Una nuova ricerca creata Adyen e pubblicata in anteprima da Tom’s Hardware rivela che il 39% dei consumatori italiani sta considerando di cancellare uno o più dei propri abbonamenti digitali nei prossimi 12 mesi. Secoondo l’Adyen Index Digital Report, in media, i consumatori italiani spendono 13,28 euro al mese per ciascun abbonamento, con la maggior parte degli utenti iscritta a due abbonamenti differenti, spesso (ma non solo) per servizi di intrattenimento come film o TV.
Tra i settori più esposti alle cancellazioni figurano quelli legati ai film e ai servizi TV, con il 19% degli intervistati che ha già deciso o sta pensando di disdire questi abbonamenti. Altri segmenti colpiti includono la musica (15%) e i servizi prioritari come forniture essenziali (15%), seguiti dal food delivery (14%) e dalle palestre (14%). Questo trend rispecchia il tentativo dei consumatori di risparmiare, in un contesto di aumento generale del costo della vita.
Nonostante l’aumento delle cancellazioni, il 66% delle aziende intervistate ha dichiarato di voler continuare a investire nei propri modelli di abbonamento nei prossimi 12 mesi. Quasi la metà di queste aziende (48%) prevede di espandere le proprie offerte aggiungendo nuovi prodotti o servizi, mostrando come gli abbonamenti restino fondamentali per garantire un flusso di entrate ricorrenti. Le imprese vedono nei modelli di abbonamento una fonte chiave per la fidelizzazione a lungo termine e la crescita dei ricavi.
Offerte migliori e pagamenti più facili
Secondo il report, il 19% dei consumatori italiani si aspetta di ricevere offerte su misura per rimanere fedeli a un servizio di abbonamento. Inoltre, il 41% degli utenti ritiene che sconti personalizzati aumenterebbero significativamente la loro fedeltà verso un brand online. L’esigenza di un’esperienza personalizzata non è più un vantaggio, ma una necessità per le aziende che vogliono distinguersi in un mercato sempre più affollato.
Un altro aspetto fondamentale evidenziato dalla ricerca è il bisogno di migliorare il processo di pagamento. In Italia, il 21% dei consumatori preferisce utilizzare portafogli digitali come Apple Pay o Google Wallet, e un 24% degli intervistati dichiara che un processo di pagamento più semplice e privo di ostacoli potrebbe influenzare positivamente la loro fedeltà a un brand. Le aziende devono quindi offrire opzioni di pagamento diversificate e ottimizzare l’esperienza di pagamento per migliorare la soddisfazione del cliente e ridurre le cancellazioni.
Analisi
Guardando più in profondità, l’aumento delle cancellazioni di abbonamenti digitali in Italia non è solo una questione di scelte individuali, ma riflette un impoverimento generale del paese. Con salari che negli ultimi anni sono rimasti fermi, quando non addirittura diminuiti, e i costi della vita in costante crescita, per molti consumatori tagliare gli abbonamenti è diventata una necessità. Le famiglie italiane si trovano di fronte a una realtà in cui devono decidere quali spese sono davvero essenziali. La recente notizia che Netflix ha aumentato i costi dell’abbonamento si inserisce perfettamente in questo contesto, rappresentando un fattore negativo per molti utenti già indecisi. Probabilmente, vedremo Netflix tra quei servizi che perderanno abbonati nel breve termine.
D’altra parte, però, bisogna considerare la strategia delle aziende come Netflix che, nonostante la perdita di alcuni clienti, riescono spesso a compensare questa riduzione con l’aumento dei prezzi o introducendo nuovi modelli di business, come il servizio con pubblicità. Questo approccio ha permesso alle grandi piattaforme di continuare a crescere nei ricavi, nonostante il calo del numero di abbonati. Per i settori dell’intrattenimento, questa dinamica si è rivelata vincente finora.
Ma il discorso non vale per tutti i tipi di abbonamenti. Molte aziende, soprattutto nei servizi non essenziali, potrebbero trovare difficile seguire questa strada, poiché i consumatori italiani stanno diventando sempre più selettivi su dove allocare le proprie risorse. La fatica dell’abbonamento è un fenomeno ormai ben noto, nato dal fatto che oggi una persona si ritrova a dover gestire decine di abbonamenti diversi per accedere a ciò di cui ha bisogno o a ciò che desidera. In questo contesto, emerge il passaggio descritto dall’economista Jeremy Rifkin, secondo cui siamo ormai entrati in una vera e propria economia dell’accesso. Non possediamo più le cose, ma paghiamo per accedervi.
Un esempio recente di questo cambiamento viene da Steam, la piattaforma di giochi online, che ha chiarito nei propri termini e condizioni che, acquistando un gioco, non si possiede il gioco stesso, ma si acquisisce solo una licenza. Questo è un fatto che, in realtà, esiste da anni, ma la decisione di renderlo esplicito indica un’ulteriore conferma che stiamo andando verso un mondo dove il possesso lascia il posto all’accesso.
In questa nuova economia, tornare al vecchio modello di vendita di singoli prodotti sembra ormai impossibile per le aziende. Il modello di abbonamento, per quanto criticato dai consumatori, è diventato un pilastro economico irrinunciabile per molte imprese. Tuttavia, per i consumatori con un basso potere d’acquisto come molti italiani, questo modello inizia a essere insostenibile. Rinunciare a una parte consistente del proprio reddito mensile per mantenere attivi più abbonamenti è un compromesso che molti non sono più disposti a fare. Se la situazione economica non migliorerà, è probabile che vedremo sempre più disdette nel prossimo futuro.
Questo fenomeno, purtroppo, non è limitato all’Italia. Anche se in paesi come Francia, Spagna o Gran Bretagna i salari medi sono più elevati, la dinamica globale di pressione economica sui consumatori è la stessa. Si tratta solo di una questione di tempo prima che anche in questi paesi si manifesti un aumento delle cancellazioni di abbonamenti.