VMware, oltre la metà degli italiani è entusiasta dei videoconsulti

Stando ai numeri della ricerca VMware Digital Frontiers 4.0 c'è volontà dei consumatori ad adottare un maggior numero di applicazioni digitali

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a cura di Antonino Caffo

L'adozione rapida e a tratti forzata della tecnologia nel settore sanitario avvenuta negli ultimi due anni è stata accettata da parte dei consumatori, solitamente resistenti al cambiamento. Stando ai numeri della ricerca VMware Digital Frontiers 4.0, oltre la metà (56%) dei consumatori (il 57% in Italia) si sente a proprio agio o è entusiasta dei videoconsulti medici come primo contatto.

Il 43% si dice propenso all’idea che un membro della famiglia affetto da una malattia cronica (ad esempio, che necessita di un apparecchio per la respirazione) abbia la libertà di vivere più lontano da una struttura medica, perché i sensori e il monitoraggio dei dati possono prevedere in tempo reale quando avrà bisogno di assistenza medica.

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In un'ottica più ampia, la ricerca ha anche evidenziato un certo appetito dei consumatori ad adottare un maggior numero di applicazioni digitali e di condivisione dei dati: Quasi la metà (46%, percentuale che tocca il 62% in Italia) si sente a proprio agio o è entusiasta se un medico più qualificato esegue un intervento chirurgico invasivo attraverso la robotica a distanza rispetto a un medico meno qualificato che lo esegue di persona.

Il 61% (72% in Italia) si sente a proprio agio o è entusiasta nel disporre di sensori e di un monitoraggio dei dati in tempo reale per consentire a un familiare di prevedere quando e se avrà bisogno di assistenza medica.

«Per dare un'idea delle dimensioni dello scenario, si consideri che i dati in ambito sanitario rappresentano ben il 30% dei dati archiviati a livello globale» spiega Rodolfo Rotondo, Business Solutions Strategy Director EMEA.

«Un singolo paziente genera fino a 80 megabyte all'anno solo di dati di imaging e di cartelle cliniche digitali. Spostandoci nel quotidiano, molti di noi hanno già sperimentato consulenze mediche virtuali, o hanno ricevuto diagnosi da remoto».

«In un mondo sempre più invaso dai dispositivi wearable e dove la ricerca medica progredisce a un ritmo incredibile, assistenza sanitaria e dati sono ormai così interconnessi che è impossibile avere l'uno senza l'altro».

«Il futuro dell'healthcare dipende dalla capacità delle organizzazioni di liberare il potenziale dei dati, trasformandoli in conoscenza e utilizzandoli per ottenere i migliori risultati per i pazienti».

«È questa la nuova frontiera digitale del settore sanitario, che negli ultimi tempi ha fatto passi da gigante non solo per quanto riguarda l'utilizzo dei dati, ma anche per le modalità con cui vengono estratti, archiviati, condivisi e salvaguardati. Indipendentemente dalla specializzazione, dal tipo di malattia, dalla demografia di una determinata comunità, il futuro di trattamenti, cure e, più in generale, sfide in ambito medico risiede nei dati».

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