Ottimizzare con l’AI non è l’unica cosa importante, intervista con Fabrizio Degni

Fabrizio Degni, direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione di ENIA, discute l’importanza dell’etica nell’intelligenza artificiale, toccando temi cruciali per il futuro del lavoro e della tecnologia.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L’Intelligenza Artificiale è ormai parte delle nostre vite quotidiane, con oltre cento milioni di persone che la usano ogni giorno. Ancora più importante, questo strumento si sta facendo strada nelle aziende di tutto il mondo, portando con sé la promessa di una maggiore efficienza, vale a dire di poter fare più cose spendendo meno - in termini monetari ma anche ore lavoro. In altre parole, l’AI che viene proposta alle aziende è uno strumento per avere meno lavoratori in carne ed ossa. 

Ovviamente, dunque, esiste una questione etica da prendere in considerazione; ma spesso e volentieri, troppo spesso, è una questione che vediamo ridotta a semplice slogan. Secondo Fabrizio Degni, direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione di ENIA (Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale), l’etica viene trattata come un hashtag, priva di applicazioni concrete e difficilmente integrata nei processi aziendali e tecnologici. “L’etica è diventata quasi un hashtag”, afferma Degni, sottolineando come la crescente corsa alla produttività e all’innovazione non tenga sempre conto degli impatti reali di queste tecnologie sulla società.

Fabrizio Degni, direttore del Dipartimento di Ricerca e Innovazione di ENIA, un’organizzazione No Profit nata per promuovere la comprensione e l’adozione responsabile dell’intelligenza artificiale, affronta in una recente intervista con Valerio Porcu temi legati all’etica, al reskilling dei lavoratori e al bilanciamento tra AI e benessere umano. Degni, che ha un’esperienza consolidata nel campo della trasformazione digitale, pone l’accento sull’importanza di non considerare l’AI soltanto come uno strumento di ottimizzazione dei processi produttivi, ma come una risorsa che può influenzare profondamente la vita delle persone.

al trilione al trilione di trilioni c’è differenza e quindi qua inizia la parte etica che effettivamente ti pone sul tavolo questa possibilità di scalare all’infinito e di crescere in modo infinito

Oltre all’etica, Degni ha parlato dell’importanza della formazione continua per i lavoratori, esplorando il concetto di reskilling e upskilling in relazione all’introduzione delle AI. Durante la conversazione, ha discusso anche del potenziale dell’intelligenza artificiale per migliorare la qualità della vita, soprattutto per le persone con disabilità o in età avanzata. Infine, Degni ha espresso la sua opinione sulle normative europee e il ruolo cruciale della governance nella regolamentazione delle tecnologie AI.

L’Etica come sfida 

Uno dei punti chiave della conversazione è l’idea che l’etica venga spesso sfruttata come uno slogan, piuttosto che come un principio fondante delle decisioni aziendali. Fabrizio Degni ha spiegato come molti concetti, tra cui “human-in-the-loop” e AI human-driven, siano diventati frasi di circostanza, utilizzate più per attrarre attenzione che per garantire un vero impegno etico. Questo approccio superficiale può portare a problematiche significative, soprattutto quando si parla di decisioni automatizzate che influenzano il lavoro e la vita delle persone. In un certo senso, potremmo persino parlare di ethic washing, aggiungendo il termine agli altri “washing” già presenti nel linguaggio comune. 

Le aziende, spiega Degni, sono sempre più orientate verso una produttività ottimizzata grazie all’AI, ma spesso trascurano le conseguenze a lungo termine di queste implementazioni. Sebbene le AI possano migliorare l’efficienza e ridurre i costi, l’assenza di un approccio etico solido rischia di aumentare le disuguaglianze sociali e creare divisioni profonde, specialmente nel mondo del lavoro. Secondo Degni, affrontare il tema dell’etica con serietà richiede un cambiamento radicale nella cultura aziendale e una governance consapevole delle implicazioni sociali delle tecnologie emergenti.

Degni poi sottolinea anche che i principi su cui si regge il sistema economico non sono necessariamente universali né immutabili: a che punto un’azienda o un individuo raggiunge una ricchezza tale da poter smettere di accumularla ulteriormente? Arrivati a un certo livello, invece di continuare a ottimizzare per massimizzare i profitti, le aziende potrebbero scegliere di investire nel benessere dei loro lavoratori

L’IA potrebbe essere utilizzata non solo per ridurre i costi o automatizzare mansioni, ma per migliorare la qualità della vita dei dipendenti, offrendo un ambiente di lavoro più sostenibile e rispettoso dei ritmi umani. Condividere i benefici economici generati dall’innovazione con chi contribuisce alla crescita potrebbe diventare un atto di responsabilità etica, rafforzando il legame tra l’azienda e i suoi lavoratori, piuttosto che perpetuare disuguaglianze già esistenti.

L’etica è diventata quasi un hashtag, cioè lo si aggiunge perché spesso richiama un po’ di persone che sono interessate a questo aspetto

Reskilling e Upskilling: sfide e opportunità per i lavoratori

L’intelligenza artificiale sta trasformando radicalmente il mercato del lavoro, e con essa emerge la necessità di aggiornare le competenze dei lavoratori. Degni sottolinea l’importanza di programmi di reskilling e upskilling, essenziali per preparare i dipendenti a svolgere nuovi ruoli che richiedono competenze più elevate. “L’AI richiederà figure più qualificate”, afferma Degni, evidenziando come sia indispensabile una strategia formativa continua per evitare che l’AI diventi un fattore di esclusione piuttosto che un’opportunità.

Nonostante questa necessità, Degni riconosce che molti lavoratori potrebbero non avere né il tempo né l’energia per intraprendere nuovi percorsi di formazione, specialmente in età avanzata. Le aziende devono dunque assumere la responsabilità di supportare i dipendenti in questa transizione, offrendo risorse e strumenti per affrontare le sfide legate all’automazione. Tuttavia, Degni avverte che il reskilling da solo potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema dell’automazione, soprattutto se le aziende, spinti da logiche di mercato, decidono di ridurre il personale anziché riqualificarlo.

se l’operatore non è competente, per esempio, se uso l’AI per creare codici di programmazione e non sono un programmatore, come faccio a capire se sbaglia?

Degni affronta anche una visione più ottimista dell’AI, vedendola come un potenziale strumento per migliorare la qualità della vita. L’intelligenza artificiale può infatti diventare un’estensione delle capacità umane, soprattutto per le persone che soffrono di disabilità o che si trovano in età avanzata. Questo tipo di utilizzo della tecnologia potrebbe aiutare le persone a mantenere la propria autonomia e migliorare la propria qualità della vita, anche in situazioni di fragilità.

Secondo Degni, uno degli obiettivi futuri dell’intelligenza artificiale potrebbe essere quello di ridurre la necessità di lavorare per vivere, permettendo alle persone di concentrarsi su attività che arricchiscano la loro vita personale e professionale. Tuttavia, Degni avverte che, sebbene l’AI possa offrire nuove opportunità, è essenziale che venga integrata in un sistema sociale che sia in grado di gestire le sue implicazioni, tanto a livello psicologico quanto economico. 

L’idea che l’AI ci “liberi dal lavoro” da una parte può essere entusiasmante, ma dall’altra può essere spaventoso uno scenario con decine di migliaia di persone che all’improvviso non sanno come riempire il proprio tempo. 

La governance e le normative sull’Intelligenza Artificiale

Un altro tema centrale della conversazione è la regolamentazione dell’intelligenza artificiale e il ruolo delle normative europee, come l’AI Act. Degni elogia il framework normativo europeo, che mette al centro la privacy e la protezione dei diritti individuali, ma riconosce anche che queste regole possono creare ostacoli per le piccole imprese e le startup. Le startup in Europa devono avere l’opportunità di crescere, afferma Degni, suggerendo che, per stimolare l’innovazione, sia necessario alleggerire alcuni aspetti burocratici che potrebbero frenare lo sviluppo di nuove soluzioni basate sull’AI.

Secondo Degni, una delle sfide principali è trovare un equilibrio tra la protezione dei diritti individuali e la necessità di innovazione rapida. La competizione globale, infatti, spinge le aziende a rilasciare nuovi prodotti il più velocemente possibile, spesso a scapito di un’adeguata compliance. Degni mette in guardia contro l’uso prematuro di beta version di prodotti AI su dati reali, una pratica che può comportare gravi rischi per le aziende e per gli utenti finali.

L’intervista mette in luce le complesse dinamiche legate all’implementazione dell’intelligenza artificiale. L’etica, la formazione continua e la governance sono elementi cruciali per garantire che l’AI non diventi un fattore di divisione, ma uno strumento di inclusione e miglioramento del benessere sociale. Tuttavia, per realizzare questo obiettivo, è necessario un impegno serio e coordinato da parte di aziende, governi e società, affinché l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata in modo responsabile e sostenibile.

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