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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Un mostro, di quelli spaventosi che tormentano i sogni dei bambini.

Eppure come per "La Mosca", Pale Man (Uomo Pallido) non fa propriamente parte del cinema di genere, anzi, le sue origini vanno a ripescarsi nel meraviglioso "Il Labirinto del Fauno" che, con un gioco narrativo notevole, racconta il dramma della dittatura fascista in Spagna, e la conseguente fuga dalla realtà da parte di una bambina dell'epoca, Ofelia.

Immersa in un mondo fantastico governato da un fauno inquietante ma gentile, la piccola Ofelia incontrerà Pale Man in un'unica scena, che tuttavia è tanto pregna di tensione, ed è così ben girata, da essersi imposta immediatamente nell'immaginario collettivo e nella cultura pop.

Pale Man è silenzioso, non si sa bene letale in che forma, ed ha la caratteristica di avere gli occhi incastrati sui palmi delle mani, andando così a caccia di bambini, di cui si nutre.

Il suo aspetto è tipicamente contorto nello stile del suo creatore, quel Guillermo del Toro che ci aveva già conquistato con Hellboy, e che tanto si diverte a dare forma ai mostri, buoni o cattivi che siano, e ad immaginare le situazioni che possono verificarsi quando le mostruosità incontrano, e si scontrano, con la realtà.

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