Qualche giorno fa il marchio Renault ha svelato al mondo la nuova Renault 5, che tornerà sul mercato in una nuova versione completamente elettrica: secondo quanto afferma la compagnia, la nuova R5 sarà proposta a un prezzo di mercato inferiore ai 30,000 euro, cifra che - grazie agli incentivi statali che possono arrivare fino a 10,000 euro – potrebbe scendere sotto ai 20,000 euro, mettendola in vantaggio sulla concorrenza.
Ma come farà Renault a portare la R5 sul mercato a un prezzo di partenza inferiore ai 30,000 euro? Lo farà cambiando il tipo di batteria utilizzato, sostituendo le costose batterie di tipo NCM (nichel-manganese-cobalto) con batterie di tipo LFP (litio-ferro-fosfato) che permettono di portare il costo delle batterie sotto alla soglia del 30% dell’intero costo di produzione. Solo qualche anno fa, le batterie pesavano per più del 50% del costo di produzione complessivo, per cui si tratta di un traguardo molto importante.
Questo tipo di batterie è già utilizzato da altri produttori, come Tesla che le usa sui modelli di Model 3 prodotti in Cina, o Volkswagen che sta pensando di installarle sulle nuove ID.3, ID.4, Skoda Enyaq e Audi Q4 e-tron. L’obiettivo è uno soltanto, quello di risparmiare soldi sulla produzione così da poter abbassare il prezzo di vendita e favorire la diffusione delle auto elettriche.
Sotto al cappello della sigla E-Tech, Renault ha in programma di raggruppare tutti i modelli elettrici, ibridi e plug-in, così da fare più chiarezza sulla sua gamma che ad oggi conta 8 modelli tra elettrici puri e ibridi. Questa scelta deriva anche dai risultati della ricerca Ipsos condotta per conto di Renault, le cui conclusioni sono abbastanza evidenti: più del 50% degli intervistati ha intenzione di comprare un’auto elettrica in futuro, e quasi il 40% lo prenderà in considerazione per l’acquisto della prossima auto.
Renault, così come Fiat con la sua 500e e Tesla con il suo modello economico di cui tanto si parla, dovrà farsi trovare pronta; ad oggi il cambiamento verso l’elettrico è ancora lento e difficoltoso, ma è solo questione di tempo prima che – anche grazie al supporto previsto a livello governativo un po’ in tutta Europa – ci sia un cambio di rotta evidente.