Forse ora i datori di lavoro saranno più propensi a garantire il lavoro remoto ai propri dipendenti: secondo un report di Scoop, una startup che offre soluzioni per il lavoro ibrido, le compagnie che permettono ai collaboratori di scegliere da dove lavorare hanno aumentato il proprio fatturato di 16 punti percentuali in più rispetto alle realtà con policy più restrittive.
Jena McGregor, autrice per Forbes, ha riportato alcuni dati centrali del report evidenziando che le compagnie con policy "full flexible", ovvero che sono al 100% remote o che comunque lasciano libera scelta di dipendenti sul luogo da dove lavorare, hanno registrato un aumento medio del fatturato del 21% nel periodo 2020-2022; al contrario, coloro che chiedono la presenza full-time o part-time in ufficio hanno visto crescere il fatturato solo del 5%, una differenza di 16 punti percentuali.
Debbie Lovich, senior partner presso Boston Consulting Group, ha chiarito che il report non dimostra un rapporto causa-effetto diretto tra lavoro remoto e aumento del fatturato, ma le policy flessibili sono di certo un "sintomo" molto importante di un'azienda fondata su una cultura del rispetto del lavoratore.
"Se le imprese sono meno restrittive sulle policy del lavoro remoto, sono probabilmente più innovative, propositive e riescono a coinvolgere i dipendenti" ha affermato Lovich. Queste caratteristiche contribuiscono a migliorare la vita lavorativa dei collaboratori, rendendoli più produttivi con un conseguente impatto positivo sul fatturato.
I risultati si contrappongono alla convinzione ancora molto diffusa che se i dipendenti non sono fisicamente insieme allora lavorano meno. È vero che la presenza in ufficio contribuisce positivamente a creare relazioni, ma non è di certo la soluzione a eventuali problemi di produttività e soprattutto non deve essere imposta. "All'improvviso mi dici quando e dove devo lavorare. Mi stai dicendo che non ti fidi di me" ha concluso Lovich.
I dati del report di Scoop mostrano che il 38% delle imprese statunitensi richiedono ancora una presenza full-time in ufficio, mentre il 33% ha una policy full-flexible. Le compagnie più flessibili sono le imprese con meno di 500 dipendenti (74%), mentre le grandi multinazionali, con più di 25.000 dipendenti, sono quelle con le policy più restrittive (solo 17% offre full-remote). Questo rapporto si mantiene stabile anche se si escludono dal conteggio le compagnie del settore tech, le realtà in assoluto più flessibili.
Le realtà con policy più attente alle esigenze dei dipendenti sono anche quelle che attirano più talenti: le persone sono attratte dalla libertà di bilanciare la vita privata e lavorativa che gli permette di concentrarsi sugli aspetti più importanti del lavoro ed essere più produttive.