Tesla interrompe gli ordini di Model S e X in Cina per i dazi

Tesla interrompe gli ordini di Model S e Model X in Cina, bloccando temporaneamente la distribuzione dei suoi veicoli elettrici di punta

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a cura di Tommaso Marcoli

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La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sta mietendo le sue prime vittime nel settore dei veicoli elettrici. Tesla ha interrotto improvvisamente la possibilità di ordinare i suoi modelli di punta, Model S e Model X, sul mercato cinese. Una decisione che arriva come risposta diretta all'escalation tariffaria tra le due potenze economiche, con la Cina che ha imposto dazi dell'84% sui beni statunitensi, incluse le automobili, in risposta alle tariffe del 145% applicate dall'amministrazione americana sui prodotti cinesi.

Per comprendere la portata di questa mossa, occorre analizzare il modello di business di Tesla in Cina. La casa automobilistica di Elon Musk produce localmente, presso la Gigafactory di Shanghai, i modelli più economici della sua gamma - Model 3 e Model Y - sia per il mercato interno che per alcune esportazioni. Al contrario, Model S e Model X vengono fabbricati esclusivamente nello stabilimento di Fremont, in California, e poi importati in Cina. Con l'imposizione dei nuovi dazi, il costo di questi veicoli di lusso importati dagli Stati Uniti sarebbe quasi raddoppiato, rendendo di fatto insostenibile la loro commercializzazione. La decisione di Tesla è arrivata nel cuore della notte, quando l'azienda ha disattivato i configuratori online per Model S e Model X sul sito cinese, impedendo ai clienti di effettuare nuovi ordini.

In termini di numeri, l'impatto immediato potrebbe sembrare limitato: Tesla ha consegnato poco più di 2.000 veicoli Model S e Model X in Cina nel 2024, generando un fatturato stimato di circa 170 milioni di dollari. Tuttavia, questi modelli rappresentavano una fonte importante di profitto in un mercato dove la competizione sui prezzi è sempre più agguerrita. Un controllo rapido dell'inventario rivela che Tesla sta ancora vendendo i veicoli già presenti in Cina, ma le scorte di nuovi Model S sono molto basse e quelle di Model X praticamente inesistenti. Questo suggerisce che l'azienda si stava già preparando a questo scenario, riducendo progressivamente l'importazione di questi modelli premium.

Il paradosso della situazione è che, sebbene Model S e Model X rappresentino solo una piccola percentuale delle vendite di Tesla in Cina, sono modelli ad alto margine di profitto. Al contrario, il 90% dei veicoli che Tesla consegna nel paese asiatico sono Model 3 e Model Y a trazione posteriore (RWD), veicoli a basso margine che l'azienda deve supportare con finanziamenti a tasso zero per riuscire a venderli, realizzando poco o nessun profitto.

Preoccupazioni per il futuro della presenza Tesla in Cina

Le implicazioni di questa guerra commerciale per Tesla vanno ben oltre la semplice cessazione delle vendite di due modelli. Le preoccupazioni maggiori riguardano i dazi sulle celle di batterie cinesi che entrano negli Stati Uniti, componenti essenziali per il business energetico di Tesla, in particolare per i prodotti Megapack e Powerwall.

Inoltre, c'è il timore che i consumatori cinesi possano allontanarsi dai marchi americani come forma di ritorsione economica o spinti dal sentimento nazionalistico. Se le tensioni commerciali dovessero intensificarsi ulteriormente, Tesla potrebbe addirittura iniziare a preoccuparsi dello status della sua fabbrica di Shanghai, una rara eccezione nel panorama automobilistico cinese essendo interamente di proprietà di un'azienda straniera.

La situazione attuale rappresenta un campanello d'allarme per tutte le case automobilistiche internazionali con interessi in Cina e negli Stati Uniti. In un settore già caratterizzato da margini ridotti e concorrenza feroce, l'incertezza geopolitica aggiunge un ulteriore livello di complessità alle strategie globali dei produttori di veicoli elettrici.

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