Un nuovo studio, commissionato da NordVPN e condotto da Cint, fotografa un’Italia a due velocità nell’adozione delle nuove tecnologie, con un divario significativo determinato da fattori socioeconomici come reddito, età e status professionale. L'indagine, che ha coinvolto 1.000 persone tra i 18 e i 74 anni, rivela come l'utilizzo di strumenti come intelligenza artificiale (AI) e biometria sia ancora lontano da una diffusione capillare e uniforme nel nostro Paese, riflettendo le disuguaglianze esistenti e ponendo interrogativi cruciali sull'inclusività digitale.
Dallo studio emerge che il 56% degli italiani utilizza regolarmente tecnologie biometriche e AI, con una predilezione per gli scanner di codici QR (48%) e le impronte digitali (43%). Tuttavia, a un'analisi più attenta, si delinea un quadro frammentato. Gli uomini, ad esempio, integrano queste tecnologie nella vita quotidiana più frequentemente delle donne, con differenze marcate nell'uso di scanner di impronte digitali (47% uomini contro 39% donne) e chatbot AI (32% uomini contro 19% donne).
Le donne spesso sono più scettiche, come si evince dal minor utilizzo di scanner di codici QR (43% vs 52% degli uomini), riconoscimento facciale con il 24% contro il 33% degli uomini e chatbot AI (19% di donne contro il 32% di uomini). Le differenze di genere nell'utilizzo quotidiano degli scanner oculari sono quasi inesistenti (12% donne rispetto al 13% uomini).
Non sorprende che la Generazione Z (18-27 anni) e i Millennial (28-43 anni) siano i più avvezzi all'uso di tecnologie avanzate. Il 73% della Gen Z e il 67% dei Millennial utilizzano regolarmente dispositivi biometrici, contro il 38% dei Baby Boomer (60-78 anni). Il 42% della Gen X e il 59% dei Baby Boomer dichiara di non utilizzare lo scanner di impronta digitale. Solo il 9% di questi ultimi usa quotidianamente il riconoscimento facciale, l’8% i chatbot AI e il 6% lo scanner per i codici QR.
Questo evidenzia non solo la mancanza di familiarità e la percezione di scarsa utilità nella vita quotidiana, ma anche un diffuso scetticismo verso queste innovazioni, in particolare a causa di timori legati alla privacy. Il 20% dei Baby Boomer e il 19% della Gen X dichiarano di non essere favorevoli all'uso dei parametri biometrici al posto delle tradizionali password. Inoltre, il 17% degli intervistati più adulti afferma di non utilizzare queste tecnologie anche quando ne ha la possibilità.
Il 48% della Generazione Z e il 52% dei Millennial utilizzano scanner per impronte digitali su base settimanale o quotidiana, e il 57% di entrambe le generazioni ricorre regolarmente ai codici QR. Il riconoscimento facciale, è usato quotidianamente dal 36% della Generazione Z e dal 31% dei Millennial. Il 48% degli Zers e il 35% dei Millennial utilizzano chatbot AI almeno una volta a settimana.
Il 64% di chi ha un reddito elevato utilizza regolarmente almeno un dispositivo biometrico, contro il 46% di chi ha un reddito inferiore. Il divario si amplifica ulteriormente analizzando l'uso di tecnologie specifiche: il 50% di chi ha un reddito elevato utilizza settimanalmente lo scanner per le impronte digitali, rispetto al 35% di chi ha un reddito inferiore. Stessa cosa per l’uso dell’AI, i chatbot vengono usati regolarmente (almeno una volta a settimana) dal 34% delle persone con reddito alto contro il 14% di quelli con un reddito più basso.
Gli scanner di codici QR, i chatbot basati su AI e lo scanner di impronte digitali sono particolarmente diffusi, con un utilizzo settimanale rispettivamente del 62%, del 32% e del 49%. Gli scanner facciali, utilizzati almeno una volta al mese dal 40% di manager e professionisti, e gli scanner oculari, con un utilizzo del 25%, risultano abbastanza comuni all'interno di questo gruppo.
Manager, professionisti e studenti si confermano i principali utilizzatori di tecnologie avanzate, grazie all'accesso a dispositivi e applicazioni nel loro contesto lavorativo e di studio. Gli studenti presentano un comportamento d’uso simile a quello dei professionisti. I chatbot AI, che giocano spesso un ruolo nell'istruzione e nella ricerca, sono utilizzati settimanalmente dal 44% degli studenti. Anche altre tecnologie, come gli scanner facciali (33%), gli scanner oculari (15%) e gli scanner di impronte digitali (52%), sono relativamente diffuse tra gli studenti. Le persone non occupate utilizzano queste tecnologie con molta meno frequenza.
L'atteggiamento degli italiani verso l'AI è ambivalente. Da un lato, il 27% mostra interesse nell'approfondire la comprensione di questa tecnologia, mentre il 31% utilizza regolarmente chatbot nel tempo libero. Dall'altro, il 28% esprime preoccupazione per il rapido avanzamento dell'AI e il 24% evita di condividere dati sensibili. Il 16% si dichiara infastidito dall'uso dei chatbot basati su AI nei servizi di assistenza clienti.
Nonostante la diffusione di tecnologie biometriche, in Italia persiste un marcato scetticismo. Il 13% evita la scansione delle impronte digitali, il 18% rifiuta di sostituire le password con sistemi biometrici e l'11% non si fida delle aziende per la protezione dei dati biometrici. Il 18% condivide i propri dati biometrici solo con aziende considerate estremamente affidabili.
A ciò si aggiunge il timore del 15% degli intervistati che i propri dati possano essere violati dagli hacker. Infine, il 13% dichiara di non utilizzare affatto tecnologie biometriche, nonostante i propri dispositivi siano dotati di tali funzionalità. Il 21% degli uomini condivide i propri dati biometrici esclusivamente con aziende considerate estremamente affidabili, rispetto al 14% delle donne. Inoltre, mentre il 15% degli uomini dichiara di non apprezzare l'idea di sostituire le password con i login biometrici, questa percentuale sale al 20% tra le donne.
Tra i sistemi di login biometrico il 15% della Gen Z e il 17% dei Millennial scelgono gli scanner del volto come sistema per accedere ai propri account social.
Gli Zers mostrano anche una preferenza verso gli scanner oculari, preferiti dal 13% degli intervistati contro l’8% dei Millennial.
Il 31% di manager e professionisti è convinto che usare la biometria aumenti la sicurezza, mentre il 27% preferisce usare l’impronta digitale al posto delle password per accedere alle app sul proprio dispositivo mobile. Il 16% di loro, inoltre, utilizza gli scanner facciali per accedere ai propri canali di social media.
Il 30% degli studenti preferisce usare l’impronta digitale al posto delle password per accedere alle app sul proprio dispositivo mobile, mentre 15% utilizza gli scanner facciali per accedere ai propri canali di social media. Il 17% di entrambe queste categorie (professionisti e studenti, soprattutto tra i più giovani) si dicono preoccupati che i criminali possano entrare in possesso dei loro dati biometrici.
Questo studio offre spunti di riflessione fondamentali per le aziende che operano in Italia. Innanzitutto, evidenzia la necessità di un approccio customer-centric che tenga conto delle diverse esigenze e dei diversi livelli di alfabetizzazione digitale dei vari segmenti di popolazione. Le aziende devono investire in campagne di sensibilizzazione e formazione per superare le barriere culturali e la diffidenza verso le nuove tecnologie, puntando su trasparenza, sicurezza e facilità d'uso.
In secondo luogo, lo studio sottolinea l'importanza di un'innovazione inclusiva, che non lasci indietro nessuno. Le aziende devono impegnarsi a rendere le tecnologie accessibili a tutti, indipendentemente dal reddito, dall'età o dallo status professionale. Questo significa investire in soluzioni tecnologiche a basso costo, sviluppare interfacce intuitive e promuovere programmi di alfabetizzazione digitale per le fasce più vulnerabili della popolazione.
La situazione italiana, caratterizzata da un'adozione tecnologica a macchia di leopardo, richiede un impegno congiunto da parte di aziende, istituzioni e società civile. È necessario creare un ecosistema digitale che favorisca l'inclusione e la partecipazione di tutti, investendo in infrastrutture, formazione e ricerca. Solo così l'Italia potrà cogliere appieno le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, trasformando le potenzialità tecnologiche in benessere diffuso e crescita sostenibile. Le aziende che sapranno interpretare e anticipare questi trend, adattando le proprie strategie di conseguenza, saranno quelle che prospereranno nel futuro digitale, contribuendo a costruire un'Italia più equa, innovativa e competitiva.