A tutto gas è la più recente raccolta di racconti brevi a firma Joe Hill, edita in Italia da Sperling & Kupfer lo scorso ottobre. In Italia non è da molto che il suo nome ha cominciato a circolare, ma è da una ventina d'anni ormai che Hill si diletta con racconti, romanzi e fumetti del terrore e del fantastico, ottenendo importanti riconoscimenti. Suoi, per esempio, sono la graphic novel in sei volumi (principali, più un settimo aggiuntivo) Locke & Key e il romanzo NOS4A2, da cui l’anno scorso sono state tratte due serie tv discrete. Tra parentesi, NOS4A2 è il miglior romanzo di Hill a oggi.
Di padre in figlio, un talento di famiglia.
Potrebbe esservi capitato di sentire il nome Joe Hill in relazione a uno ben più famoso: Stephen King. Ebbene sì, stiamo parlando di suo figlio, al secolo Joe Hillstrom King. Ma attenzione: Hill è riuscito a crearsi una carriera non grazie al peso mediatico del padre, bensì per merito della qualità dei suoi lavori. Nei primi anni di attività ha infatti deciso di adottare parte del suo cognome materno proprio per mantenersi nell'anonimato e far valere i suoi manoscritti piuttosto che la sua carta di identità. Nessuno può dubitare delle doti narrative e affabulatorie di Hill, che eguagliano quelle non solo di papà Steve (a cui viene istintivo paragonarlo vista la similarità nell'approccio e nei temi trattati), ma anche dei grandi autori della letteratura fantastica da cui trae ispirazione, in particolare Bradbury e Matheson.
A tutto gas comincia proprio con un'introduzione molto interessante in cui Hill parla del suo esordio nella narrativa e del suo rapporto con l'ingombrante figura paterna, con cui ha collaborato per due dei racconti presenti all’interno della raccolta. Gran parte dei racconti di A tutto gas sono già stati pubblicati nelle loro edizioni originali all'interno di riviste o antologie, o come ebook.
A tutto gas è la sua seconda raccolta di racconti brevi dopo il successo di Ghosts.
Per il lettore italiano questo volume rappresenta un'occasione per leggere il secondo atto della produzione breve di Joe Hill. La prima tornata di racconti ha visto la luce su 20th Century Ghosts, l'antologia con cui ha esordito. Uscita in Italia nel 2009 e oggi fuori catalogo (e ricercatissima), Ghosts era un’antologia che riusciva in quella che probabilmente è la sfida più difficile del fantastico/horror: mescolare le suggestioni del genere con ingredienti insoliti, diversi, trasversali e persino metaletterari, senza quindi accontentarsi di scorrere lungo i binari dei canoni tradizionali. Non si possono dimenticare i racconti più stranianti di Ghosts, come “La maschera di mio padre” e “Ricovero volontario”, dove maschere e labirinti diventano mezzi per l'accesso a nuove identità terrificanti e a dimensioni nascoste. O anche “Pop Art”, piccolo capolavoro surrealista, la storia di un bambino-gonfiabile (una specie di pupazzo senziente) emarginato da tutti.
La tradizione dark di Matheson, Bradbury e King...
A tutto gas non riesce a stupirci quanto Ghosts. In parte perché i racconti sono meno bizzarri, non raggiungendo gli apici incredibili e inaspettati degli esempi appena citati. In parte perché si assestano su terreni conosciuti e consolidati, di matrice kinghiana, mathesoniana e bradburiana. Alle sue influenze più importanti Hill attinge in modo consapevole negli episodi "A tutto gas (Bikers)", una delle due collaborazioni con papà Steve (omaggio a “Duel” di Matheson), "Sulle sponde argentee del lago Champlain" e "Siete liberi", pubblicati originariamente su antologie tributo.
Nell'ampia postfazione dedicata all'origine dei racconti, in chiusura del volume, Hill stesso dice che "Giostra di tenebre" si rifà ad alcuni lavori di King ("Riding The Bullet" e "Il virus della strada va a nord" su tutti), ma anche se non esplicitato troviamo sapore di casa anche in "Ritardatari", impregnato dell'atmosfera delle biblioteche, della letteratura come valore tramandato in famiglia, delle nostalgie del passato (davvero un bel racconto), e "Wolverton Station", una divertente rivisitazione del mito del lupo mannaro su fondale inglese (ispirato da un viaggio per un book tour in UK).
...arricchita da un inconfondibile tocco personale.
Il tocco personale con cui Joe Hill arricchisce la tradizione è ormai inconfondibile. Lo stile più originale e inaspettato spicca in una manciata di racconti come "Il diavolo sulle scale", scritto in versi (o qualcosa di simile) e partorito durante una vacanza a Positano (sì, il nostro Positano); "Twittare dal circo dei morti viventi", scritto sfruttando il formato dei tweet; "Mamme", un horror con tinte surreali e intriso di tristezza; "Mi importa solo di te", un pastiche fantascientifico-onirico. Forse però il racconto che lascia il segno più di tutti, pur nella sua classicità, è "Nell'erba alta", scritto con papà Steve: un vortice di suggestioni e perdita, una miscela di horror contemporaneo e lovecraftiano che non si fa mancare nemmeno i momenti splatter. Anche in questo caso è impossibile non cercare delle derivazioni in King: per certi aspetti è un ibrido tra "I figli del grano", "N" e "1408". Uscito precedentemente come ebook stand-alone, è stato recentemente trasposto sullo schermo da Vincenzo Natali per Netflix con buoni risultati, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione.
Il “fedele lettore” si sentirà a casa.
Le trovate geniali che caratterizzavano gran parte di Ghosts qui non ci sono, o almeno non raggiungono lo stesso livello. In effetti metà di A tutto gas sembra provenire dalla penna di Stephen King, e questo non è un male di per sé (anzi, è rassicurante sapere che abbiamo già un degno successore), ma la sperimentazione del Joe Hill prima maniera qui cede un po' del suo passo a consacrare sentieri già battuti. Questo fa sentire a casa il lettore appassionato del genere, e sicuramente il “Fedele Lettore” che già ama la produzione di King e Hill si godrà il libro come una tisana calda, in tanti piccoli sorsi.