La prima stagione di American Gods quando uscì, due anni or sono, creò un acceso dibattito fra gli appassionati che contrappose i fan del libro originale di Neil Gaiman agli estimatori dell'estetica "fuori di testa" e curata maniacalmente dallo showrunner Bryan Fuller (Hannibal) nella quale alcuni videro un blando e pomposo esercizio di stile senza reale sostanza sotto. Noi ci siamo posti nella prima categoria nella nostra recensione finale, ammaliati da sequenze immaginifiche e dalla grande potenza metaforica di alcune scene, tremendamente potenti nel contesto contemporaneo statunitense.
Peccato che la produzione della seconda stagione sia stata un vero inferno, segnata prima dall'abbandono dei due creatori e showrunner per divergenze produttive - tanta arte visiva costa un occhio della testa -, seguiti dall'attrice Gillian Anderson (Media nella serie) e poi anche da Jesse Alexander a metà dei lavori. Ad oggi, a vedere l'imponente première, non si direbbe che lo show sia passato attraverso un simile calvario per arrivare sui nostri schermi, perché è un ottimo ritorno in scena per Shadow Moon (Ricky Whittle) e Mr. Wedsneday/Odino (Ian McShane) che mantiene uno spettacolo visivo impressionante e unico nel panorama televisivo. Ma come un libro non si deve giudicare dalla sua copertina, così una serie Tv non può essere riassunta con i soli valori produttivi del suo episodio pilota.
The House on the Rock è un episodio di ritorno che fa più da grande riassunto per gli spettatori che dopo due anni possono fare fatica a ricordare lo sterminato cast (o dobbiamo chiamarlo pantheon?) di divinità presentate nella scorsa stagione. Finalmente riunite sotto l'imponente tetto della House on the Rock nel Wisconsin, una reale attrazione turistica ricolma di memorabilia di stampo barocco. I prop di scena della location si sposano perfettamente con la fotografia saturata della serie, la quale trova nella sequenza del carosello il momento migliore della puntata, in un tripudio di immagini lisergici e colori fiammanti sullo schermo.
La puntata si concentra nell'avvicinare queste antiche divinità cadute (fra cui spicca un Orlando Jones (Anansi) in splendida forma, anche con sembianze di semi aracnide) trovando nel personaggio di Shadow il collante sia per donare fiducia a queste entità, sia per innescare la prima miccia della guerra fra vecchie e nuovi dei. Questi ultimi compaiono per poco tempo e quasi esclusivamente con la figura imponente di Crispin Glover (Mr. World) il quale tira fuori gli attributi attoriali nel poco minutaggio a lui concesso.La puntata si chiude con l'apertura delle ostilità fra le due fazioni in un'altra impressionante sequenza che fa il verso alle sparatorie domestiche che affliggono la quotidianità americana negli ultimi anni, e la promessa di fare sul serio dal prossimo episodio.
Nonostante l'imponente presentazione, in questa prima puntata si avvertono le prime avvisaglie dei problemi della stagione: in particolare il personaggio di Bilquis (Yetide Badaki) e la sua ambiguità all'interno degli schieramenti. Sappiamo già dalla prima stagione la sua affiliazione con i gli antagonisti e il suo ruolo di spia, ma vederla vuotare il sacco fin da subito durante la riunione non ha alcuna ripercussione sulla trama né sembra aver sortito alcun interesse nei protagonisti. Altri elementi messi in disparte, che in questo caso fanno da sfondo o quasi, è la coppia formata dal leprecauno Mad Sweeney e la redidiva Laura Moon, che se non per qualche battuta e piccola gag, non hanno al momento alcun impatto narrativo e la loro presenza sembrava quasi forzata.
Al momento si sa che quasi la metà degli script sono stati curati dagli autori originali e seguiti anche dallo stesso Gaiman, il che lascia trasparire molteplici dubbi sul resto della stagione, specialmente se ci hanno messo mano così tante persone diverse. Noi siamo aperti ad eventuali smentite, ma lo scenario non sembra dei migliori, nonostante sia fresca fresca la notizia del rinnovo per la terza stagione.
Se avete già recuperato il libro e state guardando la versione televisiva, perché non recuperare quella fumettistica?