Comprare start-up non piace all’antitrust, ecco come Amazon e Microsoft aggirano il problema

Amazon assume i vertici di Adept AI, replicando la strategia di Microsoft con Inflection AI.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Amazon ha assunto molti lavoratori della startup Adept AI, tra cui il co-fondatore ed ex CEO David Luan, per potenziare i suoi sforzi nell'intelligenza artificiale generale (AGI). Questa mossa mira a rafforzare le capacità AI di Amazon, e ricorda una simile operazione di Microsoft con Inflection AI all'inizio di quest'anno.

Sembra che sia una soluzione alternativa alla “classica” acquisizione, qualcosa che idealmente non dovrebbe allertare le autorità antitrust; un successo solo parziale, visto che invece la FTC sembra invece aver notato l’operazione - con l’intenzione di esaminarla un po’ più da vicino. 

Sicuramente per colossi tech come Amazon o Microsoft le acquisizioni sono uno strumento essenziale, ma quasi tutte le operazioni finiscono sotto l’occhio vigile delle autorità garanti. Una cosa del tutto normale in un mercato sano, dove le autorità pubbliche hanno il preciso compito di fare il possibile affinché le società più grandi non approfittino del loro potere per limitare la concorrenza. 

Tuttavia spesso e volentieri le grandi società vedono le regole antitrust come una seccatura da risolvere piuttosto che come un sano principio di libero mercato. Da qui la soluzione: assumendo le persone e acquisendo licenze si evita il problema. Microsoft ha stretto un accordo da 650 milioni con Inflection aI, e quello di Amazon dovrebbe essere di simile portata. 

Il fatto che la FTC abbia “notato” l’operazione suggerisce però che questa non sia una soluzione vera e propria. Potrebbe funzionare per un po’, ma probabilmente a lungo termine vedremo nascere uno scenario diverso. 

Il punto è che i colossi vogliono restare competitivi avendo sempre a disposizione le innovazioni più recenti e quelle con le migliori prestazioni. Le startup che creano tali innovazioni rappresentano quindi un doppio valore: da una parte potrebbero essere dei piccoli concorrenti, capaci di destabilizzare il mercato con un prodotto di maggiore qualità - o se non altro con funzionalità innovative. Dall’altra queste startup non hanno le risorse per irrompere sul mercato in modo incisivo, e per molte di loro una exit a spese di un Big è il vero obiettivo. 

In questo senso, quindi, un intervento regolatorio non è necessariamente un “salvataggio” del pesce piccolo che rischia di essere mangiato dal pesce grande, visto che spesso è proprio quello l’obiettivo. Fermare l’operazione, tuttavia, è quasi sempre un gesto fatto con l’obiettivo di favorire una concorrenza più sana e reale, che possa stimolare l’innovazione e sostenere una competizione dove pesino anche i prezzi. 

Uno scenario, quella di una “vera” concorrenza dove pesa anche la riduzione dei prezzi, che in genere è proprio ciò che tutti vogliono evitare. 

Immagine di copertina: lumaso

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