Prime impressioni su Andor: l'origine oscura della Ribellione

L'anteprima di Andor mostra le origini sanguinanti della Ribellione

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a cura di Manuel Enrico

C’è sempre una certa ansia quanto ci si avvicina a una serie ambientata nella galassia lontana, lontana di Star Wars. L’incredibile exploit della prima stagione di The Mandalorian ha proiettato i fan della saga verso una determinata visione della nuova era del franchise, che è stata in seguito fortemente ridimensionata dall’uscita di The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi. Fan storici hanno percepito un senso di smarrimento, se non di autentico distacco, ma non si può trascurare che l’arrivo di una nuova serie legata al franchise susciti sempre curiosità. È con questo carico di responsabilità che il prossimo 31 agosto farà il suo esordio su Disney Plus Andor, nuova serie live action di Star Wars dedicata a Cassian Andor, di cui abbiamo visto un'anteprima composta dai primi quattro episodi.

Come accaduto per Obi-Wan Kenobi, anche per Andor si è scelto di focalizzarsi sul periodo dell’Ascesa dell’Impero, gli anni cui dopo la caduta della Repubblica vista in La Vendetta dei Sith il potere di Palapatine si è consolidato. Sviluppato principalmente in contesti come l’animazione e il fumetto, questa sera di transizione tra la Trilogia Prequel e la Trilogia Originale sembra esser divenuto ora una parentesi della cronologia di Star Wars particolarmente florida per gli sceneggiatori. Sul piano cinematografico, questa era è stata solo rapidamente scalfita, un assaggio che ha visto in Rogue One  (2016) la sua forma più cruda e disillusa. Citiamo il prequel di Gareth Edwards non a caso, considerato che proprio in quello che, per chi scrive, resta la miglior produzione cinematografica moderna di Star Wars compare per la prima volta Cassian Andor.

L'anteprima di Andor mostra le origini sanguinanti della Ribellione

Andor sarà a tutti gli effetti un prequel di Rogue One, di cui mantiene l’impostazione narrativa. Abbiamo avuto modo di vedere in anteprima i primi quattro episodi, un assaggio sufficiente per comprendere come il tono che è stato dato a questa serie sia fortemente radicato nella grammatica emotiva di Rogue One. Ripensando all’esordio di Cassian nel franchise, è difficile non riconoscere al personaggio interpretato da Diego Luna un separazione netta dagli eroi tradizionali della saga, concepiti come assolutamente buoni in contrapposizione a villain altrettanto graniticamente ritratti come il male per eccellenza. Cassian, all’interno dell’economia del war movie di Gareth Edwards, risultava essere una figura grigia in questa radicata bicromia, un uomo che pur agendo per i ‘buoni’ non esita a ricorrere a metodi tutt’altro che eroici, conscio di come gli idealisti possano risultare eroici perché nelle ombre qualcuno prende le decisioni meno etiche in loro vece.

Questo tratto del personaggio era essenziale in Rogue One, utilizzato in modo ragionato per dare enfasi alla storia, ma lasciando comunque la curiosità di scoprire come Cassian avesse maturato questa sua visione della vita. Se l’altra protagonista del film, Jyn Erso, aveva trovato una maggior costruzione emotiva grazie al romanzo canon Catalyst e in alcuni passaggi della novelization di Rogue One, l’anomalia rappresentata dalla figura di Cassian era rimasta un affascinante e promettente interrogativo su cui i fan della saga erano pronti a far luce. E Andor è la risposta a questa curiosità, una conferma necessaria, visto gli ultimi esiti delle serie del franchise, che Star Wars ha ancora molto da offrire, a patto di affidare la produzione a narratori competenti.

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In continuità a Rogue One, lo sceneggiatore Tony Gilroy è tornato in veste di showrunner per Andor, scelta ottima che ha consentito di mantenere la serie sulla giusta traccia emotiva percepita nel primo incontro con Cassian Andor. Gestire un prequel, specialmente se inserito all’interno di una continuity serrata come il Canon di Star Wars, non è semplice, eppure i primi quattro episodi di Andor hanno mostrato come la costruzione del passato del tragico personaggio sia stata curata minuziosamente. La sensazione non è tanto di assistere a un ricordo, quanto di esser partecipi di una origin story di un personaggio di cui, potenzialmente, possiamo ignorare le sorti future. Pur sapendo che questa serie è la base emotiva delle scelte future di Cassian, della sua scelta di divenire un operativo dell’Allenza Ribelle, nel seguire questa sua parentesi della sua vita percepiamo essenzialmente il suo senso di estraneità a una galassia che lo ha separato dalla sua famiglia, dal suo mondo.

Dire di più ora sarebbe ingiusto per chi attende con ansia Andor, ma si può confermare come la valorizzazione emotiva dei tratti più cupi dell’animo di Cassian sia stata bene calibrata, sia in termini narrativi che recitativi, grazie alla sentita interpretazione di Diego Luna.

Non la solita avventura di Star Wars

L’anteprima che abbiamo potuto vedere ha ribadito una nuova tendenza della serialità di Star Wars, nato proprio in Rogue One: il dramma. Nelle precedenti iterazioni della saga, l’elemento avventuroso era predominante, ed è stato solo nel film di Edwards che si è mostrato per la prima volta una volontà di andare oltre la costruzione idealista tipica del franchise, mostrndo un universo di sfumature, in cui il confine tra bene e male è stato fortemente riscritto, rendendolo più concreto. Andor si muove su questa medesima rotta, mostrando un lato della saga di Star Wars lontano dalla poesia e dall’avventura dei precedenti capitoli, basandosi essenzialmente sulle conseguenze, sociali e umane, degli eventi raccontati al cinema. Un'identità precisa che ha trovato eco anche nelle tecniche realizzative delal serie, al punto che si è deciso di non utilizzare il volume LED stage, la tecnica usata in altre produzioni seriali di Star Wars che consente di inserire manualmente degli sfondi in tempo reale, solitamente per contenere i costi. Questa tecnologia non consente di utilizzare una gramma cromatica uniforma e specifica, aspetto centrale in Andor, dove si percepisce una grana fredda e cupa che rispecchia l'interiorità dei personaggi e l'atmosfera rigida di questo periodo della saga.

Sotto questo aspetto, Andor rappresenta un momento centrale nella storia di Star Wars. Non solo perché consente di mostrare un personaggio, Cassian Andor, profondamento diverso dai tradizionali volti del franchise, ma perché ci guida alla scoperta di una realtà disperata e sofferente, mostrandoci in modo umano e concreto, le radici della Ribellione. Come per Rogue One, anche Andor si distacca dai tipici tratti della narrazione di Star Wars, privandosi di momenti di alleggerimento ironico o di situazioni leggere, concentrando tutta la sua natura su una graffiante sensazione di oscurità e oppressione, una tappa essenziale e mai affrontata della lunga vita di Star Wars.

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