IA e avvocati: rivoluzione o minaccia per la professione legale?

L’intelligenza artificiale sta trasformando il settore legale: gli avvocati devono adattarsi per non restare indietro, bilanciando tecnologia, etica e competenze umane.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui gli avvocati lavorano, generando opportunità ma anche sfide significative. Secondo Giuseppe Vaciago, avvocato specializzato in diritto delle nuove tecnologie, la professione legale deve affrontare un cambio di paradigma, in cui l’uso dell’IA diventa inevitabile, ma deve essere accompagnato da consapevolezza e regolamentazione.

Vaciago è un pioniere in questo campo: si occupa di diritto informatico sin dai primi anni 2000, quando le questioni giuridiche legate a Internet e alle piattaforme digitali stavano emergendo. Con il tempo, ha assistito all’evoluzione delle tecnologie e al loro impatto crescente sulla professione legale, un fenomeno che oggi sta accelerando con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa.

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Vaciago racconta la sua esperienza nell’ambito del diritto tecnologico“Per tanto tempo mi hanno confuso come tecnico IT, quindi mi chiamavano per dire ‘non mi funziona Word, non mi funziona…’ poi dopo un po’… ho capito che hanno capito un po’ tutti che l’intelligenza artificiale è oggi, ma ieri si chiamava responsabilità delle piattaforme.”

L’adozione dell’IA negli studi legali sta accelerando, e gli strumenti di intelligenza artificiale generativa possono ridurre drasticamente il tempo necessario per elaborare atti e documenti. Tuttavia, è fondamentale comprendere i limiti della tecnologia e garantire un utilizzo che non comprometta la qualità del lavoro legale.

“L’intelligenza artificiale, generativa soprattutto, avrà un impatto molto forte sulla professione legale, ma io sono molto ottimista.”

La fallibilità del dato e i rischi per la professione

Uno dei temi più critici nell’uso dell’IA è la fallibilità del dato. Gli strumenti basati su algoritmi possono commettere errori, e questo diventa particolarmente rilevante in un ambito delicato come quello legale.

“Noi abbiamo una sorta di fideistica convinzione che l’informatica e il dato digitale sia per forza preciso e che non commetta errori. E invece soprattutto ora che dobbiamo affrontare l’intelligenza artificiale, il dato è potenzialmente fallace.”

Il rischio più grande è che gli avvocati, fidandosi ciecamente dell’IA, possano non verificare le informazioni generate, come è già accaduto in alcuni casi negli Stati Uniti.

“Un avvocato ha dato al giudice del materiale generato dagli algoritmi senza controllare e c’erano dentro citazioni di cause che non esistevano.”

L’Italia, finora, ha evitato questi errori grazie a una maggiore prudenza nell’adozione della tecnologia e a una crescente consapevolezza del problema. Tuttavia, è necessario un impegno costante per formare gli avvocati su un uso responsabile dell’IA.

L’etica e la trasparenza nell’uso dell’IA

Un aspetto centrale è la trasparenza nell’utilizzo dell’IA. Vaciago sottolinea che dal 2026 gli avvocati saranno obbligati a dichiarare ai clienti l’uso dell’intelligenza artificiale nei loro processi di lavoro.

“Diventerà un dovere legale con il regolamento sull’intelligenza artificiale che però entrerà in vigore ad agosto del 26 per questa parte.”

Ciò pone una sfida per gli studi legali, che dovranno bilanciare l’efficienza offerta dall’IA con il dovere etico di garantire trasparenza e supervisione umana.

“Io come legale ho il dovere etico, non legale, di comunicare ai miei clienti il fatto che ho utilizzato un’intelligenza artificiale.”

Inoltre, negli Stati Uniti si discute persino di come l’IA influenzi il sistema di fatturazione degli avvocati, poiché il tempo di lavoro richiesto per certe attività si riduce drasticamente.

“Tu puoi essere pagato, caro avvocato, solo per il tempo che ha impiegato per fare il prompt, ma quello che poi è il risultato del prompt, cioè quello che ha fatto l’intelligenza artificiale, lo devi scorporare dalla tua fattura perché non è la tua attività professionale.”

Il futuro degli avvocati: nuove competenze e formazione

La trasformazione del settore legale richiede un nuovo approccio alla formazione. Vaciago mette in guardia sul rischio che i giovani avvocati si affidino eccessivamente all’IA senza sviluppare competenze solide.

“Noi avvocati diversamente giovani dobbiamo evitare che i giovani possano solo esclusivamente utilizzare l’intelligenza artificiale, perché sennò non si formano una competenza di dominio.”

Per questo, è fondamentale che i percorsi formativi integrino l’uso delle nuove tecnologie con una solida base di studio tradizionale.

“Se non studiamo sui libri, quelli che siano ovviamente digitali o no, non diventiamo avvocati.”

Allo stesso tempo, il futuro della professione legale sarà sempre più ibrido, con studi legali che uniscono competenze tecnologiche e giuridiche.

“Io credo che dobbiamo ibridare le nostre professioni, che è un po’ quello su cui io sto lavorando anche coi progetti del mio studio legale, che appunto mette insieme competenze diverse: informatici, esperti di comunicazione, esperti di gestione del dato e legali.”

IA e avvocati: adattarsi o restare indietro?

L’intelligenza artificiale è una rivoluzione inevitabile per la professione legale, ma non sostituirà il ruolo degli avvocati. Il valore della consulenza legale risiede nella capacità umana di interpretare, adattare e contestualizzare le informazioni fornite dalla tecnologia.

La sfida principale per il futuro sarà quindi trovare il giusto equilibrio tra l’adozione dell’IA e il mantenimento di competenze etiche e professionali solide. Come sottolinea Vaciago:

“Le competenze di dominio, quelle legali ma anche del commercialista, del consulente del lavoro, del giornalista, si stanno un po’ abbattendo con le tecnologie. Ma quello che non può essere trovato è l’intuito umano, la capacità di essere presenti, di essere consapevoli, di essere umani.”

La professione legale è destinata a cambiare radicalmente, ma chi saprà adattarsi e integrare l’IA nel proprio lavoro senza rinunciare al controllo umano, avrà un vantaggio competitivo nel nuovo scenario digitale. 

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