Nonostante le ultime innovazioni, l'Europa continua ad arrancare nel settore tecnologico dietro le altre potenze mondiali.
C'è chi sostiene sia a causa di una mentalità poco orientata al rischio, chi ritiene che gli europei non lavorino abbastanza o abbastanza duramente e chi dà la colpa alle tasse troppo alte che affossano le nuove idee e le startup innovative, ma queste non sono le uniche ragioni e probabilmente nemmeno le principali.
Andreas Klinger, ex CTO di Product Hunt, vice presidente engineering di CoinList e attuale CTO di On Deck, spiega che il vero problema dell'Europa è l'attrito provocato dalle regolamentazioni vigenti nei Paesi che impediscono alle aziende di avere successo nell'Unione, affossando di fatto le idee più innovative.
Ciò che serve all'Europa è prima di tutto unificare le entità legali e definire un ente di regolamentazione unico che permetta di creare un "mercato singolo" e faciliti il successo di nuove soluzioni.
Klinger sottolinea che per investire nell'UE un imprenditore deve comprendere almeno una trentina di sistemi legali differenti per non ritrovarsi invischiato in complicazioni legali del singolo Paese, e spesso neanche questo è sufficiente per evitare errori.
Buona parte degli investimenti iniziali finiscono in figure legali che devono districarsi tra le insidie di ogni nazione; questa difficoltà causa problemi anche alle aziende più grandi e già stabilite, figuriamoci alle startup.
La mancanza di una regolamentazione condivisa rilega gran parte delle aziende nel loro Paese di origine e ostacola la diffusione di soluzioni che possono davvero portare l'UE sul podio delle potenze più sviluppate dal punto di vista tecnologico.
Migliorare il livello di inglese
Se in Europa ci sono dei Paesi in cui il livello di inglese è molto alto, quasi madrelingua, è altrettanto vero che in altri, comprese l'Italia e la Francia, c'è ancora molta strada da fare.
Klinger pone molto l'accento su questo aspetto, in parte anche esagerando la questione visto che, stando all'ultimo English Proficiency Index di EF, tra i 30 Paesi che hanno un livello alto o buono di padronanza dell'inglese, gran parte di essi sono europei.
Ciò non toglie che ci sono delle realtà che sono ancora molto svantaggiate per la conoscenza dell'inglese. Le nuove generazioni hanno bisogno di conoscere questa lingua per non precludersi alcuna opportunità di lavoro, ma purtroppo alcuni sistemi scolastici tendono ancora a limitare al minimo le ore di insegnamento di inglese, complicando il futuro dei giovani talenti.
Definendo una regolamentazione condivisa e investendo su programmi migliori per l'apprendimento della lingua inglese, l'Europa può creare un mercato unificato in cui non esistono più confini per l'innovazione.
Questo non vuol dire cancellare l'eterogeneità dei Paesi, ma permettere alle idee e alle nuove soluzioni di competere con quelle già esistenti, "sfidando" i player internazionali in una competizione che favorisce tutti.