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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea ha l'obiettivo ambizioso di azzerare dal 2050 (Vision Zero) il numero di vittime stradali, favorendo l'impiego di tecnologie nel settore automotive e stradale. Uno dei capisaldi normativi sarà legato all'aggiornamento della General Safety Regulation.

Il primo passo sarà quello di proporre entro 3 anni, per tutti i veicoli nuovi (con differenze fra auto, furgoni, camion e autobus), l'obbligo di montare 11 sistemi elettronici di sicurezza e ulteriori 4 dopo il 2021. Nel primo gruppo dovrebbero far parte la frenata d'emergenza avanzata, il sistema di mantenimento della corsia, il cruise control intelligente e il rilevamento di distrazione.

tecnlogia sicurezza UE

Tutte le tecnologie al vaglio

La lista completa comprende però anche il blocco avvio tramite alcool test, il rilevamento di sonnolenza, il registratore di dati per gli incidenti, il segnale di stop di emergenza, crash test per la protezione frontale completa dell'occupante e cinture di sicurezza migliorate, aumento dell'area di impatto della testa di pedoni e ciclisti e cristalli di sicurezza, cruise control intelligente, sistema di mantenimento della corsia, sistema di protezione per gli impatti laterali, telecamera posteriore o sensori di prossimità, sistema di monitoraggio pressione pneumatici, detenzione pedoni e sistemi di allerta perimetrali e visione diretta migliorata lato conducente. Inoltre i crash test diventeranno obbligatori per tutti i veicoli, anche alcuni tipi di SUV e furgoni che oggi godono di esenzione.

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La Commissione UE stima che l'introduzione di queste novità possa salvare circa 7300 vite ed evitare 38.900 feriti gravi tra il 2020 e il 2030. Da ricordare infatti che ogni anno le morti sulle strade europee sono più di 20mila; nel 2017 sono state 25.300 e i feriti gravi ben 135mila.

Bruxelles sostiene che l'introduzione di queste nuove tecnologie avranno un ridotto impatto sui costi dei veicoli, ma consentiranno benefici sociali stimati in 73 miliardi di euro.

Al solito questo progetto dovrà confrontarsi con non pochi ostacoli. Il primo sarà legato alla pressione delle lobby industriali per ritardare l'applicazione degli obblighi. In secondo luogo bisogna considerare che nel 2019 vi saranno le nuove elezioni per la Commissione e il Parlamento, con tutte le conseguenze politiche del caso. Insomma, c'è tempo.

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