Katakem, ecco dove nasce il robot OnePot che riproduce i processi chimici

Un robot in grado di miscelare e riscaldare tutte le componenti per produrre farmaci direttamente in farmacia: potrebbe essere una rivoluzione.

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a cura di Danilo Loda

Katachem è una startup innovativa che ha vinto il primo premio alla manifestazione Startup Marathon, il contest promosso da Area Science Park, UniCredit e Fondazione Comunica che si è svolto nella sede UniCredit di Verona alla fine dello scorso anno.

La loro idea, vincente, punta a risolvere un problema diffuso nei laboratori dove si trattano sostanze chimiche: la riproducibilità di un processo chimico che mantiene molto bassa la capacità di technology transfer nei laboratori.

A raccontarci come nasce Katakem, un marchio di B4Chem S.r.l. è l’Amministratore Unico, Marco Francardi che ha in bacheca una laurea in Fisica e un dottorato in scienze dei materiali.  Marco nel 2014, a Catanzaro, incontra all'Istituto Italiano di Tecnologia, Manuela Oliviero, (che poi diventerà sua moglie), chimico organico con cui inizia a condividere la passione per il lavoro.

I due si rendono conto, grazie all’esperienza di Marco nello sviluppo di farmaci e tecnologie farmaceutiche, che esiste un problema operativo all'interno dei laboratori. “All’inizio pensavo fosse un problema locale”, spiega Francardi, “quindi ho cercato di risolvere localmente il problema. In pratica quando scopri una nuova molecola devi passare a fare la le prove sulle cellule e quindi te ne servono un buon numero per fare i test sulle cavie. Nel momento in cui si dovevano testare le particelle e via dicendo, e quindi i volumi crescevano, le cose venivano fatte molto male e i risultati erano assolutamente sballati”.

In poche parole non c'era assolutamente coerenza tra un test e l’altro, utilizzando la stessa (presumibile) molecola. Da qui l’idea di creare una tecnologia che riuscisse a standardizzare i processi soprattutto quando il volume dei test cresce.

Nasce Metrics in Batch Technology

Come in cucina si usa il fuoco per scaldare la pentola, in chimica è necessario dare energia al sistema di test. La tecnologia Metrics in Batch Technology fa proprio questo: controlla il processo chimico. In poche parole questa tecnologia, associata alla standardizzazione, è il primo passo verso un sistema IoT abbinato all’automazione.

Ma per risolvere il conseguente problema, cioè utilizzare 50 strumenti in laboratorio dove nessuno di questi comunica tra loro su un server centrale, Katakem realizza nel 2021 OnePot, un primo prototipo di robot che esegue interamente tutte le operazioni che servono per eseguire un processo chimico senza necessità di interazione dell'operatore.

OnePot si occupa di pesare, miscelare e riscaldare le sostanze utilizzando i parametri inseriti tramite la tecnologia Metrics in Batch. “Abbiamo sviluppato sia hardware sia software, realizzando un prodotto ad hoc. Per la prima volta nella storia”, spiega con orgoglio Francardi “siamo riusciti a digitalizzare un processo chimico, ottenendo informazioni condivisibili che favoriscono la diffusione del know how.

A chi può essere utile OnePot

Secondo Francardi, OnePot può risolvere molti problemi alle case farmaceutiche che sono strutturate in diversi poli non propriamente vicini tra di loro. In teoria la casa farmaceutica può mandare il progetto alla farmacia, che poi si produce i farmaci secondo richiesta.

Nello spazio di due container è quindi possibile avere un farmaco pronto per essere immesso sul marcato, con tutti i vari step facili da realizzare, packaging compreso. Per le case farmaceutiche e per le farmacie sarebbe un nuovo modello di business, visto che oggi ci sono pochissimi centri di produzione in tutto il mondo, che si devono confrontare con problemi di ritmo di produzione, stoccaggio nelle aree locali, logistica e via dicendo.

Nelle intenzioni di Katakem, tramite le loro tecnologia e il robot OnePot, le case farmaceutiche potrebbero anche creare piccoli centri produttivi che servono farmacie e ospedali nel raggio di massimo 100 km. O magari anche le farmacie che producono da sé alcuni farmaci generici con approvazione del Ministero (le cosiddette “galeniche”) possono ricevere il processo di realizzazione, ad esempio di una pomata, via mail con allegato il log con la procedura e, tramite OnePot, realizzarlo in loco.

Nell’idea di Francardi, può essere possibile che ad esempio, le farmacie di una stessa città si uniscano per avere un OnePot che tutte possono utilizzare ed avere così farmaci pronti senza attendere l’approvvigionamento diretto dalle case farmaceutiche. In questo caso, ci spiega Francardi, le case farmaceutiche riceverebbero una somma in base a quanti farmici produce la farmacia.

In pratica la casa farmaceutica si concentrerebbe sulla ricerca e sviluppo di un farmaco e demanda la produzione effettiva alla farmacia. Questo per la casa farmaceutiche vorrebbe dire costi azzerati, perché l'investimento per l'impianto lo farebbe la farmacia, e  avrebbero a disposizione 10 volte quello che investono oggi in ricerca e sviluppo. Da sottolineare che nei test eseguiti, comparandoli con le tecnologie attualmente in corso si riesce ad ottenere un risparmio energetico  che va dal 40 al 70% rispetto alle attività ordinarie di laboratorio.

Il prossimo passo

“Ora ci serve un partner industriale per arrivare al “prossimo livello”, visto che al momento siamo a una "buona versione beta", dichiara Francardi. “Ci servono anche competenze per trasformare il nostro prodotto e avvicinarci di più a quello che abbiamo immaginato finora. Nelle nostre intenzioni vorremmo proporci a livello mondiale, ma per ora abbiamo la certificazione per la vendita solo a livello europeo”.

Per rendere OnePot un prodotto “commerciabile” Katakem è in fase di aumento di capitale in vista di un seed round. L’azienda è alla ricerca di un partner industriale che potrebbe essere anche finanziario.

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