Molti conducenti di veicoli elettrici (EV) continuano a seguire abitudini ereditate dalle auto a benzina quando ricaricano i loro EV, ma ciò porta a tempo sprecato, disagio e ansia da autonomia, secondo un nuovo studio.
I professori Frances Sprei dell'Università di Chalmers in Svezia e Willett Kempton dell'Università del Delaware negli Stati Uniti hanno intervistato molti guidatori di EV sia in Svezia sia negli Stati Uniti, e hanno scoperto abitudini e idee inaspettate sul tema della ricarica.
Il loro studio, intitolato Mental models guide electric vehicle charging (Modelli mentali guidano la ricarica dei veicoli elettrici) ha rilevato che molti conducenti di EV, sia inesperti che con mesi di esperienza, utilizzano un "modello di monitoraggio" nella loro mente: osservano il livello di carica della batteria durante la guida e, quando è basso, si dirigono verso una stazione di ricarica EV per rifornirsi.
Che è più o meno quello che facciamo tutti con l’auto a benzina, quindi siamo di fronte a un’abitudine precedente applicata a una nuova situazione. Qualcosa che sarebbe meglio non fare. Altri guidatori di EV più esperti invece sembrano applicare un modello con “eventi di attivazione”. Vale a dire che mettono l’auto in carica ogni volta si verifica un evento favorevole: tipicamente è quando si torna a casa e l’auto resterà ferma per alcune ore, ma a volte è anche il momento della spesa settimanale o altre situazioni meno ovvie.
I guidatori con questo modello mentale “a eventi di attivazione” non devono prendere decisioni basate sulla carica residua e, pare, riescono a vivere più serenamente la loro nuova vita con un’auto elettrica. Facendo così può senz'altro capitare di collegare il cavo quando non ce ne sarebbe bisogno, perché magari la carica residua è ancora abbondante; ma si previene anche quella situazione in cui la batteria comincia a essere scarica e non si ha modo di fermarsi abbastanza a lungo.
Questa ricerca in qualche modo conferma ciò che già sapevamo: il maggiore ostacolo nel passaggio all’auto elettrica non è di natura economica né pratica, ma è soprattutto una questione di cambiare abitudini esistenti e molto radicate. Alcuni ci riescono più facilmente di altri, ma alla lunga forse ce la faremo tutti.