Lo studio arriva dagli Stati Uniti, ma sembra fatto apposta per rappresentare al meglio anche l’Italia; ed è dedicato a come gli obblighi di compliance siano sempre più onerosi, e tolgano risorse preziose alle piccole e medie imprese. ISi parla di “compliance inflation”, un aumento esponenziale dei requisiti normativi che rende difficile e costoso il rispetto delle leggi esistenti. Ogni anno, negli USA vengono introdotte circa 15.000 nuove normative a livello federale, statale e locale, mentre le vecchie regole raramente vengono eliminate o semplificate.
Una situazione che conosciamo anche in Italia e in Europa. Anzi, è lecito supporre che i costi per le aziende del Vecchio Mondo siano anche più alti.
Secondo altre ricerche, le imprese spendono in media 200 ore e circa 11.700 dollari per dipendente all’anno solo per conformarsi ai requisiti normativi, senza contare le eventuali sanzioni finanziarie per il mancato rispetto delle regole. Il costo complessivo della compliance fiscale per le imprese negli Stati Uniti ha raggiunto i 546 miliardi di dollari nel 2024, pari all’1,9% del PIL del Paese. Questi costi comprendono la gestione di complessi requisiti fiscali come la dichiarazione dei redditi aziendali, le imposte sui beni patrimoniali e le deduzioni per ammortamenti, che impongono un pesante onere alle imprese di tutte le dimensioni.
Vale la pena sottolineare che non stiamo parlando di quanto siano costose le tasse, ma di quanto costa adeguarsi alle normative. Un costo che in un certo senso è “nascosto”, e che non rappresenta un’entrata diretto per le casse pubbliche; a meno di considerare il gettito fiscale generato dal settore della consulenza.
Perché la Compliance Inflation È un Problema
La complessità normativa non solo aumenta i costi operativi delle aziende, ma limita anche la capacità di crescere e innovare. Da una parte certe vecchie regole esistono ancora, come per esempio l’autenticazione della firma da un notaio o l’uso di documentazione cartacea, e dall’altra bisogna altresì adeguarsi ai dettami della trasformazione digitale, digitalizzando documenti e firme, introducendo sistemi cloud e così via.
I legislatori hanno quindi un doppio compito: da una parte devono scrivere norme che permettano un progresso con benefici per tutti, ma allo stesso tempo bisogna prestare grande attenzione affinché le norme stessa non si trasformino in un ostacolo per l’innovazione e la crescita. Bisogna fare il possibile per ridurre l’inflazione normativa e facilitare la compliance per le piccole imprese.
Un esempio interessante è il recente passaggio alla fatturazione elettronica: da una parte semplifica la comunicazione con il fisco e rende più facili molti passaggi, ma dall’altra molte aziende hanno speso moltissimo, sia in termini di denaro sia in termini di risorse, per adeguarsi.
Di fronte all’inadempienza di certe aziende, una possibile risposta può essere proprio la creazione di strumenti digitali che facilitino la compliance. Piuttosto che imporre multe - che poi si trasformano in procedimenti lunghi molti anni - forse potrebbe essere proprio la cosa pubblica a preoccuparsi di creare strumenti digitali che permettano alle aziende di rispettare le regole senza che tale impegno diventi l’ennesimo ostacolo da risolvere.