Whatsapp con IA integrata, c’è da preoccuparsi legalmente?

Meta AI è ora integrata in WhatsApp, sollevando dubbi legali su privacy e consenso. Non è chiaro quando inizi la raccolta dati né come vengano rispettati i diritti degli utenti.

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a cura di Avv. Giuseppe Croari

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Avv. Giuseppe Croari – Avv. Ilenia Lanari

Circa un mese fa su WhatsApp è comparsa una nuova icona: è Meta AI, l’assistente virtuale basato su intelligenza artificiale, ora integrato nell’app. Il suo compito è fornire risposte, scrivere messaggi o recuperare informazioni senza uscire dalla chat. Ma la novità solleva anche interrogativi sull’addestramento del modello, vista la stretta integrazione con un’app di messaggistica. Molti si chiedono: Meta legge i miei messaggi per addestrare l’AI? Ho dato il consenso senza rendermene conto? 

Meta AI si attiva toccando l’icona nella barra di ricerca o aprendo una conversazione dedicata. Le sue funzioni sono simili a quelle di altre chatbot: genera testi, fornisce suggerimenti, aiuta nella ricerca e nella pianificazione. Una funzione chiave è l’integrazione nei gruppi: digitando @MetaAI seguito da una domanda, l’assistente può intervenire nella conversazione, rispondere a quesiti e svolgere un ruolo di moderazione.

Con questa integrazione su WhatsApp, oltre che su Facebook, Instagram e Messenger, Meta punta a rendere l’interazione sulle sue piattaforme sempre più automatizzata e guidata dall’intelligenza artificiale.

Addestramento e raccolta dati di Meta AI

Stando a quanto sostenuto da Meta, questa chatbot sarebbe stata addestrata utilizzando dati provenienti da fonti pubbliche disponibili online, dalle interazioni pubbliche sulle sue piattaforme e dalle conversazioni con l’AI stessa. L’azienda ha dunque assicurato che non vengono utilizzati i messaggi privati degli utenti, che restano invece protetti dalla crittografia end-to-end di WhatsApp, a meno che l’utente stesso non scelga attivamente di disattivare questa possibilità. E proprio qui iniziano a emergere i dubbi.

Infatti, nonostante le rassicurazioni, molti utenti si sono chiesti quanto siano realmente tutelati i dati personali, soprattutto alla luce del fatto che l’integrazione di questo assistente virtuale non è stata preceduta dall’acquisizione di un valido consenso manifestato dagli utenti né sembra essere stata prevista alcuna opzione per la sua disattivazione.

A ciò si aggiunga che le affermazioni dell’azienda non sembrano chiarire alcuni punti fondamentali, quali:

  1. l’inizio del trattamento: essendo un tool integrato nell’applicazione, non è possibile individuare il momento di inizio della raccolta dei dati;
  2. la natura del consenso: nella privacy policy, entrata in vigore lo scorso 7 aprile, la società afferma che per raccogliere ed elaborare le informazioni personali si fa riferimento alla base giuridica dell’interesse legittimo. Andando, però, a controllare l’elenco dei dati a cui Meta può potenzialmente accedere facendo leva sulla base dell’interesse legittimo, troviamo diverse voci che fanno pensare ad una raccolta generalizzata e indeterminata di dati;
  3. il rispetto dei principi di trasparenzaaccountability e minimizzazione nel trattamento dei dati personali.

Conclusioni

Ecco, dunque, che l’arrivo di Meta AI su WhatsApp non è solo l’aggiunta di un nuovo strumento, ma l’inizio di una trasformazione radicale del modo in cui interagiamo con la tecnologia e, soprattutto, di come la tecnologia interagisce con noi. Pertanto, dietro l’aspetto amichevole di un assistente virtuale, si cela un sistema in grado di apprendere, adattarsi e – potenzialmente – influenzare il nostro comportamento.

Se questo è vero, ogni nuova funzionalità va letta come possibile punto d’ingresso per la raccolta e l’elaborazione dei nostri dati. E se l’intelligenza artificiale è qui per restare, allora la nostra consapevolezza circa il suo utilizzo deve crescere allo stesso ritmo della sua evoluzione.

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2 Commenti

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il punto fondamentale è che la funzione è stata integrata senza chiederne preventivamente il consenso all'installazione e questo non è un bel segno.
in quanto proprietario del mezzo (smartphone) sono io che devo decidere cosa ci va installato dentro, perciò prima mi devi informare che c'è una nuova versione e mi spieghi le differenze con quella precedente e solo in seguito mi chiedi se desidero installare o meno.
qui è stato fatto tutto di soppiatto perciò qualcosa già solo per questo c'è qualcosa che puzza nella faccenda, inoltre non so se è del tutto lecita un'operazione del genere.
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@MetaAI non funziona na cippa
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