2001 è un film incredibilmente complesso, come d'altra parte tutta l'opera di Kubrik. E quando c'è molto complessità il discorso attorno all'opera ha sempre grandi controversie. Nel momento in cui uscì, 2001 riscosse un grande successo di pubblico, incassando centinaia di milioni a fronte di un costo di appena 10 milioni di dollari, ma divise sia pubblico che critica.
C'era chi lo giudicava un capolavoro e chi invece lo reputava troppo noioso. Stephen Hunter del Washington Post lo giudicò pretenzioso, tremendamente lento, recitato in modo amatoriale e, soprattutto, sbagliato, per poi confermare la stroncatura nel 2001 nell'articolo intitolato A Space Idiocy. Ad oggi il film è stato del tutto rivalutato e quel piccolo partito che lo osteggiava quasi non esiste più.
Tant'è che sono molti, moltissimi, a considerare 2001 il più bel film di fantascienza di tutti i tempi, da alcuni giudicato come il momento in cui la science-fiction "perse l'innocenza", guadagnandosi finalmente l'apprezzamento di quei critici che prima guardavano al genere con superbia, giudicandolo come un prodotto per bambini.
Il successo della pellicola spianò la strada a opere che sarebbero diventati altri grandi classici fantascientifici, come Silent running, ignobilmente proposto in Italia come 2002: La seconda Odissea. Anche e soprattutto, però, il successo di 2001 pose le basi per l'incredibile successo di Star Wars, oltre dieci anni dopo.
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Persino il successo avuto nel 2014 da Interstellar (Christopher Nolan) deve molto a quanto fatto da Kubrick, e, tornando più indietro, guardando Mission to Mars (2000, Brian De Palma) è impossibile non cogliere riferimenti all'opera di cui stiamo parlando.
Senza 2001 non avremmo mai avuto nemmeno il suo seguito, 2010 - L'anno del contatto (1984; Peter Hyams), film godibile che scelse un approccio completamente diverso da quello di Kubrick, basato su 2010: odissea due, pubblicato nel 1982 e scritto dallo stesso Clarke, che completò poi la saga letteraria con "2061: odissea tre" (1987) e "3001: odissea finale" (1997).
2001 ha lasciato un segno profondo nella cultura del XX secolo. Non solo nel cinema ma anche in contagiare anche videogiochi e fumetti, giochi da tavolo e serie tv. Il piccolo classico video-ludico Moon Tycoon, uscito nel 2001, presenta molti elementi in comune con 2001, lo stesso vale per la splendida serie Homeworld (uscita tra il 1999 ed il 2003) e il recente Destiny.
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Del film di Kubrick fu realizzata anche una versione a fumetti edita dalla Marvel nel 1976; scritta e disegnata da Jack Kirby, e oggi un prodotto da collezione. Quest'adattamento ebbe un tale successo di pubblico tale da convincere la casa editrice a trarne una mini-serie, che durerà da dicembre 1976 a settembre 1977. Per di più, tra i tantissimi argomenti sfiorati dall'opera originale, vi era la cosiddetta "teoria degli antichi astronauti", che ipotizza un contatto tra umani e alieni avvenuto nell'antichità, con conseguente contaminazione genetica e culturale.
Questa dottrina catturò particolarmente l'attenzione di Kirby, il quale, nel luglio 1976, debuttò nelle edicole degli Stati Uniti con una sua nuova serie, sempre edita dalla Marvel, intitolata Gli Eterni (The Eternals). Dopo la morte di Kirby, gli Eterni passarono nelle mani del talentuoso Neil Gaiman, del quale abbiamo già parlato in Retrocult a proposito del suo romanzo American Gods.
Ma l'influenza di 2001 nel mondo dei comics non si è certo fermata agli Stati Uniti, per fare un esempio, il secondo numero di Nathan Never (anche di questo vi abbiamo già parlato, ma quanto vi vogliamo bene qui a Retrocult?) è intitolato proprio Il monolito nero e si basa sul ritrovamento di una copia della pellicola del film di Kubrick, rarissima nel futuro in cui è ambientato il fumetto.
Questo elenco potrebbe continuare all'infinito, ma avendo a disposizione uno spazio non infinito, posso limitarmi a citare la splendida serie tv Battlestar Galactica (creata da Glen A. Larson nel 1978 e rivisitata nel 2003 da Ronald D. Moore) e la famosissima Spazio: 1999, scritta nel 1973 da Gerry e Sylvia Anderson e prodotta dalla britannica ITC e dalla RAI; uscirà, dopo mille difficoltà, soltanto nel 1975.
L'influenza e il fascino di 2001: odissea nello spazio non hanno confini, perché illimitata è stata l'abilità di un regista fuori dal comune e di uno scrittore straordinario nel concepire un universo che sembrava reale e palpabile; perché infinita è stata la loro capacità di spingere al massimo i propri mezzi (la pellicola per uno, le pagine per l'altro), utilizzandoli per sollevare le grandi domande che da sempre tormentano l'Uomo. Perché senza domande non esistono risposte da cercare, e, se non cercasse risposte, l'Uomo sarebbe ancora quell'ominide primitivo spaventato dal gigantesco monolite nero nella caverna.
Marco Violi
Marco Violi nasce a Roma nel 1992. Da sempre appassionato di fantascienza, come ogni critico è diventato tale per la sua cronica incapacità di scrivere qualcosa di originale e preferisce parlare del lavoro degli altri. Quindi siate carini con lui
Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.
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