Un chiaro esempio, senza andare troppo indietro con gli anni, è rappresentato dalla Toyota Mirai, la berlina a idrogeno di Toyota, che nella sua forma “prototipale” integrava degli specchietti estremamente contenuti; elementi che, in ciclo di produzione, hanno preso una forma decisamente più comune e vicina a quelle che possono essere le misure più convenzionali. Spostandoci su una vettura decisamente più recente potremmo parlarvi di Alfa Romeo Tonale e la differenza la riportiamo direttamente di seguito:
Insomma, dopo aver vinto la guerra delle ruote assurdamente giganti su qualsiasi vettura di ogni calibro, ora è il turno degli specchietti retrovisori laterali che potrebbero perdere la loro parte “riflettente”. Oltre a renderli delle stesse dimensioni di un’unghia, alcuni designer insieme agli ingegneri hanno ipotizzato, ormai da qualche anno in verità, la possibilità di installare specchietti completamente digitali con display OLED interni.
Audi e Lexus, come ormai altri brand, hanno in commercio soluzioni di questo tipo in grado di sostituire interamente il famoso vetro riflettente in uso da oltre 100 anni.
Storia degli specchietti
Ma quando nascono gli specchietti laterali retrovisori? L’inventore dello specchietto retrovisore (centrale) è considerato il pilota Ray Harroun che, nel 1911, vinse la 500 Miglia di Indianapolis a bordo di una vettura dotata di questo sconosciuto dispositivo. Mentre gli altri concorrenti ospitavano un meccanico a bordo per controllare il traffico alle loro spalle, Harroun installò uno specchietto direttamente sul cofano. Da allora, si passò rapidamente all’impiego su vetture stradali con l’obbligo di adozione da parte di tutte le case costruttrici.
Per trovare la prima auto dotata di retrovisori laterali, invece, bisogna correre fino agli anni ‘50-’60 (purtroppo le referenze in merito non sono chiarissime tra brevetti e reali impieghi), quando furono installati i primi specchietti su montanti, ruote di scorta, modanature del cofano etc. Successivamente furono posizionati dove ormai siamo abituati a trovarli, passando rapidamente da soluzioni completamente manuali a dispositivi più che sofisticati capaci di integrare movimenti elettronici, indicatori di svolta, sensori di prossimità e di luminosità e molto altro.
Nel 2016, in occasione della 24 Ore di Le Mans, Audi provò a bordo di una R18 TDI il primo specchietto digitale e da allora sono diventati gradualmente più sofisticati e adottati.
Come funzionano gli specchietti digitali
Prima di tutto, come funzionano? Se non fosse ancora chiaro, il principio di base per gli specchietti retrovisori laterali digitali è molto semplice. Sono presenti delle telecamere montate direttamente in un alloggiamento sulla portiera o sul montante anteriore in una posizione simile agli specchietti laterali convenzionali. Queste trasmettono un flusso video direttamente sui display interni dell’auto, generalmente posizionati sui montanti interni o nel sottoporta.
Per evitare che il sistema venga danneggiato da detriti o dal ghiaccio, l’obiettivo della telecamera è arretrato o in profondità; in alcune vetture è riscaldato mentre su altri modelli, come sulla Honda e, beneficia di un rivestimento idrorepellente.
Specchietti digitali sulle auto
Come accennato, questi dispositivi sono ormai più che realtà sebbene in alcuni paesi non siano ancora ufficialmente omologati; negli Stati Uniti, ad esempio, l’utilizzo è ancora vietato dalla National Highway Traffic Safety nonostante le numerose petizioni presentare dai costruttori di auto. Nei documenti, le case automobilistiche hanno riportato e dimostrato che gli specchietti laterali convenzionali aumentano la resistenza aerodinamica complessiva di un veicolo dal 2 al 7%; una riduzione del 10 percento della resistenza, migliorerebbe il risparmio di carburante di circa il 3,2 percento.
Ma come mai questa limitazione in America dove, per assurdo, è possibile utilizzare il volante Yoke di Tesla senza alcun problema? Per una anacronistica legge che stabilisce il raggio di curvatura medio di uno specchietto che, in quelli digitali, sarebbe completamente differente. Le ruote della burocrazia purtroppo sono lente un po’ in tutto il mondo e nonostante le numerose rimostranze da parte dei costruttori al momento tutto tace.
Nonostante questi dati e il fatto che uno specchietto digitale offra comunque un campo visivo ben più definito, in America non è possibile configurare un’Audi e-Tron S con il pacchetto “specchietti retrovisori esterni virtuali” da oltre 2.000 euro. Discorso del tutto analogo per la berlina di lusso Lexus ES, che in Europa è acquistabile con l’accessorio “retrovisori esterni digitali” da 1.800 euro.
Di recente, anche Lotus ha deciso di adottare la medesima tecnologia (come optional, proprio per venire incontro anche agli acquirenti americani) sul SUV elettrico Eletre; a giudicare dalle prime immagini e da quello che abbiamo potuto osservare in occasione della presentazione a Milano, sembra che anche il marchio inglese abbia deciso di installare i display dei singoli specchietti sotto la linea degli occhi.
Anche Hyundai sembra essere interessata alla nuova tecnologia che cosente, con buone probabilità, a ridurre all'osso il coefficiente aerodinamico; su Ioniq 6, infatti, son stati installati come optional dei sofisticati specchietti digitali con freccia "Pixel" integrata. A differenza di Audi, il costruttore sud-coreano ha integrato i display OLED in una posizione superiore ma ci riserviamo di provare la vettura prima di condividere i nostri pensieri in merito.
Specchietti digitali sui camion
Chi macina, come il sottoscritto, chilometri e chilometri in autostrada avrà sicuramente notato i numerosi autoarticolati dotati di questi sofisticati sistemi; mentre sulle auto magari è più difficili scorgerli perché le dimensioni non cambiano più di tanto, sui camion la differenza è così abissale da essere notata anche da lunghe distanze.
A partire dal 2020, Mercedes ha deciso di sostituire i classici specchietti sui camion con un sistema digitale conosciuto con il nome di “MirrorCam” in grado di offrire numerosi vantaggi rispetto al vetro più classico. Installato sulla linea Actros, il sistema dispone di telecamere esterne posizionate sul tetto e display digitali direttamente incastonati sui montanti interni. Grazie a MirrorCam, l’autista beneficia di una visuale più libera che consente di limitare possibili angoli ciechi. MirrorCam, inoltre, ruota l’immagine della telecamera verso l’interno della curva affinché il conducente possa sempre vedere la parte finale del convoglio.
Si tratta di un valido sistema caratterizzato dalla presenza di telecamere ad alta definizione che garantiscono immagini nitide in qualsiasi contesto, anche in condizioni di poca luce. Naturalmente, al pari degli specchietti di ultima generazione più classici, non abbaglia mai il conducente anche in situazioni di chiaro-scuro o “sfanalate”. Mercedes non è naturalmente l’unico brand, di recente anche Man ha condiviso un sistema analogo conosciuto con il nome di Optiview installabile sulle serie TGX, TGS, TGL e TGM.
Pro e contro specchietti digitali retrovisori
Una delle maggiori sfide affrontate dagli autisti di autobus o dai conducenti di mezzi pesanti, in generale, è la visualizzazione di oggetti che sono al di fuori della visuale diretta del conducente. A tale scopo vengono utilizzati diversi tipi di specchietti retrovisori che, a seconda del tipo di veicolo, sono obbligatori o opzionali, come disciplinato dal regolamento europeo e dal nostro Codice della Strada.
Tra gli aspetti positivi, impossibile non evidenziare, soprattutto sui mezzi pesanti, la possibilità di eliminare quasi del tutto i punti ciechi, di avere una visibilità priva di riflessi e sporcizia e, infine, risparmiare sia sul carburante sia sulla manutenzione. Uno specchietto più compatto è difficile da urtare o colpire, come invece può accadere su quelli più tradizionali, anche richiudibili.
I contro? L’unico contro rilevabile, a nostro parere, è il costo di accesso; mentre sulle auto è necessario un esborso di circa 2.000 euro, sui mezzi pesanti la cifra può lievitare drasticamente.
La nostra esperienza
Alcuni mesi fa abbiamo avuto la possibilità di provare per qualche giorno una Audi e-Tron S Sportback, un SUV elettrico da circa 100mila euro. La vettura, super accessoriata, presentava anche le sopracitate telecamere laterali che, a nostro giudizio, sono apparse poco pratiche e intuitive.
Forse a causa del posizionamento dei display interni OLED, deputati a riprodurre le immagini delle telecamere, abbiamo riscontrato numerose difficoltà in un utilizzo naturale. La presenza di display sotto la linea degli occhi ci ha costretto ad abbassare costantemente lo sguardo e la definizione non ci ha permesso di capire fin da subito la profondità e il reale posizionamento degli ostacoli.
Un caso isolato? Serve più pratica? Probabilmente sì, ma al momento non abbiamo avuto la possibilità di approfondire l’argomento con nuove prove. Sicuramente un elemento migliorabile è la posizione stessa dei display; l’inserimento all’interno di un riquadro del cruscotto potrebbe sicuramente favorirne la fruibilità. In passato abbiamo avuto in prova il SUV Sorento plug-in di Kia che, in situazioni di svolta, abilitava una piccola telecamera che proiettava direttamente le immagini sulla strumentazione centrale; un’ottima soluzione!
Menzione quasi d'onore anche per lo specchietto digitale centrale che funziona analogamente a quelli laterali ed è disponibile sulle auto di grossa taglia, come il recente Land Rover Defender che abbiamo avuto in prova. A differenza di quelli laterali, quello centrale è inseribile in alternanza a quello analogico (ottico) classico lasciando quindi al conducente la più totale libertà. A nostro parere la riproduzione della scena in condizioni di forti contrasti chiaro/scuro o in situazioni di forti sorgenti luminose non è delle migliori, in quanto i flare e le aberrazioni presenti sono degne di nota. Sull'utilizzo non abbiamo riscontrato particolari difficoltà, lo specchietto è posizionato nella classica posizione e l'unica differenza è che cattura le immagini dalla camera immersa nella pinna superiore.
Innovazione necessaria?
Al momento siamo ancora incerti sulla reale necessità quanto meno sulle auto, il terreno che affrontiamo tutti i giorni con le nostre prove su strada. Ci sentiamo di consigliare questo costoso accessorio? Il suggerimento che ci sentiamo di fornirvi è quello di provare, magari in concessionaria, l’optional così da farvi una idea base di quello che potrebbe significare.