Suno e Udio: quando l'AI rivoluziona la musica e sfida il copyright

Suno e Udio: piattaforme AI che creano musica di alta qualità, suscitano polemiche per presunta violazione del copyright usando canzoni protette per addestrare algoritmi.

Avatar di Avv. Giuseppe Croari

a cura di Avv. Giuseppe Croari

avv.

Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Francesca Gattarello 

Suno e Udio sono due tra le più note piattaforme mediante le quali, grazie al supporto dell’AI, è possibile creare della musica di altissima qualità a tal punto che, anche le orecchie dell’ascoltatore più attento potrebbero avere delle difficoltà nel distinguere il brano creato dall’AI da quello realizzato da un produttore discografico o da un musicista.

B2B Labs Cybersecurity e ONG: la sfida tra digitale e sicurezza fisica – Intervista a Carola Frediani”
youtube play
Guarda su youtube logo

Come funzionano le Suno e Udio?

Il meccanismo di funzionamento delle due app è molto semplice; l’utente scrive nelle apposite sezioni delle app alcune informazioni per consentirle di generare il brano da lui voluto. È sufficiente indicare, ad esempio, il genere musicale, alcune parole chiave, gli artisti a cui fare riferimento, la lingua, il tema della canzone. 

Dopo pochi secondi, le applicazioni, attraverso l’AI, creano il brano completo di melodia, testo, voce, cori, ritornello oppure possono effettuare un remix di vari suoni. Una volta realizzato il file audio l’utente potrà sempre intervenire per modificarlo. 

Perché l’AI per creare musica violerebbere il copyright?

La possibilità di creare musica attraverso l’AI ha creato numerose perplessità in capo alle grandi case discografiche, alcune delle quali hanno intentato delle cause nei confronti di Suno e Udio per violazione del diritto d’autore. 

In particolare, la Recording Industry Association of America - che comprende case discografiche come Universal Music Group (UMG), Sony Music Entertainment e Warner Records - ha ritenuto che molti dei brani prodotti dalle applicazioni non siano altro che un plagio di alcune basi già esistenti in quanto le applicazioni utilizzerebbero illecitamente, ai fini dell’addestramento dell’algoritmo, canzoni protette dal diritto d’autore. 

Le etichette discografiche sostengono che le applicazioni creerebbero dei modelli pressoché identici a canzoni del calibro di: American Idiot dei Greenday, Johnny B. Goode di Chuck Berry o Rock Around the Clock dei Bill Haley & His Comets. 

La tutela delle opere dell’ingegno in Italia

Per comprendere le ragioni alla base dell’azione legale intrapresa dalla RIAA è necessario premettere che, i brani musicali sono opere dell’ingegno qualora abbiano anche carattere creativo. La tutela di tali opere è disciplinata in Italia dalla legge 633/41, in Europa dalla Direttiva 2019/790 e negli USA dal Copyright Act del 1976. Tutti gli atti normativi citati hanno un obiettivo comune: tutelare le opere intellettuali, riconoscendo all'autore diritti patrimoniali e morali dell'opera creativa. 

Il processo creativo che si cela dietro la produzione di un’opera musicale richiede, oltre che peculiari capacità, anche innumerevoli sforzi in termini di tempo e denaro e, in quanto tali, devono essere sempre riconosciuti all’autore dell’opera. 

(per maggiori informazioni su diritto d’autore e copyright trovate un articolo qui

AI Act e musica

Anche l’AI Act, il primo regolamento sull’intelligenza artificiale al mondo, prevede importati disposizioni aventi l’obiettivo di disciplinare in maniera corretta l’utilizzo dell’AI generativa nel settore musicale. 

La normativa introduce puntuali obblighi di trasparenza, nello specifico i fornitori di servizi che si basano su sistemi di AI generativa saranno tenuti a rendere pubblici, in modo sufficientemente dettagliato, i contenuti impiegati per addestrare l’algoritmo, tra i quali anche quelli che sono coperti dal diritto d’autore (ne avevamo parlato anche qui, mentre per un utilizzo etico degli strumenti di AI vi suggeriamo anche questo articolo).

Gli scenari futuri e supporto

Nel caso della vicenda in oggetto, da un lato è sicuramente comprensibile il punto di vista delle case discografiche, che puntano a difendere, oltre alla loro fetta di mercato, anche gli autori delle canzoni in qualità di titolari dei diritti morali e patrimoniali derivanti dalle opere da loro cerate.

Dall’altro lato però lo stesso amministratore delegato di Suno ha dichiarato che l’applicazione produce contenuti totalmente nuovi e non copia dei contenuti già esistenti. 

Dunque, spetterà ai legali delle società Suno e Udio dimostrare in giudizio che le applicazioni non fanno uso di materiale coperto da copyright per addestrare l’algoritmo di intelligenza artificiale. 

Se sei un’azienda e necessiti di supporto in tema di intelligenza artificiale, oppure hai problemi relativi al diritto d’autore, rivolgiti ai nostri partner dello Studio Legale FCLEX e chiedi dell’Avvocato Giuseppe Croari esperto di diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie.

Leggi altri articoli