Di recente il Senato ha approvato il disegno di legge n. 1146/24, recante “disposizioni e delega al governo in materia di intelligenza artificiale”. Rappresenta il primo tentativo organico del Paese di regolamentare un settore tecnologico in rapida espansione e di cruciale importanza strategica per le aziende e i professionisti. L'approvazione, accolta con un misto di plauso e cautela, segna un momento potenzialmente decisivo nella gestione delle tecnologie emergenti in italia, in linea con le iniziative intraprese a livello europeo e internazionale, e impone una riflessione strategica per il tessuto imprenditoriale italiano.
Il DDL AI si prefigge l'obiettivo primario di definire un quadro di principi fondamentali che guidino la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l'adozione e l'applicazione dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale, seguendo l'esempio del regolamento sull'intelligenza artificiale (AI Act) varato dall'Unione Europea (eur-lex.europa.eu).
Per aziende e professionisti, comprendere appieno le implicazioni di questa nuova normativa è fondamentale per pianificare investimenti, sviluppare nuovi prodotti e servizi e rimanere competitivi sul mercato.
Un principio cardine che innerva l'intero disegno di legge è l'approccio "antropocentrico", che pone l'essere umano e la sua dignità al centro di ogni considerazione normativa. Questo significa che lo sviluppo e l'impiego dell'intelligenza artificiale devono imprescindibilmente avvenire nel pieno rispetto dei diritti e delle libertà sanciti dalla costituzione italiana e dal diritto dell'unione europea.
L’IA, in questa visione, deve essere uno strumento al servizio dell'uomo, volto a migliorare le condizioni di vita e la coesione sociale, vigilando attentamente sui potenziali rischi economici e sociali e sull'impatto sui diritti fondamentali. per le aziende, ciò si traduce nella necessità di sviluppare e implementare soluzioni di IA che rispettino questi principi, garantendo la fiducia dei consumatori e degli stakeholder.
Le disposizioni chiave del DDL AI: un'analisi settoriale per il business
il DDL AI affronta in maniera specifica diversi settori cruciali, delineando un approccio differenziato in base alla sensibilità e all'impatto potenziale dell'intelligenza artificiale, con importanti ricadute per le strategie aziendali e l'operatività dei professionisti.
Ambito sanitario: solo supporto, mai sostituzione
Il DDL AI riconosce il notevole potenziale dell'IA per il miglioramento del sistema, dalla prevenzione alla diagnosi e alla cura. tuttavia, stabilisce un principio inequivocabile: l'IA potrà operare esclusivamente come strumento di supporto al personale medico, senza mai sostituirsi al loro insindacabile giudizio clinico e alla loro responsabilità professionale.
Questa cautela, sebbene comprensibile, potrebbe in parte limitare la piena adozione di soluzioni IA innovative nel settore, ma al contempo apre la strada a opportunità per aziende specializzate nello sviluppo di strumenti di supporto decisionale per i medici. la legge sancisce inoltre il divieto di discriminazione nell'accesso alle prestazioni sanitarie tramite l'IA e introduce l'obbligo di trasparenza verso i pazienti sull'utilizzo di tali tecnologie, aspetti che le aziende del settore dovranno considerare attentamente nella progettazione dei loro prodotti.
La sicurezza e l'affidabilità dei sistemi IA in sanità dovranno essere garantite attraverso verifiche e aggiornamenti costanti, creando un mercato per servizi di testing e validazione.
Mondo del lavoro e professioni intellettuali
Il DDL AI pone un forte accento sul rispetto della dignità umana e sulla centralità del lavoro. L’IA è concepita come uno strumento per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare la salute psicofisica dei lavoratori e accrescere la produttività, sempre nel rispetto dei loro diritti.
Per le aziende, questo significa investire in soluzioni IA che aumentino l'efficienza senza dequalificare il lavoro umano. I datori di lavoro avranno l'obbligo di informare i dipendenti sull'utilizzo di sistemi IA nei processi che li riguardano, richiedendo una comunicazione chiara e trasparente sull'introduzione di queste tecnologie.
Per le professioni intellettuali, l’IA è ammessa solo come supporto strumentale, con la preminenza dell'attività intellettuale umana. Anche in questo caso, la trasparenza verso il cliente sull'impiego di IA è obbligatoria, implicando per i professionisti la necessità di comunicare chiaramente come l'IA viene utilizzata nel loro lavoro.
Attività giudiziaria: inviolabilità della decisione umana e opportunità per l'efficienza amministrativa
L'ambito giudiziario è forse quello in cui il DDL AI adotta l'approccio più restrittivo. Viene espressamente vietato l'impiego dell'IA per interpretare la legge, valutare le prove o prendere decisioni giudiziarie, funzioni ritenute esclusiva competenza dei magistrati. Ogni decisione sostanziale rimarrà prerogativa del magistrato.
Tuttavia, il Ministero della Giustizia potrà autorizzare l'uso dell'IA in ambiti amministrativi interni per migliorare l'organizzazione e semplificare il lavoro accessorio, aprendo opportunità per aziende specializzate in soluzioni IA per la gestione documentale, l'organizzazione dei flussi di lavoro e l'automazione di compiti amministrativi negli uffici giudiziari.
Pubblica Amministrazione: efficienza con tracciabilità
Anche nella pubblica amministrazione, l'IA è concepita come strumento di supporto, con l'obbligo di garantire la tracciabilità del suo impiego, la trasparenza del funzionamento e il rispetto del potere decisionale umano.
Le amministrazioni dovranno adottare misure tecniche, organizzative e formative per un uso responsabile dell'IA, con l'obiettivo di incrementare l'efficienza e la qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese. questo crea un mercato potenziale significativo per le aziende in grado di fornire soluzioni IA affidabili, trasparenti e tracciabili per la pubblica amministrazione, nonché servizi di consulenza e formazione per il personale pubblico.
L'obbligo di localizzare i server per l'IA ad uso pubblico in italia comporta implicazioni pratiche significative per le aziende che forniscono servizi alla pubblica amministrazione, e potrebbe determinare un aumento dei costi IT e potenziali problemi di latenza per applicazioni che richiedono dati distribuiti globalmente, influenzando la competitività di alcune aziende. Tuttavia, la finalità è rafforzare la sicurezza e la protezione dei dati sensibili dei cittadini, un aspetto sempre più importante per la reputazione e la conformità normativa delle aziende.
Sovranità digitale ed Europa
Con questo DDL, poi, si fa qualche timido passo verso una vera sovranità digitale. Alcune disposizioni del DDL AI, come la priorità data all'archiviazione di dati critici su server situati in italia, segnano la direzione che si vorrebbe proseguire. Una scelta che tuttavia comporta sfide in termini di costi infrastrutturali e di accesso a tecnologie all'avanguardia sviluppate altrove. Per le aziende italiane, ciò potrebbe rappresentare un'opportunità per sviluppare e offrire soluzioni alternative a quelle provenienti da paesi che potrebbero non essere i migliori partner.
A proposito di relazioni internazionali, DDL AI adotta un approccio basato sul rischio sull’esempio dell’AI Act Europeo. Ritroviamo quindi l'idea di regolamentare i sistemi di IA in base al livello di rischio che possono comportare per i diritti e le libertà delle persone.
Il governo italiano, pur potendo introdurre misure più stringenti o dettagliate in specifici ambiti per adattare i principi generali dell'AI Act alla realtà nazionale, non può in alcun modo derogare o contraddire le disposizioni del regolamento europeo, che è direttamente applicabile negli stati membri.
La Commissione Europea ha già espresso alcune preoccupazioni riguardo potenziali sovrapposizioni o conflitti tra il DDL AI e l'AI Act, in particolare in tema di sovranità digitale e di restrizioni sull'uso di IA non ad alto rischio.
Problemi e criticità
Nonostante la sua importanza, il DDL AI non è esente da critiche e preoccupazioni che impattano direttamente sulle aziende e sui professionisti. In tema di sovranità digitale, alcuni osservatori ritengono che la portata dell'obbligo di utilizzare server nazionali per l'IA ad uso pubblico sia limitata dalle eccezioni previste. In altre parole, il DDL lascia aperta la porta all’uso di server su altri territori in situazioni specifiche, allargando così le maglie del controllo.
C’è poi la questione dell'ampia delega al governo per riscrivere e armonizzare la normativa entro un anno, che suscita timori per potenziali ritardi e interpretazioni discutibili, creando incertezza per le aziende che devono pianificare investimenti a lungo termine.
Viene inoltre criticata la mancanza di riferimenti tecnici precisi su come garantire trasparenza, sicurezza e affidabilità degli algoritmi, elementi fondamentali per costruire fiducia nei sistemi IA utilizzati dalle aziende e dai professionisti. Il ruolo delle autorità di governance designate, AGID e ACN, solleva perplessità riguardo alla loro piena indipendenza, e il garante per la protezione dei dati personali ha auspicato una maggiore tutela dei dati personali, un aspetto cruciale per le aziende che trattano grandi quantità di dati sensibili.