Nel panorama della mobilità sostenibile, un'innovazione silenziosa ma significativa sta prendendo piede: le biciclette elettriche alimentate a idrogeno. Mentre il dibattito sulle batterie al litio continua tra preoccupazioni ambientali e limiti tecnologici, l'idrogeno "verde" si propone come soluzione alternativa per i piccoli motori elettrici. La Hyryd Sport Bike 1.0, prodotta dall'azienda svizzera Hyryd e distribuita in Italia da Remoove, rappresenta uno dei primi esempi concreti di questa tecnologia accessibile al consumatore finale, combinando prestazioni interessanti con un sistema di ricarica radicalmente diverso dal tradizionale collegamento alla presa elettrica.
Il cuore tecnologico della Hyryd Sport Bike 1.0 è una cella a combustibile da 300 W che alimenta un motore situato nel mozzo posteriore capace di sviluppare 180 W a 36 V. Il principio di funzionamento è elegante nella sua semplicità: la cella converte l'idrogeno direttamente in energia elettrica, eliminando completamente la necessità di accumulatori al litio. Questa conversione produce come unico "scarto" del vapore acqueo, rendendo il sistema estremamente pulito dal punto di vista ambientale.
La bicicletta non rinuncia alle caratteristiche ciclistiche di qualità, offrendo un telaio in alluminio, una forcella ammortizzata per assorbire le asperità del terreno, una trasmissione Shimano a 7 rapporti e freni a disco per un controllo ottimale. Il peso complessivo si attesta sui 23,5 kg, valore nella media per una bici elettrica di questa categoria, nonostante l'innovativo sistema di alimentazione.
Un elemento distintivo della proposta Hyryd è il sistema di rifornimento. Contrariamente alle e-bike tradizionali che richiedono ore di collegamento alla presa elettrica, questa bicicletta utilizza cartucce portatili simili a bottiglie che contengono l'idrogeno necessario. La sostituzione di una cartuccia esaurita con una piena richiede meno di 10 secondi, offrendo un'autonomia dichiarata tra i 50 e i 60 chilometri con 20 grammi di idrogeno. Questo approccio risolve uno dei principali svantaggi delle bici elettriche: i tempi di ricarica.
Produzione domestica dell'idrogeno: la vera innovazione
Il vero elemento dirompente dell'ecosistema Hyryd è la possibilità di produrre autonomamente l'idrogeno necessario. L'azienda ha sviluppato un generatore domestico che, attraverso il processo di elettrolisi, trasforma circa 200 ml di acqua pura in 20 grammi di idrogeno nell'arco di 5 ore. Se alimentato con energia proveniente da fonti rinnovabili, come pannelli fotovoltaici, questo sistema può garantire un risparmio operativo stimato intorno al 40% rispetto alle biciclette elettriche con batterie al litio tradizionali.
Il generatore funge anche da stazione di ricarica per le cartucce, creando un sistema circolare che permette all'utente di essere quasi completamente autonomo nel ciclo energetico. È questa caratteristica che rende il concetto Hyryd particolarmente interessante in un'ottica di sostenibilità a lungo termine: l'idrogeno diventa veramente "verde" solo quando è prodotto utilizzando energia rinnovabile.
La sostenibilità di questo approccio va oltre il semplice utilizzo quotidiano. L'assenza di batterie al litio elimina le problematiche legate all'estrazione dei materiali necessari per produrle e la gestione del loro fine vita, aspetti sempre più critici con la diffusione massiccia della mobilità elettrica. Inoltre, a differenza delle batterie che perdono capacità nel tempo, le celle a combustibile mantengono prestazioni costanti durante tutta la loro vita utile.
Il costo dell'innovazione
Come spesso accade con le tecnologie pionieristiche, l'ostacolo principale all'adozione di massa è rappresentato dal prezzo iniziale. La Hyryd Sport Bike 1.0 è commercializzata in Italia a 4.853 euro più IVA, arrivando quindi a 5.921 euro per il consumatore finale. Il generatore/distributore domestico ha un costo aggiuntivo di 3.010 euro più IVA (3.672 euro IVA inclusa), portando l'investimento complessivo per l'intero sistema a 9.593 euro.
Si tratta di una cifra considerevole rispetto alle e-bike tradizionali, anche di fascia alta, ma rappresenta un investimento in una tecnologia che potrebbe rivelarsi vantaggiosa nel lungo periodo, specialmente in combinazione con sistemi domestici di produzione energetica rinnovabile. Il risparmio stimato del 40% sui costi operativi potrebbe giustificare l'investimento iniziale per utenti che utilizzano intensivamente la bicicletta.
La Hyryd Sport Bike 1.0 rappresenta quindi un'interessante finestra sul futuro della mobilità leggera, dove l'idrogeno potrebbe affiancarsi alle batterie tradizionali offrendo vantaggi in termini di tempi di ricarica, longevità e impatto ambientale complessivo. La vera sfida sarà rendere questa tecnologia accessibile a un pubblico più ampio, attraverso economie di scala che potrebbero ridurre sensibilmente i costi di produzione nei prossimi anni.
Mi vengono però in mente alcuni punti sfavore:
1. Vero, la ricarica è lenta tramite corrente ma posso comunque attaccarla ovunque.
2. Devo utilizzare uno strumento per produrre l'idrogeno che comunque consuma corrente.
Al momento non è per nulla accessibile però l'idea è buona, speriamo in un largo impiego da più aziende.
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