebbe imbarcato in quello che divenne un vero calvario per realizzare questo cult, ma è anche grazie ad Apocalypse Now che viene considerato un simbolo del cinema di quegli anni.

Sembra destino che tutti i cult usciti in quegli anni siano stati accompagnati da una sorta di maledizione, una condanna che si è abbattuta su coloro che li hanno realizzati. Lucas con Star Wars ebbe tracolli nervosi e un divorzio, il Dune di Jodorowsky non vide mai la luce e Blade Runner era considerato da tutti un set tossico su cui lavorare. A Coppola non andò certo meglio, considerato che lavorare ad Apocalypse Now fu per lui un’esperienza intensa e stravolgente. Un vissuto personale che è parte integrante del mito di questo cult immortale.

L’orrore, l’orrore

Bisogna anzitutto tributare a Coppola il merito di avere voluto affrontare un tema estremamente delicato per la società americana del periodo: la guerra del Vietnam. Ferita mai veramente sanata, che non ha solo colpito gli States durante il suo svolgimento, ma che ha infestato con il suo fantasma l’esistenza di un’intera generazione di americani, come raccontato in film del calibro di Platoon, Full Metal Jacket, Rambo e Forrest Gump. Il Vietnam divenne per gli americani la prima manifestazione fisica della Guerra Fredda, di una contrapposizione ideologica che dopo avere invaso gli incubi degli statunitensi con la paura dell’olocausto nucleare si concretizza nel reale, con una guerra vera e spietata, disumana.

Per anni dopo il Vietnam la parola ‘veterano’ in America era portatrice di un senso di disagio e vergogna, ma nei giorni immediatamente successivi alla fine del conflitto era un vero e proprio tabù. Eppure, Coppola era intenzionato a raccontare questo orrore sin dai primi anni ’70, rendendo l’inferno della giungla asiatica il teatro di una sua personale rivisitazione di Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. D’altronde, il romanzo di Conrad rappresentava un antesignano dello spirito critico con cui Coppola affrontò questo capitolo di storia americana.

Ambientato a fine ‘800, Cuore di Tenebra era una critica alla mentalità colonialista del periodo, dove lo sfruttamento delle colonie veniva perpetrato con ferocia. Conrad immagina la sua storia come la ricerca da parte di Marlow, dipendente di una compagnia commerciale belga, di un collega, Marlow, sparito nella foresta del Congo, durante una spedizione per trovare nuovi approvvigionamenti per i commerci della compagnia. Risalendo il Congo, Marlow si trova infine al cospetto di Kurtz, divenuto folle e postosi a capo di una comunità di selvaggi, su cui domina dispoticamente. Un ritratto spietato delle pecche del colonialismo europeo, le cui conseguenze sembrarono ritornare all’interno della politica intervenzionista americana nel secondo dopoguerra, ispirando Coppola nella sua visione per Apocalypse Now, come confermò lo stesso regista:

“Mentre lo stavo dirigendo, non avevo con me una sceneggiatura, ma portavo sempre con me un’edizione tascabile della Penguin di Cuore di Tenebra con tutte le mie sottolineature, ho realizzato il film grazie a quello”

La tendenza americana a imporre una propria presenza, per quanto presentata dietro nobili ideali, era sempre più manifesta nella seconda metà del ‘900, giungendo al suo culmine proprio con l’intervento in Vietnam. Una decisione che in patria venne accolta con manifestazioni di protesta e che divenne la scintilla vitale di Apocalypse Now, anche se l’intuizione di trasporre Cuore di Tenebra nelle asfissianti foreste  vietnamite non fu di Coppola, ma dello sceneggiatore John Milius (Un mercoledì da leoni, Conan il Barbaro, Caccia a Ottobre Rosso). Milius, sin da fine anni ’60, aveva intuito come l’opera di Conrad potesse adattarsi alla Guerra in Vietnam, e dietro il consiglio di due cari amici, Steven Spielberg e George Lucas, aveva iniziato a scrivere una sceneggiatura in tal direzione, che venne pagata da Coppola, intenzionato a produrre un eventuale film, con l’accordo che la regia sarebbe stata affidata a George Lucas.

Il lavoro di Milius fu fortemente influenzato, oltre che dall’opera di Conrad, dalle notizie che arrivavano dal fronte vietnamita. Racconti crudi di soldati rimpatriati e reportage della stampa che svelavano retroscena di efferata crudeltà e follia da parte della forze militari americani stimolarono la creatività di Milius. Completata la sceneggiatura, fu la Warner a interessarsi alla realizzazione del film, affidandosi a Lucas, che voleva trasformare l’idea di Milius in commedia dai toni dark, da realizzarsi dopo i suoi due progetti in corso d’opera: L’uomo che scappò dal futuro e Star Wars. La lunga lavorazione del secondo, però, assorbì totalmente Lucas, che pur avendo già individuato nelle Filippine il luogo ideale per le riprese, dovette rimandare a oltranza l’inizio della produzione.

Sino al 1974, quando Coppola, temendo che non si realizzasse il film, cercò di convincere Milius o Lucas a dirigere Apocalypse Now, ma incassate i loro rifiuti prese una decisione inattesa: avrebbe diretto lui il film. George Lucas, in compenso, viene omaggiato nel film con la presenza di un ufficiale con il suo nome, interpretato da Harrison Ford, che all’epoca sta lavorando proprio con Lucas in Star Wars, dove intrepretava il contrabbandiere Han Solo.

Affrontare il nemico in patria

Il primo scoglio affrontato da Coppola fu il più inatteso: la sua stessa nazione. A onor del vero, il regista avrebbe dovuto aspettarsi una certa resistenza da parte di certi ambienti, considerato come l’idea del suo film venisse considerata essenzialmente come una denuncia contro la guerra, anche se nella visione del regista Apocalypse Now non rispetta le caratteristiche di una pellicola no-war:

“Nessuno vuole girare un film a favore della guerra, tutti vogliono realizzare pellicole contro la guerra. Ma un film anti-guerra, ho sempre pensato, dovrebbe essere come The Burmese Harp, qualcosa ricolmo di amore, pace, tranquillità e felicità. Non dovrebbe avere sequenze di violenza che possano suscitare sete di violenza. Apocalypse Now ha scene eccitanti di elicotteri che attaccano gente innocente. Questo non è anti-guerra”

Nonostante questa visione di Coppola, gli ambienti militari americani non videro di buon occhio il suo film, facendo di tutto per ostacolarlo. Per quegli anni, l’idea del regista era troppo scomoda al punto che quando durante le riprese nelle Filippine la troupe dovette affrontare diverse difficoltà, non venne fornito alcun sostengo da parte del governo americano, che cercava di ostacolare in ogni modo questo progetto. Come se non bastasse, l’amministrazione Carter cercò in ogni modo di esercitare pressione sul govero filippino, che avevano invece accolto Coppola sostenendolo e fornendo anche materiale bellico per rendere più verosimile il tutto.  Una vera necessità, considerato che il fulcro narrativo di Apocalypse Now era la caratterizzazione dell’elemento bellico, richiamando i momenti più drammatici della guerra del Vietnam.

Memore della storia di Cuore di Tenebra, nel film di Coppola seguiamo la missione del capitano Benjamin Willard (Martin Sheen), ufficiale duramente colpito dalla violenza conflitto, inviato a eliminare il colonello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), militare che nonostante il divieto dei suoi superiori ha avviato una propria guerra personale conto il nemico vietnamita, dopo avere creato una comunità di ufficiali americani e ribelli locali che lo venerano come un semidio. Contrariamente a Cuore di Tenebra, in cui Marlow doveva riportare al campobase Kurtz, in Apocalypse Now si introduce l’elemento dell’eliminazione fisica di Kurtz, elemento chiave nell’economia narrativa della pellicola, che si fonda sulla disumanizzazione causata dalla guerra, del modo in cui la natura ferina dell’uomo emerge.

Fu proprio questo dettaglio a rendere inviso agli ambienti militari americani il film di Coppola, che, come detto, tentarono ogni strada pur di non impedire la realizzazione di Apocalypse Now. Se affrontare l’avversità degli ambienti sociali fu una prova di determinazione, trovare il cast per dare vita a questo fu decisamente più arduo. Dopo avere avvicinato nomi come Steve McQueen, Clint Eastwood, Orson Welles e Al Pacino, Coppola riuscì a convincere attori di una certa rilevanza come Robert Duvall, Dennis Hopper e Marlon Brandon, non immaginando quanto queste scelte avrebbero complicato non poco la sua produzione.

Un set infernale

Tutti coloro che hanno preso parte alla lavorazione di Apocalypse Now condividono un ricordo: l’eccesso della produzione. Non solo per l’incredibile budget stanziato, ma per la vita che veniva condotta sul set, in cui alcol e droghe erano all’ordine del giorno, complicando una lavorazione già afflitta da avversità climatiche e malattie tropicali, che dilatarono oltremodo i lavori. Con un Coppola disperato, costretto ad accendere mutui sulla casa per avere più budget e che dallo stress arrivò all’orlo del suicidio. Non giovò alla sua salute mentale dover gestire personalità complesse come Brando e Hopper, che con i loro eccessi resero il set una vera follia. Al punto che Doug Clayborne, assistente alla produzione con un passato da militare nel conflitto del Vietnam, raccontò:

“L’albergo in cui era alloggiata la troupe era il regno delle feste.  Intorno alla piscina erano allineata centinaia di birre, c’erano gente che si tuffava direttamente dai tetti, si respirava follia tutto il giorno”

Un ambiente delirante, dove la follia di Dennis Hopper, che lavorava sotto il costante effetto di alcol droghe, coinvolse anche il giovane Lawrence Fishburne, che dopo avere mentito sull’età pur di recitare in questo film, si ritrovò travolto da questo clima di eccessi sviluppando una dipendenza dalle droghe.

Dopo avere licenziato Harvey Keitel poco prima dell’inizio delle riprese, Coppola assunse Martin Sheen. All’epoca l’attore stava cercando di curare la sua dipendenza dall’alcol, una situazione che Coppola volle sfruttare per la scena iniziale, in cui Willard è ubriaco in albergo. Per l’occasione, il regista costrinse Sheen a ubriacarsi e non dormire per due giorni, in modo da ottenere un effetto convincente, regalando un momento di grande cinema, ma che fu parte di una fatica per l’attore che culminò con un infarto. Le condizioni di salute di Sheen si aggravarono al punto che per terminare le riprese, Coppola utilizzò il fratello di Sheen, Joe Estevez.

Per il colonello Kurtz, Coppola volle Marlon Brando, attore che aveva scritto grandi pagine del cinema americano, ma che era oramai in fase calante. Il suo talento, tuttavia, era considerato un valore importante per caratterizzare Kurtz, ma questa speranza di Coppola si rivelò una delusione. Quando Brando si presentò sul set, era obeso e non riusciva a imparare le batture del copione, costringendo Coppola a suggerirgli le battute tramite un auricolare e riprendere l’attore in costante penombra in modo da non fare trasparire il suo stato fisico.

Quello che traspare dalle testimonianze di chi collaborò alla realizzazione di Apocalypse Now è un quadro quasi irreale. Coppola era deciso da ottenere il massimo senso di realismo dai suoi attori, al punto di utilizzare rifiuti e topi morti per dare all’eremo di Kurtz un senso di marcescenza che aiutasse gli attori a immedesimarsi nel ruolo, nonostante le proteste della moglie di Martin Sheen che si disse scandalizzata. Sensazione condivisa dalla polizia locale quando emerse che per certe scene Coppola usava cadaveri veri, apparentemente forniti da un giovane studente di medicina che millantò di avere accesso a corpi per uso medico, ma in breve si scoprì che in realtà il ragazzo recuperava i cadaveri dai cimiteri locali. Una scoperta fatta dalla polizia, che trattenne la troupe come complici, prima di avere appurato l’innocenza di Coppola e dei suoi collaboratori.

 L’eredità di Apocalypse Now

Il calvario vissuto da Coppola per realizzare Apocalypse Now terminò dopo due anni di postproduzione. La prima presentazione del film venne fatta a Los Angeles nell’aprile del 1979, ottenendo scarso apprezzamento dai presenti. Prima della prevista proiezione al Festival di Cannes, Coppola decise di azzardare una proiezione riservata ad alcuni critici, ma la sua speranza di ricevere pareri positivi si infranse quando diversi giornalisti anticiparono opinioni decisamente sprezzanti del lavoro di Coppola.

Di tutt’altro avviso le reazioni suscitate durante il Festival di Cannes, da cui Coppola tornò con la Palma d’Oro come miglior film. Un premio che destò non poco scalpore, considerato che per la prima volta alla kermesse francese venne presentato un film non ancora completato, e che Coppola non perse l’occasione della tradizionale conferenza stampa per attaccare i giornalisti che lo avevano attaccato durante la lavorazione del film oltre ad avere dato pareri sfavorevoli sul risultato finale basandosi su un work in progress.

Opinioni che all’epoca penalizzarono Apocalypse Now, che, come altri film del periodo, divenne un cult nei decenni successivi. Con l’uscita di nuove versioni, a cui Coppola stesso lavorò per dare al suo lavoro la forma definitiva, nuove generazioni di spettatori si avvicinarono a Apocalypse Now, apprezzandone non solamente la dinamica visiva, ma il messaggio contenuto nella narrazione di Coppola, veicolato al meglio dai dialoghi e dalle azioni dei suoi protagonisti.  Eppure, già alla sua uscita Apocalypse Now fece scuola, grazie alla realizzazione di scene storiche come l’assalto degli elicotteri sulle note della Cavalcata delle Valchirie, pagine di cinema che hanno segnato l’immaginario collettivo, che le ha metabolizzate come fotografie di uno scenario bellico tra i più cruenti della storia.

Leggi altri articoli