La notte tra il 12 e il 13 marzo, tra i meritati trionfi di Everything Everywhere All At Once, c'è un film che in punta di piedi porta a casa un'importante statuetta. Pinocchio di Guillermo del Toro vince il premio come Miglior Film d'Animazione agli Oscar 2023.
Tra le nomination agli Academy Awards, la categoria dell'animazione vede diversi titoli la cui presenza è sicuramente attesa e meritata, ma in realtà non scontata o banale come sembra per via di un tenore diverso, soprattutto in una cerimonia che non riesce ancora a fuoriuscire da certi schermi, e in cui questa importante parte del cinema rappresenta ancora un tasto dolente. Forse, con i candidati di quest'anno, è giunta l'ora in cui ci si rende davvero conto che un film d'animazione può essere molto più di un racconto per bambini?
Animazione gli Oscar 2023: la rivalsa che stavamo aspettando
- "Animation is cinema"
- Red: come educare al cambiamento
- Pinocchio e Il Gatto con gli Stivali 2: fiabe per adulti
"Animation is cinema"
Purtroppo, in certe circostanze, sembra ancora doveroso specificare la natura dell'animazione, la quale è una tecnica e non un genere. Il vero sogno sarebbe quello di non avere una categoria a parte agli Oscar, in quanto questa separazione accentua ancor più il terribile luogo comune dei prodotti cinematografici per bambini, una ferita aperta brutalmente anche durante le premiazioni dello scorso anno. Sembra quasi dare per scontato che per assistere alla vittoria di un film animato sia necessario creare un contesto apposito, di cui se ne apprezza una "bellezza" in senso lato, come se anch'esso non fosse composto da fotografia, regia, comparto sonoro e via dicendo.
Fatta questa premessa, l'Animazione agli Oscar 2023 vede comunque un piccolo raggio di luce: alcuni film candidati hanno davvero qualcosa in più, non solo per quanto riguarda la realizzazione tecnica, ma anche per i temi più maturi del solito. Per esempio, Il mostro dei mari parla del diverso e dell'amicizia che può nascere tra due nemici. Altri film nominati si allontanano da argomenti di formazione già visti, per trattarne altri meno scontati e più profondi, talvolta nemmeno troppo vicini all'età infantile, andando dunque a sfatare il grande falso mito del "genere per bambini", ancora troppo diffuso persino nell'industria cinematografica stessa.
Red: come educare al cambiamento
L'inizio del 2022 vede l'arrivo di Red su Disney Plus, 25° lungometraggio della Pixar diretto da Domee Shi. Nonostante il successo, una fetta di pubblico non avvezza alle novità lo considera troppo distante dalle storie d'avventura tipiche dello studio d'animazione. Quest'ultimo, in realtà, si sta ponendo proprio l'obiettivo di trovare una strada differente: prima con Luca, poi con Soul. Lo scalpore più grande nasce dal fatto che l'opera sia una grande metafora della pubertà femminile, che ovviamente non esclude i mutamenti fisici e l'arrivo del primo ciclo mestruale. Folle di genitori si oppongono alle scene che mostrano gli assorbenti, additando Red come diseducativo.
Eppure il film della Pixar ha addirittura un duplice dono: formare i più piccoli e accompagnarli nella crescita, ma anche educare (o rieducare) gli adulti, magari proprio quegli stessi genitori che impareranno a non ignorare i cambiamenti dei propri figli e a parlare e dialogare con loro, senza certi filtri spesso dettati dalla convinzione che per proteggere sia necessario censurare. Quella del Panda Rosso è una chiara metafora di accettazione non solo degli sconvolgimenti del corpo ma anche delle nuove emozioni in arrivo, più forti, più impetuose, che coinvolgono anche i più grandi. Red è un grande esempio di come un film d'animazione sia adatto ad un pubblico eterogeneo, con il suo obiettivo di aprire pian piano la mente dei bambini e il cuore degli adulti, e lo fa con una tecnica animata incredibile, a tratti diversa (ed è un bene), che nulla ha da invidiare ai grandi classici della Pixar.
Pinocchio e Il Gatto con gli Stivali 2: fiabe per adulti
Ecco che arriva il vincitore della categoria di quest'anno. Pinocchio di Guillermo del Toro è un validissimo prodotto d'animazione, arrivato su Netflix alla fine del 2022 e da subito ben accolto dal pubblico e dalla critica (qui la nostra recensione). La tecnica della stop-motion è senza dubbio tra le più apprezzate, un ponte tra il vecchio e il nuovo, un modo per non abbandonare mai "l'arte dei pupazzi" e l'amore per i set costruiti, coniugando poi la computer grafica, per una qualità estetica sempre più elaborata. La troviamo anche in Marcel in the Shell with Shoes on, altro valido candidato agli Oscar. In un anno strapieno di omaggi alla fiaba di Pinocchio di Collodi, questa è la versione più convincente, in grado di raccontare una storia diversa senza abbandonare il suo grande riferimento.
Anche con Il gatto con gli stivali 2: L'ultimo desiderio si entra nel mondo delle fiabe, con un intreccio in cui esse si mescolano tra loro, creando una storia tutta nuova. È la medesima dinamica presente in Shrek, saga cinematografica di cui quella del Gatto è un piacevole spin-off. Ciò che colpisce subito è il cambiamento radicale dello stile d'animazione, non solo rispetto alle altre opere della DreamWorks ma anche nei confronti del primo capitolo del 2011. Questo aspetto rinnovato omaggia molto l'arte figurativa, creando effetti visivi suggestivi. Guizzi artistici sarebbero quasi sprecati per un bambino che non ne apprezza la realizzazione. Non è forse questa l'ennesima prova che l'animazione possa essere apprezzata anche da un adulto?
Curiosamente, entrambe le opere decidono di trattare il tema della morte. A differenza di molti film d'animazione (pensiamo ai vecchi classici Disney) in cui personaggi "non ci sono più" e basta, qui la dipartita prende forma attraverso due inquietanti personificazioni: una sfinge alata in un caso, un lupo nell'altro. Stavolta lo spettatore è portato a conoscere la morte stessa, non in maniera brutale e cruda agli occhi di un bambino, ma comunque in modo profondo come solo un adulto può provare ad accogliere. In fondo, l'essere umano maturo è l'unico che si interroga davvero sul senso della vita e della morte, e che dunque può fare davvero proprie opere simili.
La vittoria di Pinocchio per l'Animazione agli Oscar 2023 può essere un grande passo verso una consapevolezza: un film animato può abbracciare davvero chiunque. Può incantare i più piccoli aprendo loro una piccola finestra sul mondo, e può donare allo spettatore più maturo una lettura nuova di una fiaba con cui egli è cresciuto, sorprendendolo con spunti di riflessione che non si aspetterebbe mai.