La futura Gigafactory che il numero uno di Tesla ha deciso di far costruire nei pressi di Berlino è stata più volte protagonista di colpi di scena e conseguenti ritardi, ma a che punto sono realmente i lavori? Partiamo ribadendo che sarà il primo polo in Europa del costruttore americano ma la strada verso la realizzazione del sito sembra essere più ardua del previsto se consideriamo che già il primo luglio si sarebbe dovuta celebrare l’apertura.
Nonostante Tesla sembrava correre spedita verso la realizzazione della sua prima fabbrica europea, sono ormai diversi gli stop a cui la società ha dovuto far fronte e che faranno inevitabilmente scalare l’inaugurazione alla fine del 2021, se non addirittura all’inizio del 2022.
Dalle proteste degli ambientalisti mosse per timore di perdere acqua, fauna locale e soprattutto tranquillità, alla sentenza del tribunale amministrativo superiore della regione di Berlino-Brandeburgo che impediva alla società californiana di Elon Musk di disboscare l'area dove vivono le specie protette. Lo scorso febbraio, infatti, l'Alta Corte Amministrativa di Berlino-Brandeburgo ha emesso un'ordinanza per bloccare le attività di bonifica condotte dalla società nell'area boschiva ai margini del parco industriale Freienbrink di Gruenheide.
L'ultimo spiacevole inconveniente che Tesla ha dovuto affrontare per la sua Gigafactory risale al 25 maggio quando a causa di un incendio scoppiato nelle immediate vicinanze della fabbrica di Grünheide sono stati bruciati alcuni cavi elettrici e una parte di bosco a circa 500 metri dall’area del cantiere dove si stanno realizzando le strutture produttive dello stabilimento.
I lavori di completamento della fabbrica della casa automobilistica di Palo Alto hanno dunque più volte visto posticipare la loro fine. Non a caso, la recente denuncia da parte degli ambientalisti accusa la casa automobilistica Tesla di non aver sufficientemente chiarito quali saranno le precauzioni che prenderà per impedire la fuoriuscita di gas altamente inquinanti dalla fabbrica. Tuttavia, i gruppi ambientalisti puntano il dito contro la decisione di Tesla di modificare i propri piani per la costruzione di un apposito hub per la produzione di celle per le batterie, pur non avendo ottenuto il permesso.
Il fatto che Tesla abbia dunque aggiunto dei siti per la produzione di batterie ha costretto la stessa società a chiedere nuovi permessi, seguiti dalle proteste delle associazioni ambientaliste.
Centinaia di ettari di foresta saranno rasi al suolo per fare spazio alle infrastrutture della Gigafactory. Ma questo stabilimento invaderà un bacino idrico: è un vero e proprio crimine contro l’ambiente, ha spiegato a Reuters Manuela Hoyer, attivista locale.
Non dimentichiamo che una volta a regime la Gigafactory darà lavoro a 12.000 persone e produrrà mezzo milione di auto all’anno, ma solamente dopo un attenta analisi dei documenti depositati dalla società, il 13 settembre l’agenzia ambientale deciderà se tenere un’udienza pubblica per poi prendere una decisione definitiva sul futuro dello stabilimento.
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