Aliens - Scontro Finale: quando Cameron dichiarò guerra agli xenomorfi

Aliens - Scontro Finale: marines spavaldi, coloni in pericolo e xenomorfi in libertà. La visione di James Cameron del mito dei letali alieni.

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a cura di Manuel Enrico

Il 18 luglio del 1986 usciva nelle sale americane Aliens – Scontro Finale. Con l’arrivo di Alien al cinema nel 1979, l’immaginario fantascientifico si era arricchito di un nuovo protagonista. Il mostro dello spazio reso celebre dal film di Scott, infatti, divenne subito un volto familiare e amato dal pubblico, in un’epoca in cui la fantascienza stava mostrando la propria valenza sul grande schermo, declinandosi in diverse espressioni. Alien era la paura del cosmo inesplorato, il timore che il non esser soli nell’universo fosse più una condanna che una speranza, ma questa sua caratteristica venne rielaborata nel più apprezzato dei suoi seguiti, Aliens – Scontro Finale.

Riportare al cinema gli xenomorfi

Dopo l’ottimo risultato di incassi del primo capitolo, la Brandywine Production non voleva perdere tempo e decise di realizzare immediatamente un seguito di Alien, contando sul supporto di Alan Ladd Jr, all’epoca presidente della 20th Century. Nel 1979, però, Ladd lasciò la major durante il passaggio di proprietà, e la nuova dirigenza non era particolarmente propensa a realizzare un seguito di Alien. Le perplessità erano legate principalmente al peso di una nuova produzione così complessa sulle casse dell’azienda, pur essendo un prodotto che godeva della considerazione dei piani alti.

Questo arresto non scoraggiò però David Giler, Walter Hill e Gordon Carroll, che nonostante una causa intentata a Fox legata ai profitti di Alien, continuarono a pensare ad un seguito. A loro si unì anche Larry Wilson, che iniziò a lavorare ad uno scritp per Alien II. È in questo momento che sulla strada degli xenomorfi compare una delle figure chiave della saga: James Cameron.

Il caso vuol che mentre Wilson sta lavorando ad Alien II riesca a leggere la sceneggiatura della nuova idea di James Cameron, Terminator. Dopo la lettura, Wilson non ha dubbi: Cameron è la persona giusta per dirigere Alien II. Cameron era un appassionato del primo Alien, e quando gli venne offerta la possibilità di lavorare al seguito, reagì isolandosi dal mondo per quattro giorni per scrivere una prima bozza di trama. Le 45 pagine scritte da Cameron non convinsero però la Fox, che frenò il progetto perché convinta che il buon incasso di Alien non fosse però sufficiente per motivarne un seguito.

Mentre la Fox faceva resistenza, Cameron si trovò bloccato anche nella realizzazione di Terminator, visto che Schwarzenegger, per un precedente accordo per girare Conan il Distruttore, non poteva essere presente anche sul set di Terminator, causando un ritardo di nove mesi. Cameron non si scoraggiò, e dedicò questo tempo alla stesura di un nuovo script di Alien II, che iniziò a chiamare Aliens. Mentre stava ancora lavorando a questo script, Cameron ottenne il supporto del nuovo presidente di Fox, Larry Gordon, che fece una scommessa con il regista: se Terminator fosse andato bene al box office, allora Cameron avrebbe avuto la sua occasione con gli xenomorfi.  Una sfida che stimolò Cameron a dare il meglio di sé, ma che al contempo lo portò a vedere Terminator come un progetto da cui poter attingere degli elementi da riutilizzare anche in Aliens.

Terminator, come è noto, fu un successo. Gordon fu di parola e consentì a Cameron di girare il seguito di Alien, affiancato dalla produttrice Gale Ann Hurd. In questa fase, a Cameron fu consentito di segnare l’evoluzione dell’universo di Alien.

Arrivare dove nessuno xenomorfo era mai giunto prima

Nel primo capitolo della saga, per quanto O’Bannon avesse immaginato un mondo ricco di dettagli, Scott si era giustamente focalizzato sulla bestia aliena e la sua sfida agli umani, attirando l’attenzione degli spettatori principalmente su un piano emotivo, lasciando il mondo in cui si muovevano i protagonisti accennato e poco definito. Cameron aveva ora la possibilità di dare vita ad un film che non solo rendesse merito ai protagonisti, ma che fosse ambientato in un mondo più concreto, realistico.  La sua idea era quella di distaccarsi da Alien, scegliendo un approccio differente.

Il taglio innovativo dato da Cameron ad Aliens – Scontro Finale si percepisce nel modo in cui sono i personaggi, che vengono maggiormente definiti e resi centrali nella storia. Non a caso, gran parte del primo atto del film è dedicato all’approfondimento di Ripley e al suo ritorno all’interno della società umana, dopo un lungo sonno criogenico. L’intero film, in un certo, è una sorta di rinascita per Ripley, costretta a reinventarsi una vita dopo un’esperienza traumatica che la ha privata della sua vita e del suo essere madre, come si può vedere dalla versione estesa di Aliens in cui viene approfondita la morte della figlia Amanda. E la maternità di Ripley, violata e infine risorta nel rapporto con Newt è uno dei punti forti del film di Cameron, un dettaglio che ha trasformato Ellen Ripley in una delle mamme più forti del cinema.

Cameron ebbe anche l’ardire di espandere l’idea iniziale del primo film, spingendosi anche in direzioni contrastanti con l’impostazione di Scott. Il regista inglese, infatti, aveva, tramite le idee di Robb Cobb e O’Bannon, un’idea di come gestire il ciclo vitale degli xenomorfi, ma i costi di produzione impedirono di sviluppare il concept di una razza evoluta di cui il letale xenomorfo visto in Alien era solo uno stadio.

Cameron decise di curare maggiormente questo aspetto, appellandosi anche ai grandi classici della sci-fi letteraria. Il nemico doveva essere ben definito, avere una ragione d’essere, quindi Cameron introdusse l’elemento sociale dello xeno, dando maggior risalto ad una mentalità alveare che ne spingesse non solo le azioni, ma fosse il cardine dell’esistenza degli xenomorfi. Un radicale cambiamento che portò anche al distacco dal padre putativo degli Alien, H.R. Giger, sostituito dal veterano Stan Winston.

La vera intuizione di Cameron, però, resta l’avere trovato un punto di equilibrio tra l’evoluzione del mondo di Alien e le nuove dinamiche introdotte in Aliens. Il rispetto di quanto fatto in precedenza viene declinato in modo da essere il primo passo verso una definizione più concreta e invitante dell’ambientazione, in cui trovano spazio ispirazioni prese da aspetti tipici della società contemporanea

Non a caso, l’ispirazione per una delle grandi novità di Aliens – Scontro finale venne a Cameron da una delle ferite più severe sofferte dall’America di fine ‘900: la Guerra del Vietnam. Nel conflitto vietnamita, una potenza militare incredibile come l’America era stata messa in difficoltà da una popolazione militarmente inferiore, che combatteva però su un territorio familiare e a cui le truppe americane non erano addestrate

“Il loro addestramento e la loro tecnologia sono inadatte in questa situazione, e questo può essere considerata un’analogia all’incapacità della superiore potenza di fuoco americana nel conquistare l’invisibile nemico in Vietnam: tanta potenza di fuoco e poca saggezza, e non funzionò”

Tenendo fece a questa ispirazione, Cameron dipinse i Marines Coloniali ispirandosi agli spavaldi soldati americani che lottarono in Vietnam: spacconi, sicuri della loro inevitabile vittoria, ma costretti ad ammettere i propri errori quando messi di fronte ad un nemico tecnologicamente inferiore ma più determinato.

Cameron non nascose di avere inserito nel suo Aliens dei riferimenti ad un’altra grande storia militare fantascientifica: Fanteria dello spazio, di Heinlein. Caposaldo della fantascienza narrativa, Fanteria dello Spazio raccontava di una guerra tra umani e una feroce razza aliena di insetti, una lotta combattuta con l’utilizzo di tute potenziate. Da questo romanzo, Cameron attinse alcuni modi dire tipici delle forze armate umane, che vennero utilizzati per dare ai marines coloniale uno slang guerresco, con termini come ‘caduta’ e ‘caccia all’insetto’.

In cerca di nuovi eroi

Contrariamente alla prima pellicola di Alien, che richiese spazi claustrofobici e pochi protagonisti, Aliens si proponeva di dare maggior respiro e concretezza al futuro degli xenomorfi. Era quindi necessario un diverso tipo di attori, che sapessero interpretare al meglio il prototipo del marine coloniale. Tutti gli attori che dovevano impersonare uno dei militari furono costretti da Cameron ad addestrarsi come militari con alcuni istruttori delle S.A.S., i corpi speciali britannici.

Per dare maggiore veridicità alla loro interpretazione, Cameron chiese agli attori di personalizzare anche il proprio armamento, proprio come i soldati americani in Vietnam. Bill Paxton (Hudson) sulla corazza incise il nome Louise in omaggio al diminutivo della moglie, mentre Cynthia Dale Scott (Dietrich) incise sul retro del casco la scritta ‘Blue Angel’, come tributo all’attrice Marlene Dietrich. Oltre a personalizzare i propri equipaggiamenti, era necessario trasmettere allo spettatore la sensazione che questa squadra di marines fosse affiatata e ben rodata, motivo per cui Cameron decise di girare la scena in cui conosciamo questi soldati al termine delle riprese, per approfittare della familiarità che gli attori avevano sviluppato durante la lavorazione.

Gli unici attori a non venire sottoposti al duro addestramento, furono Sigourney Weaver (Ripley), Paul Reiser (Burke) e Michael Biehn (Hicks).

Biehn fu l’unico soldato a non sottoporsi al severo addestramento per un motivo più che valido: era un rimpiazzo. La prima scelta per il ruolo di Hicks, infatti, era stato James Remar, meglio noto come l’Ajax de I Guerrieri della Notte. Remar fu costretto ad abbandonare il set dopo una settimana di riprese, apparentemente per divergenze artistiche, versione che rimase quella ufficiale sino a quando, pochi anni fa, venne rivelato dallo stesso attore che la vera ragione erano le sue dipendenze a droga ed alcol. Dovendo rimpiazzare al volo Remar, Biehn non ebbe la possibilità di seguire l’addestramento da Marine Coloniale.

Spingere Sigourney Weaver a interpretare nuovamente Ellen Ripley non fu una cosa semplice. L’attrice era spaventata che il cambio dell’impianto narrativo potesse stravolgere il suo personaggio, motivo per cui fece inizialmente parecchia resistenza. A questo, si univano le perplessità della Fox, che vedevano nell’ingaggio della Weaver un impegno economico considerevole, al punto che la major arrivò al punto di chiedere a Cameron di riscrivere la storia in modo che funzionasse anche senza Ripley. Cosa che il regista trovò inaccettabile, convinto che il seguito di Aliens non potesse esistere senza Ripley, al punto che decise di prendere in mano la cosa.

Dopo aver lavorato con Swharzenegger per Terminator, Cameron era rimasto in buoni rapporto con il muscoloso attore, tanto da sapere che il suo agente lavorava per la stessa agenzia di quello della Weaver. Cameron allora decide di far una telefonata esplorativa all’agente di Schwarzenegger, inventandosi uno sfogo personale per questa situazione di indecisione e ventilando l’ipotesi di eliminare il personaggio di Ripley in favore di una nuova figura, interpretata da Schwarzy! Come previsto dal machiavellico regista, all’agente della Weaver arriva questa soffiata, e in men che non si dice venne trovato l’accordo per rivedere in azione Ripley.

Uno dei personaggi più amati di Aliens – Scontro Finale è Bishop, l’androide interpretato da Lance Henriksen. L’attore era una vecchia conoscenza di Cameron, dato che si era presentato ai provini di Terminator per interpretare il cyborg, anche se il regista alla fine gli preferì la fisicità di Schwarzy e lo consolò con una piccola parte da poliziotto. Ma Cameron fece una promessa a Henriksen: in Terminator II sarebbe stato lui il robot! Quando venne chiamato per interpretare l’androide Bishop, Henriksen decise quindi di dare il massimo, in modo da guadagnarsi il ruolo promesso da Cameron.

Il primo tentativo di impressionare il regista fu di utilizzare un paio di lenti a contatto con doppia pupilla durante la scena in cui Bishop analizza i campioni alieni al microscopio. L’effetto ottenuto, però, fu tutt’altro che apprezzato da Cameron, che lo considerò eccessivamente spaventoso ed eliminò questo slancio creativo di Henriksen.

Che non si arrese e decise di mostrare la sua professionalità dando vita ad una scena memorabile, quando Bishop viene tranciato in due dalla regina aliena a bordo dell’astronave dei marines. Peccato che per questa interpretazione, Henriksen abbia deciso di ricreare la linfa vitale dell’androide utilizzando latte e yogurt, che con l’intensa illuminazione del set andarono subito a male, così il povero attore non vinse un Oscar per l’interpretazione ma una bella intossicazione alimentare!

Però il buon Henriksen può vantarsi di essersi inventato la scena in cui fa urlare di paura Hudson con il celebre gioco del coltello. Scena improvvisata, in cui l’interprete di Bishop face un ottimo lavoro, al punto che venne deciso di rigirarla, peccato che al secondo ciack un taglietto a Paxton ci scappò, ma tanto era una scena così adrenalinica e divertente che nessuno ci fece caso.

Creare il mondo Aliens

Per dare vita al suo film, Cameron non si affidò agli studios americani, ma venne nel Vecchio Continente, in Inghilterra, ai celebri Pinewood Studios per la precisione. Scelta dettata dal fatto che gran parte del precedente team di Scott per Alien sarebbe stato nuovamente coinvolto in questo progetto.

Fatto sta che il buon James arriva pronto a girare il suo film, ma si scontra con una mentalità differente, in cui il regista americano viene mal tollerato, considerato un sostituto di scarso di valore di Scott. La manovalanza inglese lo accoglie chiamandolo ironicamente Governor e facendolo impazzire inserendo nella giornata lavorativa ben due pause per il tè. Cosa che fece impazzire Cameron, costretto a condensare il tempo di lavorazione per non sforare un budget contenuto. Ironia del destino, anni prima la stessa sorte era toccata a Scott con la manovalanza americana durante la lavorazione di Blade Runner!

Cameron, comunque, cercò in ogni modo di vincere al reticenza dei suoi collaboratori britannici, proiettando il suo cavallo di battaglia, Terminator, non ancora arrivato sul mercato inglese. Una proiezione esclusiva a cui non andò quasi nessuno, per la cronaca. L’atmosfera si incendiò quando si arrivò ad un contrasto tra Cameron e il direttore della fotografia, Dick Bush, già presente nel primo Alien.

Per la scena del nido alieno, Bush, che aveva già dimostrato di volere allungare i tempi di lavorazione, pretendeva di realizzare un’illuminazione forte. Cameron, al contrario, voleva una luce minima, in modo da fare risalate le torce di marines e aumentare la suspence. Si arrivò ad una lite, Bush venne allontanato e per protesta tutti abbandonarono il set. Gale Hurd, all’epoca moglie di Cameron e produttrice, faticò non poco a riportare tutti al lavoro, facendo accettare anche il sostituto di Bush, Adrian Biddle.

La scena del nido alieno alla fine venne girata nella centrale elettrica abbandonata di Acton, vicino Londra. Era ideale per la presenza di corridoi, camminamenti e spazi angusti, e la produzione dovette apportare poche modifiche strutturali. Il processore atmosferico, per motivi di tempo, non venne smantellato alla fine delle riprese e fu ereditato dal successivo film girato in quella location, diventando lo stabilimento della Axis Chemicals del Batman di Tim Burton.

L’introduzione di Marines Coloniali richiedeva attenzione per un aspetto importante: le armi. Soprattutto i mezzi d’assalto, motivo per cui l’incarico fu affidato a Syd Mead. La Sulaco inizialmente aveva un aspetto sferico, ma venne rese più affusolata per andare incontro all’impostazione visiva del film. La richiesta di Cameron fu di trovare ispirazione per i mezzi militari dei Marines Coloniali nelle dotazioni militari americane in Vietnam, tanto che il mezzo da sbarco divenne una sintesi di due popolari veivoli americani nel sud est asiatico: il caccia F4 – Phantom e l’elicottero d’assalto AH1 – Cobra.

Per il celebre APC, il trasporto truppe da terra, venne utilizzato un trattore aereoportuale della British Airways, che venne riadattato per diventare il mezzo corazzato dei marines.

Per le armi dei marines, si prese ispirazione da armi realmente esistenti. Il fucile a impulsi era basato sulla struttura di SMG Thompson, a cui era stato aggiunto la canna di un fucile a pompa Franchi SPAS-12 e un caricatore preso del Remington Model 870P.

Il cannoncino smart gun di Vazquez e Drake, invece, era basato sul mitragliatore tedesco MG42, a cui venne aggiunto l’esoscheletro per manovrarlo, ispirandosi alla struttura di supporto delle steady cam, realizzato con pezzi di vecchie motociclette.

All’epoca, la tecnologia degli effetti speciali non era particolarmente evoluta. Furono quindi necessario una grande lavoro artigianale e una dose di inventiva, che aiutassero Cameron a realizzare una pellicola avvincente. LV-426 venne ricreata in miniatura, complicando le cose quando si trattava di riprendere i modellini durante le tempeste, visto che la loro leggerezza li faceva letteralmente volare.

Per la realizzazione di scene particolari, come il risveglio dei marines dall’ipersonno, si dovettero usare piccoli stratagemmi per contenere le spese, come specchi e inquadrature accuratamente studiate, in modo da dare il senso di ampi spazi, ma contenendo i costi. Cameron pagò di tasca sua la scena del recupero di Ripley, visto che il braccio robotico che tagliava la porta della sua capsula aveva un costo non inseribile nelle spese di produzione.

La fortuna di Cameron fu avere al suo fianco Stan Wiston e John Richardson, che per il suo impegno in Aliens- Scontro Finale vinse l’Oscar per gli effetti speciali. Winston realizzò dei modelli di facehugger completamente funzionanti, mossi tramite fili nascosti negli scenari o anche nei vestiti degli attori. La parte più complessa, però, fu realizzare l’esoscheletro e toccò a Richardson realizzarlo. L’elevatore non era in grado di rimanere in piedi autonomamente, era necessario supportarlo con cavi o un palo conficcato nella schiena; quando Sigourney Weaver era a bordo e lo muoveva, uno stunt man posizionato dietro l’esoscheletro muoveva braccia e gambe.

Winston realizzò i modelli degli xenomorfi, realizzando diverse statue di xenomorfi da utilizzare per filmare le diverse pose dei mostri. La vera sfida, però, fu la Regina. Ideata da Cameron partendo dal modello di Giger, la Regina è al centro delle scene più complicate di Aliens, tanto che vennero costruiti diversi modelli di differenti misure, tra cui uno di 4 metri, mosso da burattinai (di cui due all’interno), sistemi idraulici e cavi.

Terminator in Aliens

Si parla spesso di una teoria secondo cui Aliens, Blade Runner, Predator e Terminator sono parte di un unico universo narrativo. Finora, a parte gli Yautja inseriti nell’Aliens Universe, non c’è mai stato nulla di ufficiali, ma il buon Cameron si divertì ad inserire alcuni omaggi al suo Terminator in Aliens.

Bishop viene presentato con un androide modello Hyberdine 120-A/2, ma nella stesura originale di Aliens l’azienda produttrice era la Cyberdine, la stessa che avrebbe creato Skynet dando vita alla saga di Terminator. Altro piccolo richiamo al T-800 è il fucile al plasma citato nell’arsenale dei marines, arma che Schwarzy chiedeva nell’armeria in cui entrava all’inizio di Terminator.

L’eredità di Aliens

Pur essendo un seguito, Aliens ha avuto un successo paragonabile al primo film della saga. La scelta di Cameron di prendere una differente strada rispetto a Scott fu un’intuizione felice, dato che consentì al regista americano di realizzare un film avvincente e che non dovesse confrontarsi con la dura legge dei seguiti.

Pur essendo ambientati nello stesso universo, Alien e Aliens- Scontro Finale sono due film che affrontano la fantascienza in modo differente, mettendoli in condizione di non dover essere protagonisti di un confronto su quale sia meglio. Tolto il gusto personale dello spettatore, i film di Cameron e Scott sono due narrazioni diverse, basate su differenti approcci e ugualmente validi e profondi. Se a Scott va tributato il giusto merito di avere inaugurato la saga degli xenomorfi, a Cameron si deve riconoscere la forza di aver voluto osare, stravolgendo le regole del primo film e aver voluto creare un mondo più dettagliato e vitale, capace di trasportare l’orrore degli spazi claustrofobici della Nostromo in un’action movie fantascientifico. E poi, è proprio da Aliens che prese vita l’Aliens Universe, il mondo fumettistico degli xenomorfi, probabilmente il più importante retaggio del film di Cameron!

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