Il 45% dei CEO italiani ritiene che la propria azienda non sarà economicamente sostenibile entro i prossimi 10 anni se continuerà a svilupparsi secondo i modelli attuali, rispetto al 40% a livello globale.
La preoccupazione per l'insostenibilità economica è comune tra i CEO di diversi settori, tra cui telecomunicazioni, manifatturiero, sanitario e tecnologico.
A livello mondiale, la fiducia dei CEO nei confronti delle prospettive di crescita della propria azienda è diminuita rispetto allo scorso anno, rappresentando il calo più significativo dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
Le economie G7, fortemente colpite dalla crisi energetica in atto, sono più pessimiste nei confronti delle proprie prospettive di crescita nazionale rispetto all'andamento dell'economia globale.
Per i CEO italiani, le sfide più impattanti per la redditività aziendale saranno le modifiche alla regolamentazione, i cambiamenti nella domanda dei clienti, la carenza di competenze, la technology disruption e la transizione verso nuove fonti energetiche.
Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato di PwC Italia, ha commentato: “La consapevolezza dei CEO italiani sulle sfide che li attendono è diversa rispetto al passato e questo li rende più reattivi. Hanno compreso l’importanza di concentrarsi per fronteggiare le sfide di oggi, che derivano da scenari più articolati e instabili rispetto ad un tempo”.
Tra inflazione e rischi geopolitici
I CEO italiani considerano l'impatto della crisi economica come la loro principale preoccupazione, con l'inflazione e la volatilità macroeconomica in cima alla loro agenda nei prossimi 12 mesi.
Nei prossimi cinque anni i rischi informatici, i conflitti geopolitici, la volatilità macroeconomica e il cambiamento climatico sono tra le maggiori preoccupazioni.
La guerra in Ucraina e le criticità geopolitiche hanno portato i CEO italiani a riconcepire alcuni aspetti dei propri modelli di business, ad esempio, integrando una gamma più ampia di scenari di disruption nella pianificazione operativa, aumentando gli investimenti in sicurezza informatica e privacy dei dati, diversificando la propria offerta di prodotti e servizi, rivalutando la propria presenza sul mercato o adeguando la supply chain.
I CEO italiani stanno cercando di tagliare i costi e stimolare la crescita dei ricavi in risposta all'attuale clima economico. Il 62% dei CEO italiani ha diversificato l'offerta di prodotti e servizi, il 57% ha rivisto la propria politica commerciale e il 55% ha ridotto i costi operativi.
Tuttavia, la maggior parte non prevede una riduzione dell'organico nei prossimi 12 mesi e la quasi totalità non taglierà la remunerazione del personale per trattenere i talenti e mitigare i tassi di abbandono.
Gestire il rischio climatico
Il cambiamento climatico è una delle principali preoccupazioni, con un impatto stimato sui profili di costo aziendali, sulle supply chain e sulle immobilizzazioni materiali.
La maggior parte dei CEO italiani ha già messo in atto o intende farlo iniziative per perseguire l’innovazione con prodotti e processi nuovi e rispettosi del clima, per ridurre le emissioni delle proprie aziende e per sviluppare una strategia basata sui dati per mitigare i rischi climatici.
In tema di riduzione delle emissioni, solo il 22% delle aziende italiane ha già sviluppato una strategia in merito, ma una quota più alta di CEO italiani dichiara di aver avviato progetti in tal senso.
I CEO italiani riconoscono la necessità di collaborare con stakeholder diversi per creare fiducia e garantire risultati duraturi. La scelta di collaborare con organizzazioni senza scopo di lucro è finalizzata all'affrontare tematiche come lo sviluppo sostenibile, l'istruzione e la diversità, equità e inclusione.
Per rimanere economicamente sostenibili, le aziende devono investire in trasformazione tecnologica e nel proprio capitale umano, attraverso l'automazione di processi e sistemi, tecnologie avanzate e programmi di formazione.
Nonostante ciò, i CEO si interrogano sull'empowerment organizzativo e l'imprenditorialità, e solo una minoranza afferma che i leader della propria azienda prendono decisioni strategiche in autonomia e che tollerano i fallimenti su piccola scala.