Una ricerca di Avira, che ha coinvolto 2 mila persone di età pari o superiore ai 18 anni, residenti in Italia, Francia, Germania e Stati Uniti, ha analizzato i cambiamenti comportamentali intervenuti durante la pandemia in ambito digitale. Tra questi il maggior utilizzo dei dispositivi, lo smartworking e come questo sia stato accolto diversamente dai lavoratori di generazioni diverse, il distanziamento sociale e l’amplificazione del bisogno di interagire e comunicare con gli altri, fino ad arrivare alla mancanza di consapevolezza in merito alle minacce alla sicurezza associate al nuovo stile di via digitale.
«Il modo in cui facciamo affidamento e utilizziamo i dispositivi digitali sono cambiati a causa degli eventi del 2020 e questo report evidenzia proprio queste variazioni» ha dichiarato Travis Witteveen, CEO di Avira. «Se è vero che la tecnologia può arricchire la nostra vita e connetterci - ed è una risorsa meravigliosa in tempi difficili come quelli dell'isolamento - c'è anche un lato oscuro del mondo digitale dal quale dobbiamo tutelarci».
I risultati salienti dello studio hanno evidenziato che: durante la pandemia COVID-19 gli italiani hanno utilizzato il PC (78%) e i dispositivi mobili (75%) più frequentemente sia per comunicare con gli altri che per il lavoro. Oltre la metà (53%) degli intervistati ha acquistato un nuovo computer o un dispositivo personale durante il lockdown, mentre il 42% ha ottimizzato il proprio router e il 25% ha cambiato il proprio piano Internet.
Meno di un terzo (31%) di coloro che hanno adeguato i propri strumenti tecnologici dall'inizio della pandemia ha incrementato la sicurezza digitale dei propri dispositivi o della rete domestica, nonostante la stragrande maggioranza (73%) di essi utilizzi i dispositivi personali per lavoro. Quasi la metà degli intervistati (45%) ha ammesso di essere molto o abbastanza preoccupato per i rischi legati alla sicurezza informatica durante il lavoro da casa, mentre ben il 61% dei datori di lavoro non ha fornito ai suoi impiegati strumenti per proteggere la loro attività, nonostante l’elevato rischio di condivisione delle informazioni riservate e di violazione dei dati.
I lavoratori più giovani guidano la classifica degli smart worker (il 53% tra i 25 e i 34 anni), mentre solo il 41% delle persone di età più matura ha sperimentato questo cambiamento. Nonostante più della metà degli italiani (55%) usi una Smart TV e il 29% sia in possesso di uno smart speaker, gli utenti in Italia non sono consapevoli dei rischi di sicurezza associati all’Internet delle Cose e il 40% ha ammesso di non proteggere i dispositivi della propria smart home.
Anche i vari settori industriali hanno reagito in modi diversi alla pandemia: i lavoratori dei cosiddetti campi della conoscenza (amministrazione, IT, istruzione e formazione) dispongono della flessibilità del luogo di lavoro, e oltre il 60% della categoria ha intensificato il lavoro da remoto, mentre i settori della vendita al dettaglio e della sanità dipendono ancora fortemente dagli spazi lavorativi fisici. Inoltre, la ricerca ha messo in luce che il 72% degli italiani ha utilizzato più spesso il proprio smartphone per comunicare tramite messaggi diretti e oltre il 70% ha dichiarato di utilizzarlo maggiormente per ricevere notizie e informazioni.
Un aumento significativo è in particolare riscontrabile nelle persone con più di 55 anni, dove oltre l'84% di coloro che avevano affermato che la pandemia aveva cambiato il loro modo di interagire con il PC, ha dichiarato di farne un uso più intensivo. Questi risultati riflettono gli effetti del nuovo contesto sociale sperimentato durante il lockdown. Inoltre, a causa del distanziamento sociale, le generazioni più anziane si sono viste costrette ad adeguarsi e imparare a usare le tecnologie moderne come mezzo di comunicazione con i propri cari, oltre che per essere aggiornate sull'evoluzione della pandemia.
Altro aspetto interessante è che il 43% degli intervistati che non lavorano ha dichiarato di aver ottimizzato il proprio router, e nonostante l’incremento degli acquisti tecnologici, il 40% degli italiani non protegge i propri dispositivi connessi. In vista di nuove ondate della pandemia, gli italiani attribuiscono la priorità all'acquisto di articoli tecnologici mirati a migliorare l'organizzazione dell'ecosistema domestico: il 32% acquisterebbe un nuovo computer ma solo il 24% prende in considerazione la possibilità di acquistare un software di sicurezza digitale e protezione dei dati in previsione di futuri lockdown o di situazioni di smart working e didattica a distanza.