Se ripararsi l'auto da soli diventa un crimine

Ford denuncia una società per violazione di copyright. Il casus belli è un software diagnostico che usa dati della stessa Ford e protetti da diritto d'autore. La vicenda tiene alta l'attenzione sul dibattito in corso, incentrato proprio sul concetto di proprietà applicato all'auto nell'era digitale.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Riparare l'automobile è una questione di diritto d'autore, o almeno questo è ciò che lascia intendere la denuncia sporta da Ford nei confronti di Autel. Quest'ultima è una società che ha sviluppato un software diagnostico che interroga il computer dell'auto alla ricerca di problemi e pezzi da sostituire.

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Diamo un'aggiustatina?

La denuncia di Ford afferma che la lista di pezzi è protetta da copyright, e che Autel ha commesso una violazione estraendola dalla sua posizione crittografata nel software della stessa Ford. I dettagli non sono tutti chiari, "ma ciò che colpisce è che […] semplicemente accedere al codice è un crimine", commenta Russel Brandom su The Verge.

Torniamo quindi a parlare di come stia cambiando il concetto di proprietà anche in relazione all'automobile personale. Un oggetto di cui siamo sempre meno i proprietari e sempre più "utenti con licenza d'uso limitata", come avevamo suggerito qualche giorno fa parlando di un'iniziata portata avanti da General Motors e John Deere.

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I legislatori dovranno stabilire se e in che misura i produttori di auto possono imporre che nessuno tocchi il loro software – il che impedirebbe riparazioni fatte da meccanici non autorizzati dal produttore stesso. Ma è anche una questione di principio, per chi difende il diritto a manipolare i propri oggetti oggi come si faceva tanti anni fa su un carburatore.

Per queste persone il software dell'auto dovrebbe essere open source o comunque molto accessibile, così che tutti possano vedere cosa contiene e sfruttarlo come meglio credono. "I produttori di auto si oppongono a questa idea, e citano problemi di sicurezza e d'inquinamento", continua Brandom.

E hanno ragione, perché manipolare il software di un'auto moderna può renderla meno sicura e più inquinante. E inoltre ci sarebbe un problema di responsabilità, nel caso un'auto modificata provocasse un incidente a causa del software; il giudice dovrebbe decidere se la colpa è del produttore, della persona che ha modificato il software o del proprietario. "Ma il dibattito sta già sollevando domande fondamentali sulla proprietà nell'era digitale", fa notare ancora il reporter di The Verge.

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Pit Stop

Le Electronic Frontier Foundation (EFF) infatti ha proposto modifiche al Digital Millenium Copyright Act (DMCA), la legge statunitense che regola appunto il diritto di autore in ambito digitale, e che viene aggiornata ogni tre anni. La EFF vorrebbe che attività di diagnosi, riparazione e modifica dell'automobile rientrassero nei casi di fair use, quindi permesse senza problemi di copyright. Se tale proposta fosse accettata, allora l'azione di Autel non sarebbe illegale, né quella di un qualsiasi automobilista che volesse intervenire sulla propria auto.

D'altra parte è storia vecchia, visto che i produttori d'auto cercano da sempre di spingerci verso le officine autorizzate, e fanno il possibile per rendere sconveniente andare dal nostro meccanico di fiducia o fare da soli. Il salto di qualità, oggi, è che sta diventando illegale scegliere la strada alternativa.

In altre parole tra qualche tempo andare dal meccanico autorizzato potrebbe diventare un obbligo legale, o meglio diventerebbe una violazione rivolgersi a qualcuno che non ha il (costoso) software fornito dal produttore dell'auto. Si capisce facilmente come una situazione simile potrebbe aumentare le spese di gestione del veicolo stesso, soprattutto dopo la scadenza della garanzia. "La tendenza generale è chiara: le automobili stanno diventando meno accessibili e più opache" commenta Brandom.  

Saetta McQueen
Copyright? Ta-chaan

Non è un dilemma semplice da risolvere, ma secondo Mike Tinksey di Ford la soluzione è lasciare accessibili solo alcune parti dell'auto, come per esempio quelle del software multimediale. Così nel peggiore dei casi non sarà più possibile riprodurre file MP3, mentre sarebbe troppo rischioso – ad esempio – permettere modifiche al software che gestisce la trasmissione o il differenziale.

Infine, vale la pena notare che questa vicenda è squisitamente statunitense. Brevettare un software in Europa e in Italia non è semplice come negli Stati Uniti, e denunciare Autel avrebbe richiesto qualche sforzo in più. Vi basta come consolazione?

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