Kubecon 2024: L’IA è potente, ma piena di sfide

Kubernetes sarà la piattaforma su cui molte aziende scommetteranno per portare l'IA generativa all'interno dei propri processi

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a cura di Giancarlo Calzetta

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A Parigi si stanno tenendo il Kubecon 2024 e CloudNativeCon2024, eventi dedicati a Kubernetes e alla fondazione Cloud Native Computing. Un paradiso di tecnicismi per chi lavora nelle infrastrutture IT e vuole guardare al presente e al futuro dell’informatica nelle aziende, tra sessioni di scenario, hand-on super dettagliati e sprazzi di cultura pop-nerd.

La manifestazione, organizzata dalla Linux Foundation, ha portato nella capitale francese oltre 12000 visitatori ansiosi di sperimentare cos’hanno in serbo aziende e fondazioni sul tema più popolare del momento: le IA generative.

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Senza sorprese, qui il mondo parla di Kubernetes come la piattaforma su cui scommettere per portare l’IA nelle aziende e potrebbero non avere tutti i torti. Sebbene la piattaforma abbia adoratori e detrattori (più che altro preoccupati dai suoi costi che non dalle limitazioni tecnologiche), è indiscutibile che possa vantare una community davvero appassionata, numerosa, agguerritissima e preparata; nonché del supporto di moltissimi vendor. Questo potrebbe non bastare, ma per motivazioni che vedremo più avanti.

Partendo dalla situazione attuale, Priyanka Sharma, la carismatica direttrice esecutiva della CNCF, ha sottolineato che sperimentare con l’IA è semplice, ma portarla nell’operatività aziendale di tutti i giorni è tutta un’altra cosa. Tramite una demo fatta girare sul proprio notebook, Sharma ha mostrato quanto sia facile tramite Ollama far girare delle app basate su IA, ma ha anche sottolineato che le architetture necessarie a far scalare la app stessa sono ben diverse da quelle di un notebook per uso personale.

Ha parlato di numerose sfide, della necessità di studiare le nuove soluzioni, della necessità di resistere alla tentazione di ricorrere a piattaforme chiuse anche se più comode e veloci da implementare per scommettere sulle soluzioni open source, dell’interoperabilità estrema come mezzo per migliorare velocemente… per poi ricordarci che abbiamo già vissuto tutto questo.

Quando il Cloud Computing è arrivato, si era capito subito che era destinato a rivoluzionare l’informatica e lo stesso abbiamo capito con la scoperta di ChatGPT da parte del grande pubblico, ma… le velocità sono completamente differenti. L’IA generativa è esplosa in maniera imprevedibile fino a pochi mesi fa, ma è ancora in alto mare nonostante abbia dimostrato funzioni che sembrano fantascienza. Le aziende hanno bisogno di tempo per digerirla, per inserirla in percorsi di trasformazione digitale che erano già complessi per i manager da un punto di vista “mentale” già prima di mettere le mani sul prodotto di OpenAI.

E quindi adesso abbiamo un’industria, quella informatica, che corre alla velocità della luce: i produttori di CPU e GPU cercano in ogni modo di incrementare la produzione per far fronte a una domanda stratosferica; le case di software fanno a gara per arrivare primi nella creazione dei modelli, degli strumenti di controllo, delle interfacce e di ogni singolo pezzetto che contribuirà a portare l’IA nelle aziende (ma ancora mancano tantissimi pezzi che verranno sviluppati solo quando davvero l’IA inizierà a crescere nel business); gli informatici non sanno bene dove guardare per il loro futuro perché mancano specialisti in sicurezza informatica, mancano specialisti con competenze cloud e adesso si vede salire l’onda di richieste per gli specialisti di IA.

 Intanto, le aziende che qui fungono da utenti finali spingono perché sanno che se i loro concorrenti riusciranno a far partire l’IA per primi, godranno di un vantaggio che rischia di diventare enorme.

E tutto questo sta montando come un’onda furiosa sulla quale si ha pochissimo controllo perché immatura e irruenta. Senza avere idea davvero di cosa succederà in futuro.

Torniamo al dubbio iniziale, quando ho detto che forse non basteranno community e supporto per garantire che sarà Kubernetes la piattaforma su cui girerà l’IA generativa nelle aziende del 2034: il pericolo non è nella tecnologia in sé, ma nell’incertezza che domina questo futuro velocissimo.

Cosa ci dice che tra cinque anni qualcuno non applicherà quanto avremo imparato dell’uso delle IA alla creazione e infrastruttura delle IA stesse, generando una nuova piattaforma su paradigmi completamente diversi? Per fortuna, questo non è un vero problema.

Il mercato si adatterà man mano che le nuove scoperte avverranno e il nostro compito, per il momento, è quello di cercare di cavalcare quest’onda per guardarla crescere e maturare, cercando di stare quanto più possibile sulla sommità per scorgere quali saranno le novità appena si affacceranno al settore.

E cercando di far capire a quei manager che ancora non hanno digerito il cloud che bisogna far tesoro di quanto vissuto con quella transizione e prepararsi ad applicare gli stessi canoni a velocità decuplicate per tenere il passo della tecnologia e della concorrenza.

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