Gli sviluppatori, almeno quelli bravi, non sono moltissimi. Succede quindi che molti di loro scelgano di essere freelance perché sono più i vantaggi delle seccature; e perché dall’altro lato ci sono molte aziende che hanno bisogno di uno sviluppatore per completare un certo progetto, senza necessariamente considerare un’assunzione vera e propria. Questo scenario delinea un mercato del lavoro in piena trasformazione, dove le tradizionali dinamiche contrattuali e operative sono messe in discussione dalla domanda e dall'offerta di competenze specialistiche.
Solo che se l’azienda in questione vuole una persona che si rechi in ufficio a fare il lavoro, magari per pochi mesi, potrebbe scoprire che gli sviluppatori preferiscono dire di no e passare al prossimo cliente. Ce lo ha confermato il responsabile HR di Devpunks, piccola azienda torinese che si occupa proprio di trovare sviluppatori per aziende che devono sviluppare questo o quel progetto. La marcata preferenza per il lavoro da remoto, o comunque per forme di collaborazione che garantiscano ampia autonomia, è diventata un fattore cruciale, capace di determinare il successo o il fallimento nella ricerca di personale altamente qualificato. Al punto che questa startup ha deciso che non vale nemmeno la pena di dar seguito a quelle richieste dove la presenza in ufficio obbligatoria.
“... sarebbe una perdita di tempo proprio anche per noi, nel senso che non abbiamo freelance o developer che hanno quel tipo di concetto. (una persona) te la posso anche trovare, però è facile che dopo due o tre mesi, essendo anche freelance, quindi magari contatti ne ha diversi, cose aperte ne ha diverse, magari mi dica, 'Guarda, è stato bello, però ho trovato un'altra cosa che che si sposa un po' più con quella che è la mia filosofia ... “.
Molti sviluppatori, proprio grazie a una maggiore forza contrattuale, a volte possono permettersi di forzare la mano. Molti di loro hanno consolidato una netta preferenza per modalità di lavoro agili e autonome. Il lavoro da remoto non è più considerato un semplice benefit, ma una componente quasi essenziale della propria identità professionale e delle proprie aspettative di carriera. I concetti fondamentali sono quelli dello smar working, cioè il lavorare per obiettivi e non “a tempo”.
Lo Smart Working e i capi medievali, parte 2
".. abbiamo ragazzi che magari preferiscono lavorare di notte, quindi magari si fa una riunione la mattina dove si dice che entro domani serve questa cosa qua, poi a noi non interessa, insomma, che la persona sia presente li costantemente, a meno che il cliente non ce lo richieda ...”
Molte organizzazioni, tuttavia, nel tentativo di riaffermare prassi consolidate, sembrano non aver pienamente compreso la portata di questa trasformazione culturale e operativa. L'imposizione del lavoro in sede può rivelarsi controproducente, allontanando i talenti più brillanti anziché attrarli.
La sfida per le aziende moderne consiste nel valutare criticamente se le proprie politiche di gestione delle risorse umane siano ancora allineate con un contesto in cui i professionisti tech, e gli sviluppatori in particolare, stanno ridefinendo le regole del gioco. Insistere su modelli di lavoro tradizionali potrebbe significare, in un futuro molto prossimo, affrontare serie difficoltà nel reperire il personale qualificato necessario per portare avanti i progetti e rimanere competitivi sul mercato.
La frattura tra imprese e developer
Ne consegue una possibile divergenza tra le imprese più tradizionaliste e gli sviluppatori più progressisti; una divergenza che a un certo potrebbe diventare una vera e propria frattura. Da un lato, molte aziende restano legate a modelli che privilegiano il controllo diretto e la presenza fisica. Dall'altro, i professionisti tech, specialmente gli sviluppatori, cercano maggiore autonomia, flessibilità e un ambiente che valorizzi i risultati.
A confermarlo sono proprio realtà giovanissime come quella citata, dove si preferisce magari perdere un cliente piuttosto che il rapporto fiduciario con il developer - a cui non viene nemmeno proposto quel cliente che vorrebbe vederlo seduto in ufficio. Lo sbilanciamento rispetto al passato non potrebbe essere più evidente.
Le ragioni di un rifiuto sempre più diffuso
Il rifiuto della sede fissa da parte di un numero crescente di sviluppatori non è un capriccio, ma si basa su motivazioni legate alla sostenibilità personale, alla produttività e alla qualità della vita. Molte collaborazioni falliscono perché le aziende non comprendono queste priorità.
Proprio la flessibilità di luogo e orario è cruciale per l'equilibrio vita-lavoro. Ed è anche una questione di raionevolezza e buon senso: se un lavoro può essere svolto ovunque e in qualsiasi orario, perché dovrebbe essere necessario farlo proprio in quell’ufficio e proprio in quegli orari? Se alla fine la consegna avviene nei tempi richiesti, dov’è il problema?
Evitare spostamenti, gestire impegni personali e organizzare la giornata secondo i propri ritmi di produttività migliora il benessere, specialmente in un settore che richiede alta concentrazione. E una persona che sta meglio, lavora meglio.
Molti sviluppatori si ritengono più produttivi in un ambiente scelto da loro, privo delle distrazioni degli uffici open space. La possibilità di personalizzare lo spazio di lavoro è fondamentale. Ricerche, come quelle dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, indicano che il lavoro agile può aumentare l'efficacia.
La resistenza al ritorno in ufficio è legata anche a una richiesta di maggiore autonomia. I professionisti tech, abituati a lavorare per obiettivi, non apprezzano un controllo basato sulla presenza, spesso visto come mancanza di fiducia.
Un esempio concreto: l'azienda che rifiuta i clienti old-school
Nello specifico, Devpunks (ma non è l’unica) ha scelto di non accettare progetti che richiedano la presenza in ufficio, comprendendo le esigenze degli sviluppatori. Questa decisione favorisce sia i freelance, sia l'azienda stessa, che attrae talenti qualificati. Allo stesso tempo, ci hanno spiegato, pagato immediatamente lo sviluppatore, assumendosi internamente il rischio di clienti che pagano in ritardo.
Una visione che piace ai freelance e ai professionisti di alto livello, che possono scegliersi i progetti su cui lavorare senza vincoli. Ma è vincente anche per le aziende clienti, che potranno contare su progetti sviluppati a regola d’arte e con tempi (e costi) certi.
A farne le spese potrebbe essere quel dirigente medievale che proprio non ce la fa a concepire un lavoratore fuori dall’ufficio. Ce ne faremo tutti una ragione.
Questo impone alle aziende una riflessione sui propri modelli. Quelle ancorate al controllo rischiano di perdere competitività. Il mercato tech è guidato dalla domanda di competenze, e gli sviluppatori qualificati hanno potere negoziale. Come osserva Roberto Buonanno, "le aziende devono diventare attraenti offrendo crescita, valore e un ambiente di lavoro flessibile".
Non si tratta di ideologia ma di strategia, di avere una visione incentrata sulla crescita a lungo termine, ma che sia una crescita sostenibile e positiva per tutte le parti in gioco.
Il vero problema: la cultura aziendale che non cambia
Nonostante i vantaggi della flessibilità, in Italia molte aziende faticano ad abbandonare il "culto del badge". Specialmente le PMI restano legate a una cultura manageriale che equipara produttività e presenza fisica. Questa resistenza al cambiamento è l'ostacolo principale a modelli di lavoro più moderni.
Come abbiamo già visto di recente, il problema risiede spesso in "certi capi medievali", impreparati a gestire il cambiamento e a guidare team a distanza. Questa mentalità, definita da Roberto Buonanno "padronale o medievale", frena il lavoro agile perché "predilige il controllo basato sulla presenza fisica e fatica a delegare e a fidarsi".
La difficoltà nel cambiare è aggravata dalla carenza, in molte realtà, di pratiche organizzative come la chiara definizione di ruoli e mansioni e una cultura della delega. "Molte aziende in Italia mancano delle basi organizzative necessarie," dice Buonanno, notando che "si tende ad assumere personale non per competenza, ma per avere qualcuno a cui dire 'sono più bravo di te'".
Tuttavia, trattenere competenze qualificate, specialmente nel tech, impone un cambio di rotta. I professionisti cercano crescita, flessibilità e fiducia. Le aziende che non offrono queste condizioni rischiano di perdere talenti. Buonanno suggerisce che "la prima spesa che un imprenditore dovrebbe considerare... è la formazione sulle persone".
Le prospettive future per il lavoro tech
Le imprese legate a modelli gerarchici e al presenzialismo affronteranno difficoltà crescenti nel reperire e trattenere talenti. Il mercato del lavoro tech sarà sempre più influenzato dalle preferenze dei professionisti, che possono scegliere le condizioni lavorative. Ignorare questa realtà significa rischiare di non trovare collaboratori.
La filosofia basata sul full-remote e sull'autonomia dei freelance, indica la direzione del settore. La loro capacità di attrarre sviluppatori con selezione rigorosa, supporto e condizioni economiche vantaggiose dimostra l'efficacia di un approccio basato su fiducia e risultati. Anche strategie di marketing innovative, come la pagina Instagram di Devpunks per attrarre developer e clienti, simile al successo di Data Pizza, mostrano una nuova sensibilità.
Il passaggio a una cultura aziendale che abbracci la flessibilità richiede investimenti in formazione manageriale, revisione dei processi e strumenti digitali. I benefici in termini di attrazione di talenti, benessere e produttività sono però notevoli. Le organizzazioni che sapranno adattarsi prospereranno.
La sfida non è eliminare il lavoro in ufficio, ma riconoscere che non può essere l'unica opzione. Offrire flessibilità, costruire rapporti di fiducia e valutare sui risultati diventeranno requisiti indispensabili nel mercato delle competenze digitali. L'attrattiva di un'azienda dipenderà sempre più dalla modernità della sua cultura del lavoro.