In un'intervista rilasciata a Bloomberg, l'amministratore delegato di Klarna, Sebastian Siemiatkowski, ha fatto una dichiarazione che sta scuotendo il mondo del lavoro: "Sono dell'opinione che l'IA possa già svolgere tutti i lavori che noi, come esseri umani, facciamo. Si tratta solo di come la applichiamo e la utilizziamo". Parole che suonano come una conferma ai timori di molti lavoratori, soprattutto quelli più giovani, che temono di essere sostituiti dall'intelligenza artificiale.
Secondo un sondaggio del World Economic Forum, il 41% dei datori di lavoro prevede di ridurre il personale le cui competenze diventeranno meno rilevanti entro il 2030. E tra i lavoratori della Gen Z, il 62% pensa che l'IA sostituirà i loro ruoli entro il prossimo decennio, come riporta un sondaggio del 2024 di General Assembly.
Siemiatkowski non sembra condividere una visione apocalittica della situazione, ma sta mettendo in pratica la sua filosofia sull'IA nella sua azienda, Klarna, un servizio di pagamento da 14,6 miliardi di dollari. La forza lavoro di Klarna si sta riducendo da anni man mano che l'IA entra in gioco, e Siemiatkowski è addirittura disposto a sostituire sé stesso con la tecnologia.
Un esempio emblematico è stata l'assenza di Siemiatkowski alla conferenza sugli utili dello scorso anno. L'amministratore delegato ha optato per l'invio di una sua versione IA per annunciare i risultati del terzo trimestre dell'azienda. Un'azione che, secondo Siemiatkowski, dimostra che nemmeno i lavori più senior sono immuni all'impatto dell'IA.
"Molti lavori saranno minacciati", ha dichiarato a Bloomberg. "E quali sono i lavori che piacciono meno alle persone? Sono avvocati, amministratori delegati e banchieri, e io sono sia amministratore delegato che banchiere. Così ho detto: 'Sostituiamo prima i nostri lavori'".
Ma l'utilizzo dell'IA in Klarna va ben oltre la funzione di amministratore delegato. Siemiatkowski ha rivelato che l'azienda ha smesso di assumere alla fine del 2023. In quel momento avevano circa 4.500 dipendenti e, con un tasso di abbandono naturale del 20% dei lavoratori ogni anno, nel 2024 si sono ridotti a 3.500. L'azienda ha dichiarato di aver risparmiato circa 10 milioni di dollari all'anno utilizzando l'IA per le sue esigenze di marketing, riducendo il tempo dedicato agli avvocati interni e ottimizzando i ruoli di comunicazione. Il chatbot dell'azienda svolge il lavoro di 700 agenti del servizio clienti, risolvendo i casi nove minuti più velocemente degli umani.
Ovviamente, l'idea di un algoritmo che prende il posto dei lavoratori umani non è ben vista da molti. L'iniziativa di Klarna sull'IA ha incontrato una forte resistenza.
"Quando abbiamo fatto un tweet sulle cose di marketing che stavamo facendo con l'IA, dove abbiamo meno bisogno di fotografi - ma ne abbiamo ancora bisogno, soprattutto per le cose creative e meno per le cose quotidiane - abbiamo avuto una reazione violenta online", ha detto Siemiatkowski durante un'intervista con Sequoia Capital. "E posso capire perché. Perché le persone si rispecchiano molto emotivamente in questo".
Anche altri datori di lavoro hanno subito forti critiche per l'utilizzo dell'IA al posto delle persone. La scorsa estate, l'azienda di software Lattice ha annunciato che avrebbe dato ai lavoratori digitali, o IA, la documentazione ufficiale dei dipendenti. Molti hanno criticato l'idea che la tecnologia venisse trattata come un essere umano, esacerbando l'ansia di un'acquisizione da parte dell'IA. Meno di una settimana dopo, l'azienda ha ritirato il suo piano.
La vicenda di Klarna solleva questioni importanti per le aziende di tutto il mondo, Italia compresa. L'adozione dell'IA offre indubbi vantaggi in termini di efficienza e risparmio sui costi, ma solleva anche interrogativi etici e sociali non trascurabili.
In Italia, il dibattito sull'impatto dell'IA sul mercato del lavoro è ancora agli inizi. Secondo un recente rapporto di Assintel, l'associazione nazionale delle imprese ICT e digitali, il 68% delle aziende italiane prevede di investire in tecnologie di intelligenza artificiale nei prossimi tre anni. Tuttavia, solo il 25% ha una strategia chiara su come gestire l'impatto di queste tecnologie sulla forza lavoro.
È fondamentale che le aziende italiane affrontino questo tema in modo proattivo, investendo nella formazione e nella riqualificazione dei lavoratori per prepararli alle nuove sfide del mercato del lavoro. È altrettanto importante che il governo e le parti sociali si impegnino in un dialogo costruttivo per definire un quadro normativo che tuteli i lavoratori e favorisca un'adozione responsabile dell'IA.
La testimonianza di Siemiatkowski è un campanello d'allarme per tutti. L'IA non è più fantascienza, è una realtà che sta già trasformando il mondo del lavoro. Le aziende che sapranno gestire questa transizione in modo etico e lungimirante saranno quelle che prospereranno nel futuro. Ignorare il problema o affrontarlo con superficialità potrebbe avere conseguenze disastrose, sia per i lavoratori che per le aziende stesse.
La sfida per l'Italia, come per altri Paesi, sarà quella di trovare un equilibrio tra l'innovazione tecnologica e la tutela dei lavoratori. Un percorso non facile, ma necessario per costruire un futuro in cui l'IA sia un'opportunità e non una minaccia. Le aziende italiane devono iniziare a riflettere seriamente su come integrare l'IA nei loro processi produttivi, non solo per aumentare l'efficienza, ma anche per creare nuove opportunità di lavoro e migliorare le competenze dei propri dipendenti.