La privacy frena il business? Non proprio, spiega Guido Scorza

La normativa europea sulla privacy, percepita come un ostacolo al business, è in realtà un pilastro per la fiducia e la stabilità dei mercati.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La privacy è spesso vista come un ostacolo dai protagonisti del mondo imprenditoriale, specialmente dalle aziende internazionali. Questo è particolarmente evidente nel confronto tra Europa e Stati Uniti, dove molti percepiscono il modello europeo come un freno alla competitività. Guido Scorza, membro dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, offre una prospettiva più bilanciata: “La privacy non vuole essere, non deve essere nemica né dei mercati né della sicurezza […] né della salute per chi fa ricerca medica. È un diritto fondamentale, come ce ne sono tanti altri.”

Le parole del Garante evidenziano la necessità di un compromesso: la privacy, lungi dall’essere un ostacolo, può diventare una componente essenziale per il business sostenibile.

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Regole europee e mercati globali: due visioni a confronto

Le normative europee sulla privacy, come il GDPR, sono spesso percepite dalle aziende come un ostacolo. Guido Scorza, membro dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, lo spiega chiaramente: “Capisco perfettamente che ogni regolamentazione che miri in qualche modo a perimetrare il margine di manovra di chi fa marketing venga registrata […] come un elemento di rallentamento o come un ostacolo al perseguimento dell’obiettivo principale di qualsiasi impresa e quindi il business.” Tuttavia, questa percezione si basa su una lettura parziale e superficiale delle implicazioni di tali regole.

La privacy non vuole essere, non deve essere nemica né dei mercati né della sicurezza né della salute per chi fa ricerca medica.

Il GDPR non è soltanto un insieme di vincoli, ma rappresenta un modello avanzato di tutela dei diritti individuali, che si traduce in un vantaggio competitivo nel lungo termine. L’obiettivo della normativa è duplice: proteggere i dati personali dei cittadini e creare un ambiente di fiducia che favorisca relazioni sostenibili tra consumatori e aziende. Questa combinazione rende il GDPR una colonna portante del mercato unico europeo, anziché un semplice ostacolo.

Come sottolineato da Scorza, la tutela della privacy in Europa non è un concetto flessibile né soggetto a compromessi temporanei: è “scolpita nella pietra della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.” Questa visione elevata a principio cardine dell’ordinamento giuridico europeo fa del GDPR non solo uno strumento legislativo, ma un vero e proprio asset competitivo. Per le aziende che vogliono operare nei mercati europei, rispettare queste regole significa garantire trasparenza e consolidare la fiducia dei clienti, un valore strategico in un panorama economico globale sempre più sensibile alla protezione dei dati personali.

Questa impostazione normativa evidenzia una differenza di fondo rispetto ad altri contesti, come quello statunitense, dove la regolamentazione è spesso meno stringente. Tuttavia, Scorza ribadisce che il divario si sta riducendo: “Se guardiamo a quello che è successo negli ultimi anni negli Stati Uniti d’America, troviamo un parlamento, troviamo dei governatori nei singoli stati […] che hanno progressivamente chiesto alle aziende uno sforzo significativo.” Questo sviluppo suggerisce che il modello europeo, incentrato sulla protezione dei diritti fondamentali, potrebbe presto diventare una fonte di ispirazione anche per altre economie globali.

La tutela della privacy in Europa non è un concetto flessibile né soggetto a compromessi temporanei: è scolpita nella pietra della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

Alla base di questa visione c’è un principio chiave: le regole sulla privacy non sono una zavorra, ma un elemento che eleva la qualità del mercato, stimolando trasparenza, innovazione responsabile e relazioni commerciali basate sulla fiducia reciproca.

La sfida dell’intelligenza artificiale

L’evoluzione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (IA) ha messo in evidenza un conflitto sempre più marcato tra innovazione rapida e la necessità di regolamentazione etica. Un caso significativo è quello di ChatGPT, il modello di intelligenza artificiale generativa sviluppato da OpenAI, che ha dovuto sospendere temporaneamente il servizio in Italia per adeguarsi al GDPR. Guido Scorza, membro dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, spiega il contesto: “Abbiamo semplicemente, credo di poter dire, ricordato a OpenAI […] che per fornire un servizio di quel genere in Europa bisognava rispettare la disciplina europea sulla protezione dei dati personali.”

Le regole sulla privacy non sono una zavorra, ma un elemento che eleva la qualità del mercato, stimolando trasparenza, innovazione responsabile e relazioni commerciali basate sulla fiducia reciproca.

Questo intervento non è stato concepito come un ostacolo all’innovazione, bensì come un promemoria del fatto che anche le tecnologie più avanzate devono rispettare i diritti fondamentali dei cittadini europei. La sospensione, durata pochi giorni, ha consentito a OpenAI di adeguare le sue pratiche di trattamento dei dati, dimostrando che è possibile coniugare innovazione tecnologica e rispetto della normativa.

Scorza sottolinea che tali richiami non mirano a rallentare il progresso, ma a favorire un approccio etico e sostenibile. Adeguarsi alle regole europee, infatti, non è solo una questione di conformità, ma può rappresentare un vantaggio competitivo nel lungo periodo. Le aziende che rispettano standard rigorosi, come quelli imposti dal GDPR, possono costruire relazioni di fiducia più solide con gli utenti, un elemento sempre più centrale nei mercati digitali globali.

L’episodio di ChatGPT dimostra che il rispetto delle regole non solo non frena l’innovazione, ma ne eleva la qualità, favorendo una competizione più trasparente e responsabile.

Cambiamenti globali e stabilità europea

Il panorama globale della regolamentazione sta cambiando, e la tradizionale contrapposizione tra un’Europa regolamentata e degli Stati Uniti innovativi appare meno marcata. Guido Scorza, membro dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, spiega: “Se guardiamo a quello che è successo negli ultimi anni negli Stati Uniti d’America, troviamo un parlamento, troviamo dei governatori nei singoli stati […] che hanno progressivamente chiesto alle aziende uno sforzo significativo.” Questo segnale indica un progressivo allineamento internazionale verso una maggiore attenzione alla privacy.

Il GDPR, che ha imposto standard elevati di protezione dei dati, continua a rappresentare una base solida per le aziende che operano nel mercato europeo.

In questo contesto, l’Europa rimane un punto di riferimento per la stabilità normativa, garantita da principi come quelli sanciti nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Il GDPR, che ha imposto standard elevati di protezione dei dati, continua a rappresentare una base solida per le aziende che operano nel mercato europeo.

Tuttavia, Scorza ipotizza possibili “flessioni nell’attenzione alle cose della privacy” in aree come la sanità o la sicurezza pubblica, soprattutto in risposta a nuove esigenze politiche o sociali. Questi adattamenti, comunque, non intaccheranno il nucleo della protezione dei dati nel mercato, che rimane una priorità per l’Unione.

La combinazione di adattamento globale e stabilità europea potrebbe favorire un’armonizzazione futura delle normative, creando un terreno più equo e trasparente per le imprese a livello internazionale.

Verso un equilibrio tra privacy e business

La privacy, spesso percepita come un limite alla libertà d’azione delle imprese, può invece trasformarsi in un potente acceleratore per lo sviluppo di mercati etici e sostenibili. Nel panorama attuale, caratterizzato da una crescente sensibilità dei consumatori verso la protezione dei dati personali, le aziende devono reinterpretare la regolamentazione non come un ostacolo, ma come una leva per costruire fiducia. La trasparenza e il rispetto delle normative possono diventare un elemento di differenziazione in mercati sempre più competitivi.

Guido Scorza, membro dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati, sintetizza la sfida in un principio chiave: “Il segreto è sempre quello di comprimere un diritto nella misura minima necessaria a garantire lo spazio vitale per un altro diritto.” Questa affermazione evidenzia la necessità di bilanciare i diritti fondamentali, creando un contesto in cui le esigenze del business e quelle della tutela dei dati personali coesistano in modo armonico.

Il segreto è sempre quello di comprimere un diritto nella misura minima necessaria a garantire lo spazio vitale per un altro diritto.

Il modello europeo, incarnato dal GDPR, dimostra che è possibile conciliare innovazione e protezione dei diritti individuali. Le aziende che rispettano tali standard non solo si conformano alle leggi, ma acquisiscono un vantaggio competitivo duraturo: instaurano relazioni di fiducia con i clienti, promuovono pratiche responsabili e consolidano la propria reputazione.

In un’epoca in cui i dati personali sono al centro del valore economico e sociale, investire nella privacy significa investire nel futuro del mercato. Non si tratta di scegliere tra privacy e business, ma di riconoscere che la loro interazione equilibrata rappresenta una strada obbligata per affrontare le sfide del mondo digitale.

 

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