Una nuova fabbrica di batterie sta per aprire in Europa

La nuova gigafactory di CALB da 2 miliardi sorgerà a Sines, Portogallo, strategicamente posizionata vicino al mare e a un importante hub ferroviario

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a cura di Tommaso Marcoli

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Nel panorama dell'industria europea delle batterie per veicoli elettrici si sta delineando una nuova geografia produttiva, con il Portogallo che emerge prepotentemente come destinazione privilegiata per i colossi asiatici. Il gigante cinese CALB, uno dei principali concorrenti di CATL, ha recentemente annunciato un investimento di 2 miliardi di euro per la costruzione di un impianto produttivo a Sines, cittadina portuale portoghese. Questa mossa si inserisce in un contesto continentale in evoluzione, dove le cosiddette "gigafactory" stanno ridisegnando il tessuto industriale europeo, tra successi, battute d'arresto e riposizionamenti strategici che coinvolgono sia player internazionali che realtà locali.

La cittadina di Sines non è stata scelta a caso da CALB. Il suo porto commerciale, uno degli snodi marittimi più importanti della costa atlantica, combinato con un'estesa rete ferroviaria, rappresenta un vantaggio logistico decisivo per la distribuzione a livello europeo e globale. L'azienda cinese aveva inizialmente considerato anche Algeciras, in Spagna, ma diversi fattori hanno fatto pendere la bilancia verso il territorio lusitano.

Tra gli elementi determinanti figurano le consolidate relazioni diplomatiche tra Lisbona e Pechino, che hanno facilitato il dialogo istituzionale, e la presenza nel sottosuolo portoghese delle più ricche riserve di litio d'Europa, componente essenziale per la produzione di batterie moderne. Non meno importante, il governo portoghese ha accolto con entusiasmo l'investimento, che promette la creazione di circa 1.800 nuovi posti di lavoro in un'area che cerca di reinventarsi economicamente.

Il piano industriale di CALB si inserisce in un mosaico produttivo europeo già articolato. Secondo i dati dell'Associazione Europea dei Costruttori di Automobili aggiornati all'agosto 2023, il continente ospita già 42 gigafactory operative, con una distribuzione geografica che vede la Germania in posizione dominante con 12 impianti, seguita da Francia e Spagna.

CATL, principale produttore mondiale di batterie e connazionale di CALB, ha già una presenza consolidata in Germania, dove sta completando l'impianto di Erfurt da 8 GWh, e sta sviluppando progetti in Ungheria e Spagna. La strategia dei produttori cinesi sembra chiara: presidiare direttamente il mercato europeo per evitare le limitazioni imposte dai dazi e dalle politiche commerciali protezionistiche che l'Unione Europea sta progressivamente implementando.

Non tutti i progetti annunciati negli ultimi anni stanno procedendo secondo i piani originari. La cinese Svolt, ad esempio, ha recentemente abbandonato i propri progetti di espansione in Germania, citando "una domanda di mercato inferiore alle aspettative". Questa battuta d'arresto evidenzia come il settore stia attraversando una fase di aggiustamento dopo l'iniziale entusiasmo, con una più attenta valutazione delle reali prospettive di crescita del mercato europeo dei veicoli elettrici.

Il rallentamento delle vendite di auto elettriche in alcuni mercati europei, l'incertezza normativa e gli alti costi energetici rappresentano sfide significative per chi deve pianificare investimenti miliardari. In questo contesto, la scelta di CALB di puntare sul Portogallo assume un valore ancora più simbolico: un voto di fiducia sul futuro dell'elettrificazione in Europa, nonostante le difficoltà del momento.

La crescita delle gigafactory in Europa sta procedendo a ritmi differenziati, con aree che accelerano e altre che faticano a concretizzare i progetti annunciati. In questo scenario, l'investimento portoghese di CALB rappresenta un segnale incoraggiante, soprattutto per i paesi dell'Europa meridionale che cercano di intercettare i flussi di investimento nel settore delle tecnologie verdi.

La competizione globale nel campo delle batterie resta tuttavia serrata, con gli Stati Uniti che attraggono ingenti capitali grazie all'Inflation Reduction Act e la Cina che mantiene la leadership tecnologica e produttiva. Per l'Europa, costruire una propria autonomia in questo settore strategico non è solo una questione industriale, ma una necessità geopolitica che richiederà ulteriori sforzi coordinati tra istituzioni, industria e ricerca nei prossimi anni.

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